Cannabis per scopi terapeutici: appello al Ministro Giovanardi
Lo scorso mese di ottobre vi avevamo parlato dell’Ospedale Ferrari di Casarano (Puglia) che aveva adottato per primo in Italia una particolare cura per la Sclerosi Multipla che ha fatto e sta ancora facendo discutere. Si tratta della somministrazione mensile di una dose di Bedrocan, un prodotto farmaceutico a base di cannabis, usato per alleviare il dolore neuropatico e che è stato somministrato a cinque pazienti affetti da Sclerosi Multipla dello stesso ospedale per oltre un anno con ottimi risultati.
Ricordiamo ai nostri lettori che l’uso della cannabis a fini terapeutici, secondo buona parte della comunità scientifica, è in gradi di apportare grandi benefici ai malati di Aids, Parkinson, epilessia, o come nel nostro caso Sclerosi Multipla.
Oggi torniamo a parlare dopo che uno di quei pazienti ci ha contattato per esporci la sua situazione, prima però va ricordato anche che l’uso della cannabis a fini terapeutici nel nostro paese è legale da oltre 11 anni in quanto autorizzato dal Testo unico sulle sostanze stupefacenti. Per poter utilizzare questo tipo di cure però, come l’iter burocratico è articolato e il più delle volte “ostacolante”. Da quanto previsto nell’articolo 2 del decreto ministeriale dell’11 febbraio 1997 che regola le “importazioni di specialità medicinali registrate all’estero”, il medico deve fare i conti con una rigida burocrazia, prima va redatta una richiesta d’importazione, alla quale va allegato il consenso del paziente, da consegnare ad una farmacia ospedaliera che dovrà a sua volta re-inoltrare la richiesta al ministero della Salute. A questo punto il ministero dovrebbe rilasciare una speciale autorizzazione, e solo allora la farmacia potrà contattare la casa produttrice ed attendere l’eventuale spedizione.
Torniamo a noi, a contattarci per aggiornaci su quanto sta accadendo all’Ospedale Ferrari di Casarano è stato Andrea Trisciuoglio che dopo essersi recato lo scorso 18 giugno assieme ad un nutrito gruppo di medici, pazienti e politici alla Camera dei Deputati per chiedere di modificare la legge Fini-Giovanardi (nella fattispecie l’articolo 73 che “punisce chiunque, per qualunque scopo, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope, senza la prescritta autorizzazione”) ci ha scritto per rivolgere una sua riflessione e raccontare la sua storia al Ministro Giovanardi:
“Gentile sig. Giovanardi, sono sicuro si ricorda di me: sono il paziente affetto da sclerosi multipla a cui il 29 giugno 2010 una pattuglia di carabinieri perquisiva l’ abitazione per aver comprato on-line semi di canapa. Cercavano droga ma trovarono solo flaconi finiti di bedrocan… ma se i carabinieri non hanno trovato nulla è solo perché ero l’unico paziente in Puglia ad avere legalmente la canapa. Ma se fossi stato uno dei tantissimi altri che non ce l’hanno fatta, la vicenda avrebbe preso tutt’altra piega. E sono venuti dopo avermi iscritto nel registro degli indagati per l’Art. 73 della legge che porta la sua firma. Vado a leggere cos’è questo art. 73 e vedo che parla di spaccio… esiste la presunzione di reato: compri semi, ergo coltivi, ergo spacci.
Il riscontro – popolare, mediatico e perfino politico – che questa assurda vicenda creò, mi fece comprendere ancor di più quanto fosse necessario fermare la follia del proibizionismo. Non si può prevedere per nessuno la criminalizzazione per chi utilizza la canapa per il proprio benessere. E’ ancora più infame quando si va a criminalizzare un malato che magari ha già altri 100mila pensieri causati dalla propria patologia e non può vedersi piombare la mattina all’alba 5 carabinieri in casa. Facile come fece lei alzare il telefono e chiamarmi per esprimere solidarietà. Dal 29 giugno 2010 (data della perquisizione) vedo molto meno quello splendido sorriso che m’ha fatto innamorare sul viso di mia moglie. Perché sono entrati prepotentemente nella nostra vita. Sono stati gentilissimi, è pur vero ma dovevano fare il loro lavoro e cercavano ovunque piante di canapa (addirittura nelle federe del cuscino di mio figlio neonato)…. Ho ancora in testa la voce del bambino (8 mesi all’epoca) che chiamava “papà” quando i carabinieri mi portarono in caserma per verbalizzare il tutto. Da quel 29 giugno ho ribadito più volte il mio “mai più”…….. ed è questo ciò che noi non chiediamo ma pretendiamo dalla politica Una riforma non urgente ma IMMEDIATA della legge Fini-Giovanardi. E ricordo bene le sue parole in cui affermava che mai nessun malato sarebbe stato perseguitato. Non è così! Non serve un’interrogazione parlamentare per conoscerne i nomi (molti son diventati amici). Non avevo dubbi di trovare una sua reazione con i vari Lepanto, Militia Christi e altri alla nostra disobbedienza civile a Montecitorio. E’ giunto il momento di variare una legge mal-scritta. Ora!”.
Quello che si chiede è quindi una modifica del’Art. 73 che permetta di produrre in proprio cannabis a scopi terapeutici ed aggirare così l’iter burocratico che permette di comprare il Bedrocan (ovvero la canapa) legalmente. Attendiamo una risposta del Ministro Giovanardi per sapere una suo opinione in merito.
Enrico Ferdinandi
23 giugno 2012