La Sublime Costruzione: un nuovo viaggio verso la speranza.
Se Omero avesse avuto la possibilità di leggere La Sublime Costruzione (edito da Voland), sicuramente sarebbe stato fiero dell’autore, Gianluca Di Dio, e dell’omaggio all’Odissea. Un omaggio e non una rivisitazione perché l’ambiente e le dinamiche si differenziano dal capolavoro antico. Ma andiamo per ordine.
La trama
Si parte (nel senso letterale del termine) da una città, distrutta da una catastrofe avvenuta dopo una lunga e terribile guerra. Non è Troia, ma la città fantasma di Andrej. Unica possibilità di salvezza e di riavere una vita normale è offerta da una misteriosa e bizzarra corriera, bianca come la mastodontica balena di Melville, diretta alla volta di un cantiere dove si sta realizzando un famigerato progetto universale, denominato “La Sublime Costruzione”, che sembra promettere lavoro e benessere a chiunque voglia impegnarsi nella sua realizzazione.
I rimandi all’Odissea non finiscono qui. Andrej e il suo fidato amico Årvo, nome probabilmente ispirato all’altrettanto fedele cane Argo di Ulisse, s’imbarcano sull’enorme mezzo, una specie di nave gigante con cuccette per dormire. E proprio così inizia la traversata notturna, con un improbabile “colloquio di lavoro” composto da domande astratte dal gusto filosofico-emotivo.
Come la nave di Ulisse rappresentava il mezzo che avrebbe aiutato i naviganti a realizzare il proprio sogno, ossia rientrare a casa, così lo strano mezzo di trasporto de La Sublime Costruzione, rappresenta evidentemente una promessa, una scia che lascia sperare in una risoluzione, ai protagonisti e al lettore stesso.
Le lamiere del cantiere della Sublime Costruzione rappresentano un miraggio, tanto lontano quanto desiderato, tanto affascinante quanto trascinante. Già, parliamo di cantieri, di costruzioni e non di tesori o avventure, perché il sogno è poter avere una vita “normale”, guadagnare e stare bene, ritornare “a casa”, o meglio trovare una casa. Spaesato in un mondo in rovina, Andrej brama il suo posto nel mondo, ma sia lui che i suoi compagni dovranno affrontare un viaggio e il nostro protagonista è disposto a fare un tuffo nel vuoto per raggiungere la chimera. Quello che è la normalità, in questo mondo distopico diventa un sogno.
E così, nel percorso, ritroviamo molti dei personaggi che affollano l’Odissea (ammaliatrici, esseri mostruosi, maghe), ma che nella storia di Gianluca Di Dio hanno un sapore diverso, un richiamo potente alle grandi raccolte di racconti di Dino Buzzati e alle storie visionarie del maestro dell’onirico e dell’abisso: H.P Lovecraft.
L’opera
La Sublime Costruzione è una riformulazione in chiave moderna, fantascientifica e distopica dell’Odissea omerica. Questo intento è dichiarato in maniera evidente dai personaggi, dal viaggio, dalle citazioni che aprono i capitoli e che introducono le varie tappe, le varie avventure che Andrej e i suoi compagni dovranno affrontare.
Le sirene, la maga Circe, i ciclopi e gli altri personaggi incontrati lungo il tortuoso cammino sono gli ostacoli che Andrej è costretto a superare per avere una propria evoluzione interiore e raggiungere il sogno utopico dell’agognato cantiere.
Andrej vuole quindi arrivare alla fine del “viaggio”, obiettivo che persegue dal primo momento del racconto, ma non è certo presentato come Ulisse, uomo dal multiforme ingegno ed eroe senza macchia e senza paura. Anzi, nel protagonista de La Sublime Costruzione albergano debolezze, insicurezze, vulnerabilità e certo non eccelle in arguzia. Non è assetato di conoscenza come Ulisse; vuole solo buttarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo, verso una vita migliore, con la speranza di ritornare a un passato sereno, in un altro posto.
In effetti questa è un’interpretazione che possiamo dare anche ad Ulisse, di sicura astuzia, ma più pigro di quello che Dante voleva farci credere: un eroe che suo malgrado è arrivato in guerra, suo malgrado non è riuscito a ritornare in Patria subito, suo malgrado ha dovuto peregrinare in giro per il Mediterraneo. L’astuzia lo ha salvato dalle intemperie, che probabilmente avrebbe evitato di affrontare se solo Palamede non avesse scoperto il suo gioco, il suo “fingersi matto per non andare in guerra”. Quindi, in fondo, forse Ulisse e Andrej non sono così diversi.
Andrej affronta questo viaggio, irto di pericoli ed avversità, sottraendosi alla rassegnazione e confidando principalmente nell’amicizia.
In definitiva, La Sublime Costruzione è una storia cruda e onesta, un omaggio e una riscrittura ben riuscita, nonostante il paragone illustre che avrebbe potuto far paura. Invece, nessuna forzatura, nessun punto stridulo, un’ottima scrittura. Se nell’Odissea Ulisse cercava di ritornare in Patria, Andrej ne La Sublime Costruzione cerca una sua nuova casa, un posto in cui sentirsi bene, non torna alle origini ma cerca di creare una sua Itaca.
Gianluca Di Dio crea un nuovo viaggio, un viaggio verso il futuro alla ricerca di un mondo antico, un viaggio verso la ricostruzione cercando di lasciare indietro le macerie, i conflitti, le barbarie. Un viaggio per ricostruire, per sperare, per cercare una Sublime Costruzione.