Francia, proteste e disordini: “Blocchiamo tutto”

Circa 29mila persone sono scese in piazza oggi, 10 settembre, in tutta la Francia per la giornata di proteste scoppiata in questi giorni. Blocchiamo tutto, il movimento 10 settembre è il responsabile del caos nella capitale francese. Strade bloccate, negozianti costretti a barricarsi nelle proprie attività, manifestazioni e scuole chiuse: è la protesta del movimento “Blocchiamo Tutto”, indetta per esprimere la rabbia sociale nel mezzo di una crisi politica in cui da settimane è piombata la Francia con il governo sfiduciato dal Parlamento dopo l’annunciata manovra finanziaria “lacrime e sangue”.
Protagonisti della manifestazione anche gli studenti che hanno fatto proprio lo slogan “Tassate i ricchi”. Molti negozianti hanno barricato le proprie attività con pannelli di legno per timore di attacchi vandalici e saccheggi. Tra gli altri leit motiv dei manifestanti anche slogan pro Palestina. Nel mirino delle proteste anche l’azienda Eurolinks, con sede a Marsiglia, oggetto di una denuncia da parte della Lega per i diritti umani per complicità in crimini contro l’umanità nell’ambito del conflitto israelo-palestinese. L’azienda fornisce componenti militari e maglie per mitragliatrici a un’importante azienda di armi israeliana.
Nella giornata di ieri, numerosi sono stati gli incidenti e i tafferugli in tutto il Paese fra manifestanti e polizia. Di queste 34 sono state fermate e 199 le persone identificate a Parigi e nel suo hinterland. La causa scatenante della protesta è, però, il fallimento del macronismo: La mobilitazione cittadina “Blocchiamo Tutto” si è verificata, infatti, poche ore dopo la nomina alla carica di primo ministro di Sebastien Lecornu, al posto di Bayrou. Lecornu intende proseguire oggi le ‘consultazioni’ avviate ieri. L’ex premier Gabriel Attal sara’ ricevuto all’Hotel de Matignon nel primo pomeriggio, dopo il passaggio di consegne con Francois Bayrou, hanno fatto sapere fonti vicine a Lecornu, sottolineando il “desiderio” del neo-premier di “desiderio di non perdere tempo”. Tuttavia è alto il malcontento contro il presidente Macron: oltre 80 deputati hanno firmato una mozione per la destituzione del presidente della Repubblica depositata ieri all’Assemblea Nazionale. E tra otto giorni, il 18 settembre, è stata già indetta una mobilitazione sindacale nazionale.
A Parigi il Museo del Louvre ha annunciato che “a causa di un movimento sociale, alcune sale sono eccezionalmente chiuse”. Il Museo Delacroix invece è chiuso al pubblico. “I rimborsi dei biglietti saranno automatici”, riporta l’ente su X. A Marsiglia la situazione è ancora più calda. I manifestanti, secondo i sindacati, sarebbero almeno 80mila. Verso mezzogiorno, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere un cordone che si era staccato dal corteo. Durante le proteste i manifestanti cantavano anche slogan in italiano: “Siamo tutti antifascisti”. A pochi chilometri di distanza, la prefettura ha chiesto la chiusura totale del centro commerciale Westfield di Châtelet les Halles: gli agenti sono entrati in contatto con i manifestanti. Durante i tafferugli, probabilmente a causa di un petardo, la tenda di un ristorante ha preso fuoco. Le fiamme si sono propagate a buona parte del locale e al palazzo sovrastante.
Nel suo primo giorno da premier, nel cortile di palazzo Matignon, sede del governo, Lecornu ha ringraziato Bayrou per il suo “coraggio”, per aver resistito quasi 9 mesi. Poi si è rivolto ai francesi impegnandosi a “rompere” con il passato, nel “metodo” ma anche “nella sostanza”, assicurando che non esistono “percorsi impossibili” per uscire dalla crisi politica. E ha concluso con un ottimistico “Ce la faremo”, rivolto ai connazionali. Lo ha preso sul serio Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National (Rn) che ha annunciato che il partito “non lo sfiducerà subito”. Ma che aspetta di vedere dal nuovo premier la prima “rottura” con il passato.