La zampa del Dragone sulla Cambogia

A una ventina di chilometri dalla costa cambogiana si trova l’isola di Koh Rong, un meraviglioso paradiso naturale ancora in gran parte incontaminato e selvaggio. Tuttavia, l’immensa bellezza dell’isola è ora irrimediabilmente segnata dagli importanti lavori di edificazione del nuovo aeroporto, destinato a rendere questo paradiso facilmente accessibile al turismo asiatico e internazionale. Si tratta – per quanto l’idea possa far orrore a molti – di un processo assai diffuso all’interno del regno asiatico, ormai definitivamente avviato verso una lunga fase di modernizzazione e crescita economica.
In tutto il paese, infatti, sono innumerevoli i progetti di sviluppo economico portati avanti da operatori pubblici, privati e, in particolare, da innumerevoli realtà straniere. Dalla capitale Phnom Penh a Sihanoukville, importante centro portuale e turistico posizionato sulla costa, il panorama delle città sta rapidamente cambiando, con una continua corsa verso il cielo. Quella che, almeno fino ad una ventina di anni fa, era una terra caratterizzata dalla presenza di edifici piuttosto bassi, ora sta assistendo sempre di più ad un processo di crescita in altezza, con l’edificazione di numerosi grattacieli. Perfino le imponenti e magnifiche pagode, che decorano con i propri colori vivaci le realtà cittadine, ora si trovano oscurate dalle sagome delle nuove strutture in cemento.
Uno dei migliori esempi di questo radicale cambiamento si può riscontrare a Sihanoukville – una volta piccolo centro costiero abitato prevalentemente da pescatori – la cui skyline ora vanta la continua presenza di grattacieli e hotel di enormi dimensioni. I grandi investitori, in questo caso, sono soprattutto gruppi edilizi di provenienza cinese, che hanno investito milioni di dollari nella costruzione di queste strutture, destinate ad accogliere e ospitare, principalmente, decine di migliaia di turisti provenienti dalla Repubblica Popolare. Girando per le strade della città al giorno d’oggi, tuttavia, un qualsiasi visitatore si troverà di fronte ad una ripetuta serie di edifici e progetti incompleti o completamente abbandonati, con interi quartieri caratterizzati proprio dalla presenza degli scheletri di quelli che, originariamente, erano stati concepiti come lussuosi centri di svago e relax.
Ciò che cattura l’attenzione, oltre a ciò, è il fatto che gli hotel attualmente completati e in attività si trovino, al giorno d’oggi, principalmente senza turisti, ma pur sempre aperti e dotati di un casinò interno, la cui presenza sembra un elemento di fondamentale importanza in un mercato ancora agli albori delle proprie possibilità effettive. Eppure, ciò è quanto rimane in città dopo il Covid-19 e i conseguenti lockdown, che hanno fortemente limitato il turismo all’interno del territorio cambogiano e hanno portato al fallimento di innumerevoli progetti immobiliari, con conseguenti perdite milionarie.
Le ingenti perdite di capitale, però, non hanno arrestato il continuo afflusso di investimenti cinesi, in particolare per quanto riguarda le immense risorse della Belt & Road Initiative, altresì conosciuta come “Nuova via della seta”. Tanto per fare un esempio, secondo le stime del 2021, almeno otto ponti ed almeno 3.000 chilometri di strade – il tutto per un valore complessivo di tre miliardi di dollari – sono stati edificati nel corso degli ultimi anni all’interno del regno. A ciò, ovviamente, vanno aggiunti tutti gli altri progetti riguardanti ambiti differenti, come il settore aeroportuale, industriale, commerciale e portuale.
Tutto questo afflusso di denaro, però, ha generato differenti opinioni all’interno delle comunità locali cambogiane, che ora si trovano a fare il conto con radicali cambiamenti dell’economia e della società. Da una parte, vi è il riconoscimento che i progetti di sviluppo cinese abbiano portato ad un miglioramento generale della condizione economica del paese, semplificando gli spostamenti e favorendo il commercio. Dall’altra parte, invece, vi è la critica a tale sistema, che viene accusato di essere una vera e propria trappola. A trarne maggiore beneficio, infatti, non sono i cittadini cambogiani o le comunità locali, ma le imprese cinesi e le élite economiche di Pechino.
E lo stesso viene detto di una gran parte dei servizi – con speciale attenzione al settore turistico – che sono concepiti per una clientela prevalentemente cinese, senza che vi sia la possibilità di portare introiti ulteriori alle attività locali precedentemente esistenti. In poche parole, si teme che intere fette del paese siano destinate a trasformarsi in una sorta di parco giochi per un turismo straniero desideroso di mantenere, però, invariate le proprie abitudini e i propri vizi.
Dal punto di vista strategico, invece, vi è sempre una doppia concezione riguardante l’importante pacchetto di crediti concessi dalla Cina. Il rischio, sebbene i vantaggi possano sembrare sempre prevalenti, è che il paese si trovi un giorno impossibilitato a restituire quanto ricevuto, con una conseguente perdita di autonomia politica.