Germania, si va verso Große Koalition tra CDU e SPD

L’esito delle elezioni federali tedesche va verso una Große Koalition tra il partito vincitore democristiano CDU/CSU e i socialisti della SPD. Il cancelliere in pectore Friedrich Merz ha dichiarato di puntare alla formazione di un governo in tempi brevi: “Vogliamo formare presto un governo in grado di agire e avviare i colloqui con l’SPD in questo senso per avere entro Pasqua il nuovo esecutivo […]. Abbiamo un chiaro mandato e costruiremo una Grosse Koalition […] E sono determinato a colloqui costruttivi e veloci con l’SPD. Come ho detto ieri sera il mondo non aspetta. La Germania ha bisogno di un governo in grado di agire”.
L’accordo di governo tra i due principali partiti in Germania si è già concretizzato numerose volte in passato, quindi non è certo una sorpresa che si torni a questa formula, soprattutto in chiave di contenimento nei confronti dell’estrema destra della AfD. Anche da un punto di vista aritmetico e pragmatico è la soluzione più semplice e diretta poiché è l’unico modo per raggiungere i 316 seggi necessari per governare al Bundestag. I cristiano-democratici hanno conquistato 208 seggi contro i 120 dei socialdemocratici, i 152 della AfD, gli 85 dei Verdi e i 64 della sinistra Die Linke. Anche sommando tutti i partiti di sinistra con i Verdi non si arriverebbe comunque alla maggioranza e l’unico modo per tenere fuori l’estrema destra dal governo è quindi una grande coalizione. Si è parlato anche di una eventuale partecipazione dei Verdi che aumenterebbe i seggi di vantaggio della maggioranza ma appare molto difficile una eventuale convergenza tra i cristiano-democratici e il partito ecologista.
La tradizione delle grandi coalizioni in Germania, a differenza che in Italia, è molto radicata fin dagli anni 60, quando fu formata per la prima volta nel 1966 con alla guida Kurt Georg Kiesinger. Si tratta di una formula che, in caso di assenza di una maggioranza chiara, ha come primo scopo quello di dare stabilità al governo attraverso dei compromessi da entrambe le parti e non è vista come il classico “inciucio” all’italiana. La stabilità dell’esecutivo per i tedeschi è un aspetto fondamentale, poiché dal loro punto di vista è una precondizione necessaria ai fini dell’efficienza del governo. Senza stabilità non può esserci efficienza e a rafforzare questo concetto vi è anche la procedura di sfiducia costruttiva scritta nella Costituzione Federale, ovvero in Germania non è possibile sfiduciare un governo se non si ha una maggioranza pronta in grado di per uno nuovo. Infatti le elezioni appena concluse hanno avuto luogo in seguito alla rinuncia del Cancelliere Olaf Scholz (SPD) che ha richiesto al Presidente della Repubblica, in accordo con gli altri partiti, di avviare elezioni anticipate in seguito all’uscita dal governo dei Liberali (FDP) che ha portato il governo in minoranza, e non in seguito ad una sfiducia del parlamento.
L’exploit di AfD ha fatto paura a molti nel paese, non solo a sinistra, e questo rafforza l’intesa di “cordone sanitario” degli altri partiti nei confronti dell’estrema destra. Questo è dovuto anche alla natura della CDU, che è si un partito di centro-destra, ma molto più sbilanciato verso il centro che a destra. Il partito diretto per anni da Angela Merkel, da Helmut Kohl e da Konrad Adenauer ha storicamente una forte impronta cristiana e soprattutto sociale, oltre che liberale, che è del tutto estranea alla AfD. Non si tratta quindi di un partito conservatore nel senso classico del termine, è molto più simile ad una Democrazia Cristiana che a un classico partito popolare europeo e ha un elettorato moderato che guarda con sospetto e sfiducia al populismo dell’estrema destra. Per questo una intesa con i socialdemocratici è più semplice rispetto ad altri paesi e proprio per questo ha già avuto luogo in numerose occasioni passate.
L’unica alternativa al governo di larghe intese è quella di nuove elezioni ma sarebbe un fallimento per tutti e alimenterebbe ancora l’estrema destra, rischiando di farle guadagnare ancora più voti da un mancato accordo tra i partiti tradizionali. Sarebbe anche uno choc poiché non è mai accaduto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che un mancato accordo di governo tra le parti sia conseguenza di nuove elezioni.
La costruzione di una grande coalizione è stata in passato anche oggetto di referendum interni. Nel febbraio 2018, in seguito ad un esito delle elezioni incerto alla fine del 2017, la SPD sottopose ai propri iscritti la decisione di partecipare ad un governo insieme alla CDU/CSU. Il risultato fu una vittoria del si ma la questione nel partito fu ampiamente dibattuta, con figure di spicco che si schierarono per il no. In quella occasione però non c’erano partiti di estrema destra all’orizzonte con percentuali pericolose quindi nel caso di oggi tutto spingerebbe ad un accordo molto rapido tra le segreterie dei due partiti senza passare dalla consultazione degli iscritti. Un eventuale referendum all’interno di uno dei partiti in questione, a giudicare dalle imponenti manifestazioni antifasciste e antinaziste che hanno avuto luogo negli ultimi mesi nelle maggiori città della Germania, costituirebbe solamente una formalità e avrebbe come risultato una approvazione molto ampia degli iscritti verso la formazione del governo.