Le elezioni in Germania: il voto che potrebbe cambiare la Germania e l’Europa

A poco meno di tre settimane dal 23 febbraio, giorno in cui la Repubblica federale tedesca sarà chiamata al voto, i giochi politici, tra alleanze, accordi strategici e dichiarazioni politiche, sono tutt’altro che chiusi con l’incertezza che è protagonista assoluta di queste ultime settimane elettorali.
Sebbene, ad oggi, il centro cattolico CDU-CSU guidato da Friedrich Merz nei sondaggi elettorali rimane solido al 31% dei consensi presentandosi così come primo partito nelle elezioni politiche, è alle sue spalle che si gioca la partita più importante per il Bundestag e per la formazione di quello che sarà il nuovo governo federale tedesco.
In un sistema elettorale caratterizzato da un “doppio voto”, ovvero uno per il candidato che rappresenterà il collegio elettorale e il secondo per la lista di stato di un partito, il primodetermina la metà della composizione totale del parlamento, assicurando che ogni circoscrizione sia rappresentata; mentre il secondo voto determina la forza dei partiti nella Camera bassa del Parlamento, il Bundestag.
Ottenendo il 50% dei voti, il partito con la maggioranza assoluta avrebbe effettivamente dei rappresentanti per far passare il proprio programma, tuttavia, in queste elezioni dove l’incertezza è la protagonista principale, è improbabile che ciò accada ed è per questo motivo che i partiti dovranno allearsi per costruire una coalizione con abbastanza voti da controllare il Bundestag.
I due contendenti che in questo scacchiere politico potrebbero rappresentare le sorprese o gli “alleati” per il centro cattolico sono Alternative fur Deutschland (AfD),che ad oggi è al 22% dei consensi ed è alle spalle della CDU-CSU e con cui sta tentando di “impostare” un canale politico che potrebbe aprire ad un’alleanza su temi comuni, vedasi il voto congiunto sulla legge anti-migranti poi bocciata dal Bundestag, così come invece potrebbe essere una “polpetta avvelenata” per poter far perdere consensi al partito di centro-destra; e i social democratici della (SPD), che sebbene la fallimentare esperienza di governo con la coalizione semaforo, stanno risalendo nei consensi attestandosi al 15% dei consensi secondo gli ultimi sondaggi.
Il primo banco di prova per l’asse CDU-AFD
Lo scorso 31 gennaio in seno al Bundestag è andato in scena un primo tentativo di alleanza politica tra la CDU e l’Afd, che ha avuto come oggetto di dialogo la proposta di legge in materia di immigrazione limitando i ricongiungimenti famigliari e rendere più flessibile il meccanismo di respingimento degli immigrati senza documenti in Germania.
Sebbene il Bundestag abbia respinto la proposta di legge in materia di immigrazione presentata dalla Cdu, con 350 voti contrari, 5 astenuti e 338 favorevoli, la legge ha suscitato clamore in Germania in quanto è stata vista come un primo banco di prova tra i conservatori della Cdu e il partito di estrema destra Afd.
In effetti, nei giorni precedenti alla discussione della proposta normativa una mozione dei conservatori di Friederich Merz per chiedere all’esecutivo norme più severe sui respingimenti aveva raccolto il sostegno del partito di ultradestra guidato da Alice Weidel e scatenato un terremoto politico.
Immediate sono state le reazioni dei maggiori esponenti dei partiti tedeschi, in primis proprio Merz, incalzato sul tema e sulle implicazioni di un’apertura all’Afd, ha così dichiarato “Mi dispiace che non si sia arrivati a un’approvazione della nostra proposta. Ma sono grato che il gruppo parlamentare abbia seguito la strada sulla quale ci eravamo accordati. Sono 12 i parlamentari dell’Unione che non hanno votato a favore e questo lo rispetto”, ed ancora “Mi dispiace che non sia riuscita la svolta sull’asilo, ma questo risultato fa comunque chiarezza su dove siamo noi e dove sono i Socialdemocratici e i Verdi”, sottolineando le “differenze” fra le posizioni dei partiti dell’establishment e dichiarando che al momento una convergenza con i partiti tradizionali sembrerebbe non essere possibile e quindi è giusto che si guardi a nuove formule strategiche con nuovi attori politici.
“Un assist” che l’Afd sembrerebbe aver colto stanti le dichiarazioni dei suoi esponenti di spicco a seguito della mancata approvazione della legge anti migranti con l’eurodeputato di Afd René Aust che ha così dichiarato “Merz non ha sufficiente sostegno nel suo gruppo parlamentare per la sua presunta politica migratoria più dura. I suoi potenziali partner, i Verdi e l’Spd, gli hanno inflitto un’amara sconfitta”.
Parole che, lette tra le righe della dialettica politica, tendono ad accogliere l’invito della CDU a voler discutere e approfondire un progetto di “programma” politico che seppur non veda formalmente CDU-AFD alleati nella sostanza si con l’AFD che potrebbe rappresentare una delle gambe sulle quali la CDU potrebbe contare per ottenere la maggioranza politica in Bundestag.
E la SPD e i Verdi?
