Il dualismo di Jess Glynne: ad agosto l’album di debutto “I cry when I laugh”
E dopo il successone di “Hold my hand”, primo posto nella chart UK per tre settimane e in Italia appena certificato platino, Jess Glynne decide di cavalcare l’onda e annuncia il suo album debutto: “I cry when I laugh” in uscita il 21 agosto nel Regno Unito e qui da noi il 28. La stessa artista ha dichiarato che la firma del suo contratto discografico è stata una svolta: lo ha definito come il giorno migliore e peggiore della sua vita allo stesso tempo. Non è così difficile immaginarne le motivazioni: se da una parte il suo sogno si andava avverando, a livello personale si stava lasciando alle spalle un amore durato per oltre due anni.
E’ proprio da qui che parte il nuovo album. Musicalmente parlando, di generi per affrontare una delusione amorosa ce ne sono a badilate: si può essere aggressivi come Christina Aguilera in “Fighter”, o malinconici come Adele. Jess, in questo, stupisce. Decide di non scrivere le solite ballad, ma di usare il pop nella forma più comune come punto di raccolta e di sfogo del dolore.
Il messaggio che vuole lanciare con “I cry when I laugh” è di speranza, di rinascita e di crescita- ed il titolo non è così ambiguo e dualistico a caso. Anche se, più che di due, bisognerebbe parlare di molteplici facce.
Per quanto riguarda le tracce, forse è il caso di partire proprio dal famosissimo singolo “Hold my hand” che non è altro che un inno alla positività e alla collaborazione, come unica fonte di vera bellezza e introduce perfettamente “Don’t be so hard on yourself”, in cui Jess invita a prendere le cose con leggerezza, donando a tutto il peso che merita. Unico featuring dell’album è “Saddest Vanilla” con Emeli Sande, una delle tracce di chiusura, che segue la sola ballad dell’interno CD, “Take me home”.
In un mix di atmosfere euforiche, tristi, malinconiche e dolci, la giovane cantautrice tenta di esorcizzare il dolore nell’unico modo che conosce: attraverso la musica. La sua immagine, precedentemente al singolo, era per lo più legata ad altri artisti con cui, per un periodo abbastanza lungo, ha collaborato, Tinie Tempah e Clean Bandit in primis.
Ma adesso sembra che la Glynne voglia dimostrare a se stessa e al mondo che è in grado di camminare benissimo anche da sola. Dopo il successo ottenuto con “Hold my hand”, le aspettative per l’album puntano parecchio in alto: la forma pop, oggi, è un’arma a doppio taglio se non sai gestirla. Se da un lato, la pop music rimane il genere musicale più comunicativo, poiché musica “da massa”, dall’altro i rischi sono di poter essere additata come l’ennesima Demi Lovato, o l’ennesima Avril Lavigne dei tempi d’oro. Insomma, Jess dovrà essere brava e fare una bella giocata. La stessa artista sembra essere molto fiduciosa e ripone le massime speranze in questo lavoro che, sicuramente, le sarà costato sudore e lacrime. La critica è spietata, i fan ancora di più e questo sicuramente Jess lo sa bene, ma non sembra preoccupata, anzi.
Eppure, è impossibile ad un ascolto più attento non notare quanto la Glynne sia stata influenzata dal jazz, dal blues e dall’R&B. Non a caso, l’amore per la musica nasce quando ascolta uno dei cd più amati della storia musicale contemporanea: “Frank” della meravigliosa Amy Winehouse, scomparsa esattamente il 23 luglio di quattro anni fa. Rimase affascinata dalla sua personalissima vocalità jazz ee da allora la prese come esempio. Nel suo repertorio, si trovano anche riferimenti a Beyoncé, Withney Houston, Norah Jones, Mariah Carey: tutte grandi voci dell’R&B e del blues. Ma le sue radici non si bloccano qui: è un’artista a tutto tondo. Le ritmiche sono dell’hip-hop di Eminem, mentre le atmosfere sono molto alla Lauryn Hill.
Insomma, la promettente cantautrice sembra riassumere in sé i più grandi nomi del soul, del pop e dell’hip-hop. Le aspettative su “I cry when I laugh” non saranno disattese.
Martina Simonelli
24 luglio 2015