Le proteste degli studenti nel mondo, per la Palestina e non solo
È un periodo di fuoco per il mondo accademico. Le proteste studentesche si registrano quasi ogni settimana, così come le violenze commesse dagli ufficiali di polizia sugli universitari e la rabbia di questi ultimi, sempre crescente.
Dalla Columbia University alla Sapienza, la furia dilaga contro la guerra a Gaza e, se pensiamo al caso londinese, anche contro l’aumento delle tasse.
Le proteste in USA e UK
Alla Columbia University di New York, giovedì sera sono scoppiate le proteste degli studenti, radunati nel “Gaza Solidarity Encampment”.
108 i giovani arrestati dalla polizia, chiamata dalla rettrice Nemat Shafik, seppur con profondo rammarico, stando alle sue parole.
Tutti gli studenti che hanno partecipato sono stati sospesi. Dopodiché il sindaco Eric Adams ha affermato che, durante i disordini, non ci sono state né violenze né feriti.
Anche a Londra gli studenti sono scesi in piazza, ma non per la questione palestinese, bensì per opporsi alla proposta del governo di triplicare le tasse e tagliare i finanziamenti alle università.
Sapienza: fuori la guerra dall’università
Martedì pomeriggio, scontri violenti si sono tenuti anche all’università La Sapienza di Roma, dove un corteo studentesco pro Palestina ha tentato di entrare nel Rettorato.
Non solo, due studentesse si sono fatte incatenare in segno di protesta e, nei giorni successivi, alcuni hanno persino iniziato lo sciopero della fame, stando alle dichiarazioni.
La motivazione è il mancato rifiuto del Senato Accademico di partecipare al bando proposto dal MAECI italiano (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), in collaborazione con il MOST israeliano (Ministero dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia).
L’accordo propone di avviare progetti di ricerca, condivisi dai due paesi. Gli studenti, considerata la guerra in corso, temono un utilizzo dual use di tali progetti: sia per cause civili che militari.
Durante il corteo, sono stati arrestati due studenti, aspetto che ha fatto spostare la protesta al Commissariato. Non sono mancati insulti e provocazioni nei confronti della polizia, la quale ha risposto con l’ormai abituale violenza.
La risposta della Premier
La premier Giorgia Meloni, in un post su X, ha risposto in maniera unilaterale, difendendo esclusivamente il corpo di polizia e non dando nessun peso alla causa studentesca:
Una reazione del tutto prevedibile, che ha ispirato anche quella dell’associazione studentesca Azione Universitaria, che ha prontamente realizzato un reel-accusa, per condannare le proteste dei coetanei.
Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, si è espressa in linea con la visione di Giorgia Meloni, affermando che la ricerca non si boicotta e deve rimanere estranea alle questioni politiche.
Forse non è molto evidente come la guerra in atto riguardi anche le questioni umanitarie e sociali.
Fatto sta che i due studenti fermati sono stati scarcerati e le varie accuse non hanno abbattuto le bandiere palestinesi, che restano appese in Sapienza, così come resta viva la volontà degli studenti di far sentire la propria voce.