Israele: Netanyahu dice si all’occupazione di Gaza

Sul fronte israelo-palestinese sembra non esserci più spazio per la mediazione. Nella notte, dopo più di dieci ore di consiglio, è arrivata una notizia che potrebbe segnare un punto di non ritorno per la striscia di Gaza. Il governo israeliano ha approvato la proposta avanzata dal primo ministro Benjamin Netanyahu. La città di Gaza verrà occupata militarmente.
L’annuncio ufficiale è arrivato intorno alle 3:00, confermando voci che già circolavano sui media israeliani e internazionali. Il piano è stato descritto come definitivo e prevede lo svuotamento completo della città di Gaza entro il 7 ottobre 2025. Ai civili sarà ordinato di evacuare verso zone designate come “sicure” mentre le Forze di Difesa Israeliane entreranno nella città.
Gli obiettivi del piano
Secondo quanto comunicato dal governo, l’operazione punta a rimuovere in modo definitivo la presenza militare di Hamas dalla Striscia. Il disarmo totale del gruppo islamista, la liberazione degli ostaggi, il blocco di ogni futura attività armata e l’instaurazione di una nuova autorità civile sono i punti fondamentali di un piano che mira a trasformare radicalmente il volto della Striscia. Netanyahu ha ribadito che Israele non intende annettere Gaza, ma ha precisato che il controllo della sicurezza resterà in mano israeliana fino a quando la regione non sarà considerata stabilizzata. Per il premier israeliano l’obiettivo è solo uno. “Liberare Gaza da Hamas” per poi affidarla a “forze arabe capaci di amministrarla in modo responsabile”.
La risposta di Hamas
La reazione di Hamas non si è fatta certo attendere. Secondo l’organizzazione politico-militare palestinese, l’annuncio non sarebbe altro che un tentativo di sabotare i negoziati per la liberazione degli ostaggi. Le parole di Netanyahu, infatti, non farebbero altro che smascherare le vere intenzioni del governo israeliano che avrebbe volutamente interrotto il dialogo proprio nel momento in cui si era vicini a un’intesa. In una nota ufficiale, poi, Hamas ha avvertito che l’espansione delle operazioni militari porterà a un conflitto ancora più violento, affermando che “il prezzo sarà alto e doloroso”.
Non un consenso unanime
Le perplessità non arrivano solo da Gaza. All’interno dello stesso gabinetto di sicurezza israeliano, il piano non ha trovato un consenso unanime. Il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Eyal Zamir, ha espresso forti riserve, sottolineando che un’operazione di questo tipo potrebbe mettere in pericolo la vita degli ostaggi. Zamir ha avvertito i ministri che non esiste alcun modo per garantire la loro incolumità durante l’assalto e ha aggiunto che l’espansione del conflitto rischia di comportare perdite significative tra i soldati israeliani, oltre a conseguenze gravi sul piano umanitario e sanitario.
Voci dall’occidente
Anche le reazioni della comunità internazionale sono apparse alquanto contrariate dalle decisioni prese durante la notte. Le Nazioni Unite hanno chiesto ufficialmente a Israele di ritirare il piano di occupazione, definendolo contrario al diritto internazionale e potenzialmente disastroso per la popolazione civile. Dal regno Unito, poi, il premier Keir Starmer ha dichiarato che il piano israeliano è “sbagliato” e che dovrebbe essere rivisto. “Non contribuirà in alcun modo alla fine del conflitto, né al rilascio degli ostaggi, ma porterà solo a un ulteriore spargimento di sangue”.
La situazione a Gaza si fa sempre più complicata. Se il piano di Israele si confermasse definitivo milioni di persone dovranno prepararsi a lasciare le loro case e la loro terra. Il punto di non ritorno appare sempre più vicino e ora l’attenzione della comunità internazionale dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla protezione dei civili, che restano le vittime più esposte e vulnerabili di questo conflitto.