Slavenka Drakulić: una guida per autostoppisti del post-comunismo
Una ricostruzione apparentemente frammentaria dell’Est-Europa unita dal filo conduttore dalla disgregazione dell’Unione Sovietica. Un quadro d’insieme che sa ondeggiarsi nei dettagli più personali delle persone che hanno vissuto il mondo post-comunista dell’Est-Europa.
Questo e molto altro è Ritorno al caffè Europa di Slavenka Drakulić, edito da Keller Editore. Saggio che sceglie di analizzare le conseguenze del vuoto di potere realizzatosi col crollo del muro di Berlino del 1989.
Ecco il primo paradosso avvertito da molti est-europei: nonostante l’Unione Europea, al suo interno sembrano esserci paesi di serie A e di serie B. Con il suo primo libro Caffè Europa, infatti, Slavenka Drakulić spiega la corsa all’occidentalizzazione dei paesi ex comunisti. Ad esempio, creando caffè che ricordassero il più possibile quelli delle capitali occidentali come Vienna e Parigi. Eppure, se facciamo “Ritorno al caffè Europa” scopriamo che l’assetto è ormai ben diverso.
Non solo la corsa all’occidentalizzazione è stata una meteora, ma il capitalismo dei paesi occidentali, inizialmente tanto bramato, è diventato presto una realtà sgradita che ha portato povertà e corruzione. L’autrice riporta, infatti, il caso eloquente di quello che viene chiamato un “Apartheid alimentare europeo”. Una situazione per cui io prodotti alimentari europei venivano immessi nel mercato dell’est Europa a patto di un abbassamento di qualità. Una nutella assaggiata in Croazia era molto meno saporita rispetto a quelle che si trovavano nella vicina Austria.
I paesi ex-comunisti, rei di non avere lo stesso potere d’acquisto delle democrazie occidentali, ottengono dal mercato prodotti alimentari in confezioni identiche ma dalla qualità più scadente. Il mantra è sempre il solito: profitto. Ecco, allora, la domanda critica che si pone Slavenka Drakulić nel suo libro: la promessa liberale europea ha veramente risollevato i paesi ex-comunisti dalla loro arretratezza economica?
È così che inizia il nostro viaggio nel girone dell’inferno nel panorama dell’Est-Europa post-comunista. Ritorno al caffè Europa ci riporta in quei paesi che credevano nel cambiamento e nel progresso, i cui sogni, però, si sono schiantati sul muro della realtà storica. Infatti, la Croazia ha rallentato la modernizzazione della propria burocrazia perché, una volta dentro l’Unione Europea, non ha più dovuto dimostrare nulla. Ed ecco che la stessa scrittrice si trova travolta in prima persona da una montagna di scartoffie e uffici improbabili per reclamare un terreno di famiglia.
La promessa di civiltà della tessera sanitaria europea, strumento che avrebbe fatto da collante tra i paesi europei, si è infranta. Negli ultimi anni, privatizzazione dopo privatizzazione, il suo utilizzo è diventato complicatissimo nelle strutture ospedaliere e ambulatoriali. A Sofia, continuano a venire costruite ville su strada infangate che non vedranno mai neanche una goccia di asfalto a civilizzarle. La crisi migratoria, come non bastasse, altro non ha fatto che infiammare i nazionalismi che, a loro volta, hanno irrigidito le culture e terrorizzato le persone.
Ecco, dunque, che, tramite le testimonianze delle persone, Ritorno al caffè Europa propone un affresco variopinto degli ultimi decenni di storia europea. Perché prende le mosse dalla memoria di chi questa storia l’ha vissuta sulla propria pelle. L’invito di Drakulić è di sporgere il muso oltre le regioni che siamo soliti osservare. Capire come quelli che spesso riteniamo i confini marginali della grande Storia molto spesso ne sono il cuore pulsante e l’intersezione nevralgica.