CEI e Messa: chiedere la cosa giusta ma per la ragione sbagliata
Sono rimasto un po’ perplesso quando il 9 marzo la CEI ha comunicato la sospensione delle messe: una cosa così impattante che non si era mai data nella storia è stata liquidata con una leggerezza disarmante, persino imbarazzante per certi versi. Ma è oggi che sono ancora più sgomento perché la CEI giustamente (con la comunicazione del 26 aprile) reclama il ripristino della messe, ma lo fa appellandosi alla libertà di culto, a ragioni sociali, pastorali e spirituali, come se la messa fosse un’attività socialmente utile al pari delle Onlus, della festa dell’unità del Cral dopolavoro, e che serve il permesso dello Stato per celebrarla.
Tra l’altro lo fa, a mio avviso, facendo uno scivolone politico, perché a questo punto ammette de facto che non ha autonomamente sospeso le messe e i sacramenti, ma lo ha fatto perché glielo ha imposto lo Stato, roba da protestanti direbbe qualcuno!
Non è solo un problema sociale, spirituale e pastorale
Sinceramente da Cristiano Cattolico che ci crede sono destabilizzato da tutto questo perché dietro questa storia c’è un problema teologico e soteriologico che mi pare non sia stato affrontato adeguatamente e che invece è il vero cuore della questione.
Se la faccenda della messa e dei sacramenti fosse solo un problema sociale, pastorale o spirituale, sticavoli! Va bene, teniamo le chiese chiuse, preghiamo a casa e aspettiamo che la situazione ritorni a normalità senza fare troppi capricci: abbiamo fatto 30, facciamo 31.
Se fosse solo questa la posta in gioco allora avrebbero ragionissima tutte quelle persone che si appellano al buon senso: insomma che i fedeli se ne facciano una ragione! In fondo anche un tifoso di calcio accetta la sospensione della celebrazione, pardon, della partita domenicale, e anche i parroci… insomma dovrebbero usare un po’ di ragionevolezza, Santo Cielo! Di non sola questua vive la parrocchia! Se ristoranti, cinema, teatri, stadi stringono la cinta lo può fare anche la Parrocchia & Friends srl.
Ma a questo punto il cristianesimo sarebbe un’altra cosa rispetto a quello che è stato raccontato per 2000 anni. Giusto, legittimo, non entro nel merito, ma comunque qualcosa di molto diverso. Non c’è da aggiungere altro, la chiesa così pensata è nient’altro che un centro sociale dove Gesù può essere qualcosa tipo Che Guevara, Mussolini, Sai Baba, Don Giussani, la Roma o Bob Marley, l’ispiratore di un movimento per capirci, intorno al quale si organizza una comunità di fan che rende culto attraverso un preciso codice. Nulla di nuovo.
Da cristiano che ci crede veramente, e che non gliene frega nulla di essere un fan o di sentirsi parte di una comunità riunita intorno un carismatico, al fondo di tutta questa faccenda riscontro un enorme problema soteriologico che esige per lo meno che venga fatta un po’ di chiarezza teologica, perché comincio ad avere il sospetto che molte persone non sanno a cosa credono oppure sono io a credere la cosa sbagliata.
Ma torniamo al punto: come disse Papa Francesco in un Angelus del 2015, “la messa è Sacrificio di Cristo, non una bella esperienza spirituale”:
Nelle Chiese c’è l’altare e l’altare serve per perpetuare il Sacrificio, perché la legge non è sospesa e il Dio continua ad esigere che venga pagato il debito che noi paghiamo sacrificando Cristo che si è fatto dono. La vita eterna non è diventata gratis, c’è solo qualcuno che paga al posto nostro.
Noi siamo quello che sacrifichiamo e il debito non è sospeso
Ora, il fatto che c’è qualcuno che paga quello che manca non significa che noi siamo sganciati dal debito o che il debito ha smesso di riguardarci a nostra insaputa. Una volta mettevano la moneta in bocca del defunto per pagare il “traghettatore”; noi offriamo Gesù e va bene, ma nel momento in cui viene sospeso il modo ordinario di perpetuare il sacrificio che succede? La sospensione della messa, dell’Eucarestia, come incide sull’economia della salvezza celeste? Qual è il vero ruolo dei sacramenti (Battesimo ed Eucarestia) nella soteriologia cristiana? Il sacrificio Eucaristico fatto sine popolo è la stessa cosa? Perché quando c’è la consacrazione dell’Eucarestia lo Spirito santo è invocato sul Pane, sul Vino e sull’Assemblea che ne è parte costituente. Fino al CVII la messa sine popolo era vietata, ora è permessa, ma possiamo arrivare a dire che il sacrificio Eucaristico che viene compiuto in una messa sine popolo sostituisce quello ordinario? Personalmente ho l’impressione che la messa sine popolo sia più una concessione ai Sacerdoti che li agevola nella celebrazione quotidiana per come raccomanda il Canone 904 del Codice di Diritto canonico che invita i Sacerdoti a celebrare ogni giorno, in una situazione dove scarseggiano i fedeli, non una sostituzione. