Elèmire Zolla ed il suo Minuetto all’inferno
Che cos’è l’Inferno? Alcuni italici lettori sono abituati a concepirlo nella visione dantesca, una voragine cupa e profonda solcata dalla caduta di Lucifero dal Cielo nella quale i dannati soccombono per l’eternità, ognuno in un cerchio, con un contrappasso uguale e contrario alle colpe commesse in vita che si inasprisce man mano che si procede nella discesa, fino ad arrivare al gelo del Cocito. Altri, più dediti alle letture sacre, lo immaginano come una fornace ardente dove i malvagi soffrono bruciando a causa della presenza corruttrice di una creatura tentatrice, inconcepibilmente e gratuitamente terribile.
E se invece l’Inferno risiedesse nella stessa vita, se fossimo condannati a vagare tra i giorni come marionette spinte da inaspettati demiurghi che, dall’alto, decidono il nostro destino?
È questa la visione che Elémire Zolla propone al mondo nel suo romanzo allegorico Minuetto all’inferno, pubblicato per la prima volta nel 1956 e recentemente riportato alla luce dalla casa editrice romana Cliquot. Un’opera che sublima le tonalità del Nouveau Roman, quella corrente letteraria nata in Francia negli anni ’50 e ’60, caratterizzata dalla sperimentazione formale e dalle idee innovative sulla narrativa, sfidando le convenzioni tradizionali tramite l’abbandono della trama lineare e della struttura classica del romanzo, enfatizzando invece l’esperienza sensoriale e l’ambiguità attraverso frammenti di esperienze e momenti isolati, senza seguire una trama con un inizio, un mezzo e una fine.
Ed è proprio seguendo questo stile che si sviluppano le vicende di Minuetto all’inferno: nell’atmosfera torbida e opaca della capitale sabauda durante il Ventennio Fascista, seguiamo le vite di tre personaggi distinti. Nei primi quattro capitoli della prima parte, vengono presentate, alternativamente, le storie di Lotario Copardo, un giovane di estrazione borghese che studia medicina, ma si annoia presto della carriera accademica, dedicandosi invece alla scultura. Lotario sembra distante dalla realtà, vive dietro una maschera e recita quotidianamente un ruolo sul palcoscenico di una vita che gli appare monotona. È una figura stranamente fredda, con un’ambiguità sessuale tale da innamorarsi delle sue statue piuttosto che di donne reali. Successivamente, seguiamo la storia di Giulia Pautasso, conosciuta come Utasso, una pittrice annoiata che si trova intrappolata in un amore saffico morboso, e che, spinta dalla voglia di cambiamento, decide di sposare per convenienza, senza provare alcun sentimento, Edmeo Nepote, un uomo fatuo ed esteta dedito all’uso di stupefacenti che cerca denaro per colmare la propria malcelata nullafacenza.
Lotario e Giulia si incontrano e si innamorano, mentre la Seconda Guerra Mondiale imperversa sullo sfondo della loro relazione adulterina.
Una trama che potrebbe sembrare comune, se non fosse che improvvisamente lo scenario cambia: con un colpo di scena, il lettore viene catapultato da Torino al Cielo, un luogo onirico e intangibile, in cui un Demiurgo-Dittatore e Satana discutono, irrompendo inaspettatamente sulla scena. Il fulcro della loro discussione viene presto rivelato: il Dittatore, desideroso di impartire una lezione ai personaggi della storia che sembrano privi di autenticità e ignari delle reali sfide della vita, chiede a Satana di punirli. Satana acconsente e fa intervenire i suoi servi, gli scherani, arcangeli decaduti, dando così inizio a un nuovo intreccio narrativo. Le vittime designante di queste due figure saranno Lotario ed Edmeo, i quali si troveranno irrimediabilmente privati di una via di fuga. Lotario sarà costretto a confrontarsi con un’umiliazione sconosciuta, ridotto a uno stato di indigenza completo e combattendo strenuamente per la sopravvivenza. Nel letto di un ospedale, affogherà nel delirio, mentre il suo corpo si deteriorerà implacabilmente. Per Edmeo, invece, la condanna sarà più subdola: soccomberà a una vita apparentemente ordinaria.
Zolla, con la sua mente gnostica, plasma un mondo permeato dalla sua stessa esistenza e dalla bruttezza. L’autore anela alla luce, pur essendo consapevole del gioco delle tenebre. Il narratore di Zolla è onnisciente, ma penetra nelle profondità della psiche dei personaggi e si esprime con un linguaggio pregiato, avvolgendo il lettore in una sintassi tortuosa.
Il romanzo di Elémire Zolla si erge come un’opera letteraria che sfida i confini dell’immaginazione e della narrazione tradizionale. L’autore ci conduce in un universo in cui l’inferno non è solo un luogo di dannazione eterna, ma permea la stessa esistenza umana. Con abilità magistrale, Zolla ci invita a riflettere sulla maschera che indossiamo e sulla fragilità della nostra autenticità, esplorando le profondità dell’animo umano con una sinfonia di toni e sentimenti contrastanti. “Minuetto all’inferno” è un’opera in cui la bellezza e la bruttezza si fondono in un intricato balletto, lasciando il lettore affascinato e tormentato da una visione di un mondo in cui l’inferno è tanto reale quanto la vita stessa.