Iran: con una forte affluenza il paese sceglie il nuovo Presidente
Gli iraniani fanno la coda nei seggi elettorali per scegliere un successore al Presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad durante le elezioni presidenziali che il campo riformatore spera di vincere ai danni dei conservatori ora divisi tra loro. Uno dei primi a votare, la guida suprema Ali Khamenei, ha chiesto agli elettori di mobilitarsi: “la prosperità e la salute del paese dipende dalla vostra scelta e dalla vostra partecipazione alle elezioni”.
All’estero, l’inviato speciale dell’ONU sui diritti dell’uomo in Iran Ahmed Saheed ha stimato che il clima politico non permetterebbe di qualificare lo scrutinio come “libero ed equo”, e Washington ha denunciato la “mancanza di trasparenza” scartando l’ipotesi di “un cambiamento” in questo paese. Più di 50,5 milioni di elettori sono chiamati alle urne per designare per quattro anni un successore di Ahmadinejad che non può conseguire un terzo mandato consecutivo e la cui rielezione nel 1999 è stata fortemente contestata. Gli iraniani eleggono ugualmente il loro consiglio municipale.
I seggi elettorali sono aperti dalle 08:00 (ora locale) e dovranno essere chiusi alle ore 22:00. Ma in ragione dell’affluenza degli elettori, le operazioni di voto saranno ulteriormente prolungate in maniera certa, ha dichiarato il ministro degli Interni, Mostafa Mohammad Njar, citato dall’agenzia Fars.
L’elezione si giova tra Hassan Rohani, un religioso di 64 anni e un candidato unico dei moderati e riformatore, e tre candidati conservatori: l’ex capo della diplomazia Ali Akbar Vealyati, il sindaco di Teheran Moahammad Bagher Ghalibaf e il capo dei negoziatori nucleari Said Jalili. Altri due candidati,Moshen Rezai e Mohammad Gharazi, non hanno praticamente alcuna opportunità. L’ex-presidente Akbar Hachémi Rafsandjani, che sostiene Rohani, si è augurato che le elezioni possano conferire una maggiore coesione della nazione.
Nel campo dell’opposizione, Ghalibaf ha richiamato tutti i candidati al “rispetto di voto degli elettori”. I primi risultati potrebbero essere annunciati sabato. Ma il Consiglio dei guardiani della Costituzione, incaricato di supervisionare lo scrutinio, ha prevenuto che questo annuncio sarà “fatto dal ministro degli interni e nessuno ha il diritto di dichiararsi vincitore prima”. Nel 2009 infatti, il candidato riformatore Mir Hossein Moussavi aveva annunciato la sua vittoria poco dopo lo scrutinio ma Ahmadinejad fu successivamente dichiarato vincitore.
Un secondo turno avrà luogo il 21 giugno se nessuno dei candidati otterrà il 50,1% dei voti ossia la maggioranza assoluta. Secondo alcuni giornalisti dell’AFP, l’affluenza sembrerebbe essere relativamente importante, anche se appare meno forte del 2009.
All’uscita della moschea di piazza Tajrish, circa 200 persone fanno la coda, uomini e donne separati sotto il sole. La preoccupazione dell’elettorato sembra essere sostanzialmente la stessa: la crisi economica, che si traduce in un’impennata della disoccupazione che ha raggiunto il 30%. La crisi è stata provocata dalle sanzioni internazionali decretate contro il programma nucleare iraniano. Teheran, nonostante le sue smentite, è accusata di cercare di dotarsi d’armamenti nucleari sotto la copertura di un controverso programma nucleare civile. Nel 2003, mentre Rohani dirigeva le discussioni, l’Iran accettò di sospendere il suo programma di arricchimento dell’uranio rilanciato però nel 2005.
Mentre il Canada ha richiamato gli iraniani a esprimere con tutti i mezzi il loro “desiderio di libertà” di fronte alla “dittatura religiosa e militare degli ayatollah”, il gruppo radio-televisivo britannico BBC ha accusato il regime di procedere con delle “intimidazioni di un livello mai raggiunto prima” contro le famiglie dei propri impiegati in Iran.
di Manuel Giannantonio
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14 giugno 2013