Polonia al voto, Europa in bilico

In una fase politica già molto tesa, il secondo turno delle elezioni presidenziali polacche rischia di diventare il centro dell’attenzione europea, più della stravaganza di Donald Trump – ribattezzato da poco Taco – e del dispotismo israeliano. Varsavia andrà alle urne, di nuovo. Dopo la tranche elettorale di una settimana fa, le elezioni di domenica 1 giugno rappresentano un punto cruciale nella direzione politica del Paese e nei suoi rapporti con l’Europa.
Al ballottaggio andrà Rafał Trzaskowski, attuale sindaco della capitale e candidato della Coalizione Civica, la stessa forza politica del primo ministro europeista Donald Tusk. Il suo avversario è lo storico Karol Nawrocki, già presidente dell’Istituto della Memoria Nazionale, ed esponente di Diritto e Giustizia (PiS), partito sovranista e conservatore, che ha governato il Paese dal 2015 al 2023.
Chi sono i candidati
Trzaskowski è una figura di punta del campo europeista: favorevole all’integrazione nell’Ue, alla difesa comune europea, e al ripristino dello Stato di diritto. Durante la campagna elettorale ha sposato il suo profilo verso destra, adottando toni più duri su immigrazione e sicurezza, mentre è stato molto cauto su aborto e diritti LGBT+. Questa mossa tattica rischia però di indebolire l’immagine progressista del suo partito e segna un’incognita sui risvolti del secondo turno elettorale in cui risultano decisivi anche i voti dei progressisti delusi.
Nawrocki, invece, è allineato a posizioni nazional-conservatrici: critico verso Bruxelles, favorevole a un modello politico ispirato alla visione trumpiana. Nonostante la sua scarsa notorietà ha saputo emergere come candidato del fronte nazional-conservatore e potrebbe attrarre i voti di destra andati al libertario Slavomir Mentzen al primo turno.
Il primo turno
Nella scorsa tornata elettorale i risultati hanno lasciato ampio spazio alle ipotesi. Da un lato, Trzaskowski rimane primo nei sondaggi. Il noto politico ha ottenuto un buon margine di voto e continua a primeggiare nei sondaggi. La sua vittoria però non è ancora assicurata dato che non ha raggiunto la soglia del 50% necessaria alla vittoria.
Nawrocki, invece, sommando i voti dei candidati di destra, potrebbe contare su un blocco maggioritario. Un risultato eccellente che rende decisivo il comportamento degli astenuti e dei progressisti e che consegna un quadro alquanto complesso.
Spaccatura profonda dietro l’angolo?
Il primo turno delle presidenziali polacche oltre ad essere un momento politico è lo specchio di due visioni contrapposte che caratterizzano Varsavia. L’elettorato polacco è fortemente polarizzato, tra città progressiste e campagne conservatrici. Le aree urbane, più istruite e connesse al mondo globalizzato, sono più inclini a seguire il candidato Trzaskowski. Nelle zone rurali più conservatrici, attaccate a valori identitari e nazionali, Nawrocki sembra essere l’opzione migliore.
In questo contesto di clima elettorale polarizzato, la strumentalizzazione dei social media ha acuito le differenze di voto. Notizie false o manipolate sono state le protagoniste di questa campagna. Accuse infondate su presunti accordi segreti con Bruxelles o Washington, notizie ingigantite su temi di grande interesse e anche uso di bot e account coordinati.
Interessi Europei
La partita più importante si gioca però in termini europei. Il risultato di queste elezioni non solo influenzerà la politica interna polacca, ma anche i rapporti con il Vecchio Continente. Nonostante entrambi i candidati sono favorevoli al sostegno ucraino e si oppongono all’aggressione russa, le loro idee divergono. Nawrocki vuole un’alleanza più forte con la NATO e gli USA, e critica l’Ue. Trzaskowski invece punta su integrazione europea e sull’asse con Francia e Germania.
La Polonia, ricordiamo, è uno dei Paesi più grandi e strategici dell’Ue (confina con l’Ucraina, spende moltissimo in difesa). Una presidenza ostile al governo rischia di bloccarne l’azione in Europa. Una voce allineata, invece, rafforzerebbe la posizione polacca in termini di difesa e delle scelte che riguardano i rapporti con Trump o Putin.