Pernigotti chiude a Novi Ligure: 100 licenziamenti

Sfido chiunque sia cresciuto in Italia a non aver mai assaggiato un gianduiotto Pernigotti. Il colore esterno un po’ opaco, quel gusto leggermente amaro appena messo in bocca ma che diventa in un attimo sapor di nocciola, la consistenza dura che inizia subito a sciogliersi, anche troppo in fretta, a tal punto che finito il primo ne metti in bocca subito un altro, perché il gianduiotto Pernigotti è, diciamocelo, irresistibile. Un cioccolatino al gusto di gianduia che ha segnato la vita di tutti noi, da più di un secolo, per la precisione dal 1860, più di 150 anni. La storica azienda italiana, da 5 anni di proprietà della multinazionale turca Toksoz, sarà costretta a chiudere lo stabilimento piemontese di Novi Ligure.
La vicenda
Il marchio Toksoz ha deciso che dei 200 lavoratori impiegati nello stabilimento di Novi Ligure 100, tra produzione e marketing, saranno licenziate, mentre gli impiegati rimanenti saranno trasferiti a Milano. Se inizialmente l’ipotesi era quella della delocalizzazione, ora l’azienda ha fatto sapere tramite il proprio amministratore delegato che l’intenzione è quella di esternalizzare le proprie attività produttrici tramite altri partner italiani e quindi mantenere la produzione sul territorio italiano con partner nazionali. Attraverso una nota i produttori hanno comunicato che «Come già ribadito anche in sede di confronto con le parti sociali, nel rispetto della storicità del brand Pernigotti e con l’obiettivo di mantenere la qualità distintiva dei propri prodotti la società sta procedendo all’individuazione di partner industriali in Italia, a cui affidare la produzione, coerentemente anche con l’obiettivo di cercare di ricollocare il maggior numero possibile di dipendenti coinvolti presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti. A tal fine l’azienda sta già dialogando con alcune importanti realtà italiane del settore dolciario».
La storia di un marchio italiano
Fondata nel 1860, la Pernigotti agli inizi del novecento diventa, grazie alle innovazioni tecnologiche, una delle produzioni più all’avanguardia a livello europeo. Cinque anni dopo inizia la produzione dello gianduiotto, prodotto che sarà alla base del grande successo nazionale del marchio. Durante la prima guerra mondiale l’azienda riesce persino a superare le scorte limitate di zucchero, sapendo reinventare il torrone con una ricetta che prevede un minor utilizzo di questo ingrediente sostituendolo con il miele. Lo sviluppo ed il successo dell’azienda aumentano sempre di più nel corso degli anni, tanto che nel 1935 acquista Sperlari, avviando così anche la produzione di prodotti per la gelateria e nel 1971 la Streglio, specializzata in prodotti a base di cacao. Negli anni 80 Pernigotti viene però investita dalla grande crisi economica ed è costretta a vendere Sperlari all’americana Heinz. Nel 1995 Stefano Pernigotti è senza eredi, così vende il marchio alla famiglia Averna, la quale lo rivenderà nel 2013 al gigante turco Toksoz, attivo anche nel settore farmaceutico ed energetico.
Le reazioni
Siamo di fronte all’ennesima chiusura di una storica azienda italiana, dopo i casi di Honeywell ed Hag. I lavoratori, per ora, hanno iniziato uno sciopero ad oltranza. «Ci hanno detto che dobbiamo uscire perché questa fabbrica chiuderà, perché siamo un ramo secco, ma noi non ci sentiamo rami secchi, perché se loro sono andati avanti fino ad ora è anche grazie a noi che abbiamo lavorato e prodotto». Queste sono le parole di Anna, che lavora da 35 anni nella fabbrica ed ora è a rischio licenziamento, come altri 100 dipendenti. Sulla vicenda si è espressa anche l’assessore al lavoro della regione Piemonte Gianna Pentenero (tra l’altro occupata in questi giorni a Roma per la questione Hag e Splendid) «Apprendo con estrema preoccupazione la notizia dell’annunciata chiusura dello stabilimento di Novi Ligure della Pernigotti, storico marchio piemontese del cioccolato. Una decisione, quella del gruppo turco proprietario dell’azienda, incomprensibile e inaccettabile, che la Regione Piemonte cercherà di contrastare in ogni modo». Non solo il mondo della politica, comunque, si è interessato al caso. Su Facebook è stata creata una pagina di meme Pernigotti Shitposting, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare il più possibile chiunque riguardo all’attuale situazione critica dell’azienda. In un loro post si legge «Per una volta possiamo usare i memotti per qualcosa di utile come tenere alta l’attenzione su un tema di importanza sociale, quindi chiediamo a tutti di darci una mano sulla produzione dei memis». Infine è stata lanciata anche una petizione online che ha già raccolto la bellezza di quasi 10000 firme.