Musk e Trump: il divorzio dell’anno

Sembravano inseparabili, e invece no. Ieri, l’unione Trump-Musk è giunta al capolinea. La notizia arriva direttamente da X(ex Twitter), dal profilo dell’imprenditore miliardario, proprietario di Tesla e SpaceX. Elon Musk non sarà più a capo del DOGE, il Dipartimento per l’efficienza del governo degli Stati Uniti. Un ruolo che era stato realizzato su misura per lui dal presidente Donald Trump e che gli attribuiva la qualifica di “impiegato speciale del governo”.
L’incarico di Musk presso la Casa Bianca ha una durata massima di 130 giorni all’anno e sarebbe dovuto scadere il 30 maggio. Il miliardario, però, ha anticipato il termine, prendendo le distanze dalla politica – “vi ho trascorso un po’ troppo tempo”. La scelta – nel cassetto ormai da un po’ – è dettata dalla necessità di dedicarsi maggiormente alle sue aziende. Recentemente l’impero Musk ha subito grossi danni di reputazione, legati anche, al suo coinvolgimento in politica.
All’amara decisione si aggiunge la crescente impopolarità del magnate all’interno del governo statunitense e fra gli elettori del suo stesso partito. E quanto il DOGE abbia brillato per la sua inefficacia. Oltre ai bruschi licenziamenti di migliaia di dipendenti federali – licenziamenti spesso bloccati dai giudici – il secondo e unico grande risultato del Dipartimento è stato lo smantellato l’USAID, l’agenzia statunitense di aiuti umanitari.
Da qui la domanda: Musk ha chiuso per sempre con la politica? Il suo attacco diretto al “Big, beautiful bill”, il nuovo maxi pacchetto fiscale da quasi 4 miliardi voluto da Trump la dice lunga sui suoi progetti futuri. Nonostante il suo messaggio di divorzio dall’attuale amministrazione si chiuda con un ringraziamento speciale al presidente Donald Trump, la manovra fiscale appena varata non lascia spazio a simpatie.
“Aumenta il deficit e mette a rischio il lavoro del Dipartimento per l’Efficienza del governo” ha sostenuto l’imprenditore in riferimento al “Big, beautiful act”. Sebbene la nuova legge di bilancio aumenti i fondi per la difesa, per il controllo delle frontiere, introduce anche significativi tagli. Tagli che oltre a ostacolare il lavoro del DOGE, hanno a che fare con gli interessi dello stesso Musk.
In particolare i tagli riguarderebbero – tra le altre cose – gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche e agli investimenti in rinnovabili. Un danno significativo per Tesla, le cui vendite sono già in fortemente calo così come il suo utile, crollato del 71% nel primo trimestre.
Pur ammettendo che il suo lavoro al Doge non è terminato, il miliardario sta guardando avanti, verso il proprio impero. Che al momento sembrerebbe avere più bisogno di Musk, quanto non ne abbia Trump. E conclude: “La missione del Doge non farà che rafforzarsi nel tempo, diventando uno stile di vita nel governo”.