Il versante internazionale della politica spagnola

Le elezioni europee hanno sancito la vittoria del PP guidato da Alberto Núñez Feijóo sul PSOE del presidente Pedro Sanchez. Quest’ultimo, però, rimane sorprendentemente stabile al 30% nonostante i recenti scandali legati alla moglie Begoña Gomez, accusata di reati di corruzione e traffico di influenze, un problema che circa un mese fa aveva costretto il presidente del consiglio dei ministri a sei giorni di silenzio per riflettere sul futuro del suo governo.
Pedro Sanchez continua, dunque, il suo operato e appena passate le elezioni sceglie di rafforzare ulteriormente i rapporti fra Madrid e Ankara ricevendo al Palazzo della Moncloa il leader turco Recep Tayyip Erdogan. Trattasi, per loro, dell’ottava riunione bilaterale, finalizzata a dare un nuovo impulso alle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi.
Ordine del giorno? Sottoscrivere una dichiarazione congiunta sulle attuali tensioni internazionali, sulla crisi migratoria e 13 memorandum di intesa riguardanti scienza, energia, formazione professionale e commercio. In sostanza, si è stabilita un’elargizione di 25 miliardi di euro entro la fine dell’anno in investimenti volti al rafforzamento delle relazioni commerciali tra i due Paesi, oltre alla fiera affermazione della Spagna come “miglior alleata della Turchia” e viceversa.
Si è trovata anche una linea comune riguardo il riconoscimento della Palestina, con l’invito all’ intera comunità internazionale a “non voltarsi dall’altra parte”. Per analizzare queste dichiarazioni è necessario analizzare la posizione di Ankara nelle tensioni in medio oriente.
Con uno storico doppiogiochismo la Turchia sosteneva le azioni di Hamas ma al contempo rappresentava un importante alleato economico di Israele. In seguito al 7 Ottobre e all’inasprimento del conflitto israelo-palestinese, però, il governo Erdogan ha dovuto prendere una posizione netta, scegliendo di affiancarsi agli stati europei nel sostegno diplomatico alla Palestina, facendo in modo, da una parte, di salvaguardare gli interessi commerciali spostandoli ad occidente, e dall’altra di tutelare i rapporti diplomatici internazionali.
In tutto ciò la Spagna, unico governo socialista in Europa, non può che rappresentare l’alleato ideale. Dal canto suo Pedro Sanchez guarda con timore alla crescita dei partiti di destra e cerca di risollevare un economia in forte calo intessendo una fitta rete di commercio con un paese in forte crescita come la Turchia di Erdogan, leader di un AKP che dopo più di vent’anni ha perso lo scettro di primo partito del paese.
Articolo a cura di Francesco Palmieri