Violenza poetica, Io, abisso: Drieu La Rochelle
1943: Roma viene bombardata, Hofmann stila un dettagliato rapporto sulle proprietà allucinogene dell’LSD ed un quasi cinquantenne Celine scrive:
“Non è un venduto: non ne ha il comodo cinismo. È venuto al nazismo per affinità elettiva: al fondo del suo cuore come al fondo del nazismo c’è l’odio di sé.”
Uno dei geni della letteratura francese non spreca tempo ed inchiostro, linfa vitale degli scrittori, senza un valido motivo, senza una giusta causa… per uno come Drieu La Rochelle ne vale la pena gettare inchiostro, ne vale eccome.
Nel 2022 il Gruppo Editore Magog decide di spargere inchiostro su circa centocinquanta pagine, il libro porta un titolo che la dice lunga O il maschio o la morte e l’autore chiamato in causa è proprio quel Drieu la Rochelle citato da Celine.
Drieu il dandy, il fascista, quello del Maestro Stenio Solinas, quello ferito a Chaleroi nel ’14 ma così amante dell’azione da tornare a sputare fuoco al cielo e di ferirsi ancora in battaglia nel ’16 a Verdun.
La Rochelle quello del testa a testa con l’intellettuale di sinistra di nome Aragon (altro gigante del pensiero francese), un confronto tra i due da romanzo. basti pensare che lo stesso Aragon pone il Drieu poeta alla pari di Lautrèamont e Rimbaud ma che nel 1934 accusa senza troppi peli sulla lingua con la frase: “Non sei un fascista, sei un vigliacco.”
Il rapporto tra Drieu e Aragon è un vero e proprio odi et amo, culturalmente una lotta tra titani. Politicamente parlando questo “derby” d’oltralpe per la storia lo vinse Aragon ma il drappo rivoluzionario lo sventolò fiero Drieu per tutta la sua vita ed anche nella morte… con quel suicidio che tanto cercava. Nel ’42, infatti, scriveva “spero di trovare una morte conforme al mio sogno di sempre, una morte degna del rivoluzionario e del reazionario che sono”.
O il maschio o la morte contiene Interrogation e le ventiquattro liriche di Fond de cantin; per i sostenitori della tesi che la poesia è violenza, l’opera risulterà davvero un capolavorodi pensiero e di scrittura.
Pagine che trasudano amore per l’azione, profumano di trincea bagnata da lacrime di sangue per quella Francia che non esiste più ma allo stesso tempo è.
Il campo di battaglia diventa la semplice scacchiera della vita, ed anche in guerra ci sono uomini e uomini, ci sono gli imboscati e “gli aviatori”, come scrive lo stesso Drieu, “che non si nascondono in una nuvola”. Entrambi, con modalità opposte, hanno lo stesso assillo in comune: la gloria.
D’altronde esistono due ordini di maschi: i guerrieri e gli altri.
“Il pugno di Dio è sospeso sul tamburo di guerra, la cui pelle è il cielo teso sull’orlo dell’orizzonte e che rimbomba con tutta la profondità del mondo sul terrore degli uomini.”
Drieu è un poeta, con la P maiuscola. Non scrive, fa l’amore con le parole e l’unica cosa che chiede è: avere altri cieli da scalare.
L’opera non nasconde il rispetto e l’ammirazione per i “nemici” tedeschi come non cela il concetto di guerra quale amplificatrice di stupende emozioni percettibili in modo meno profondo in tempi di pace: amore, morte e trionfo.
Da vero rivoluzionario La Rochelle non poteva chiudere Interrogation con un pensiero debole, il sipario va chiuso in grande stile:
“Se veneri l’Amore, non insultare la Guerra”
In Fond de cantine c’è tutto l’ideale, la metodica d’espressione, l’amore sincero e disperato per la sua Francia e quella preghiera al dio della guerra e delle rivoluzioni al quale affidava la giustizia terrena attraverso i potenti cannoni.
I tanto decantati compagni di trincea diventano la chiave di volta per affrontare a viso aperto la sua amata nemica: la solitudine. Se La Rochelle, dall’alto della sua poetica d’azione, chiedeva altri cieli da scalare, noi amanti del poeta guerriero possiamo solo starcene “col naso all’insù e La bocca aperta a mirare gli astri” assieme ad un figlio del Novecento poco capito dal grande pubblico e troppo solo per scendere a compromessi, tanto da togliersi la vita perché un compromesso non lo accettò nemmeno con la morte.