Dopo il voto “congiunto” della CDU con l’AFD sulla proposta di legge per una politica migratoria più stringente, migliaia di persone, su proposta della SPD, dei Verdi e dei Liberali, sono scese in piazza a Berlino e in altre città tedesche per protestare contro la rottura del “cordone sanitario” da parte della CDU, che fino allo scorso 31 gennaio aveva consentito di arginare l’avanzata dell’estrema destra nel Paese, dove i fermenti nostalgici nei confronti del Terzo Reich sono vissuti con enorme apprensione.
Durante un evento elettorale tenutosi venerdì nella città di Flensburg, nel nord della Germania, il candidato cancelliere dei Verdi Robert Habeck ha messo in dubbio la possibilità di una coalizione tra il suo partito e l’alleanza conservatrice di Merz dopo le elezioni del 23 febbraio.
È diventato “più complicato” lavorare con Merz dopo che i conservatori hanno indebolito il fronte tedesco contro l’estrema destra la scorsa settimana votando insieme la proposta di legge anti-migrazione, questo il pensiero di Habeck che ha poi rincarato la dose avvertendo il concorrente di destra per la cancelleria che “Se la collaborazione con la AFD dovesse accadere di nuovo sarà difficile trovare un terreno comune sul quale costruire un’alleanza futura”.
La posizione netta di Habeck potrebbe comportare problemi per Merz, poiché, in alcuni scenari post-elettorali, potrebbe aver bisogno dei voti dei Verdi, al 14% dei voti, e della SPD, al 15% dei voti, per poter formare un governo che non veda presente la AFD. Tuttavia, un accordo verdi-CDU potrebbe comunque essere osteggiato, questa volta non dall’allineamento con il partito di estrema destra, ma bensì dalla corrente bavarese dell’Unione Cristiano-Sociale (CSU), il partito gemello dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU) di Merz, che non vorrebbe governare in coalizione con i Verdi, rei di essere troppi lontani sulle politiche a sostegno dell’industria e sulle politiche energetiche.
Lo scenario è incerto e all’orizzonte nulla è definito né in politica interna né in Europa
Data la situazione di frammentarietà politica nella quale, ad oggi, si caratterizza il voto tedesco è prevedibile aspettarsi colpi di scena e mosse impreviste da parte dei partiti politici che concorrono per la cancelleria e per il Bundestag. Friedrich Merz sarà il probabile prossimo cancelliere tedesco, ma come formerà un governo di coalizione sembra sempre più incerto. Il voto congiunto CDU-AfD della scorsa settimana Merz ha scatenato una tempesta politica a Berlino, con i leader dei Verdi e del Partito Socialdemocratico (SPD) che hanno ammonito il comportamento di Merz minacciando l’impossibilità di allearsi, una volta conclusasi le elezioni, se il centro cattolico non prendesse chiaramente le distanze dall’AFD.
Eppure, sebbene ufficialmente Merz guardi ai Verdi e all’SPD come forze politiche di governo, c’è chi invece dentro il centro cattolico, i bavaresi della CSU, “ammicca” all’idea di un governo totalmente di destra insieme all’AFD, che se dovesse ottenere un exploit alle elezioni del 23 febbraio, potrebbe rappresentare seriamente un interlocutore con il quale attuare un programma di governo più conservatore.
D’altronde, se le proiezioni di voto dovessero confermarsi alle urne, AfD e il centro cattolico avrebbero quella maggioranza assoluta, il 31% la CDU e il 22% la AfD, che permetterebbe ai due partiti di governare. Non sono pochi i punti che accomunano AFD e CDU, da una politica migratoria maggiormente rigorosa e rispettosa dei confini nazionali fino alle misure di sostegno all’industria nazionale, il partito di Merz e l’AFD di Alice Weidel condividono un’idea di Germania che possa tornare ad essere la locomotiva d’Europa tanto in patria quanto nell’Unione europea.
Certo è che i risvolti istituzionali provocati da una convergenza CDU-CSU e AFD sarebbero impensabili e “pericolosamente” imprevedibili all’interno della Germania, con un paese che invece di riunirsi per affrontare le problematiche strutturali che ne stanno attanagliando la politica economica e sociale, finirebbe per spaccarsi definitivamente aggiungendo ai problemi economici e sociali anche quelli politici con un governo fortemente osteggiato dal paese reale.
Una Germania spaccata e sull’orlo di una crisi politica senza eguali avrebbe sicuramente delle ripercussioni in Europa e sull’Unione europea stessa, con uno dei paesi fondatori incapace di essere presente e incidente nelle politiche e nelle decisioni di Bruxelles che segnerebbe una debolezza delle Istituzioni comunitarie a poter collaborare e confrontarsi con un governo che sarebbe “ostile” a diverse politiche “simbolo” della nuova Commissione Von der Leyen, dall’appoggio all’Ucraina fino al Green deal.
Una partita, quindi, quella delle elezioni politiche che da dopo il 23 febbraio, che alla luce dei risvolti politici e delle Alleanze che si verranno a costituire sicuramente ridisegnerà il futuro della Germania e dell’Europa intera.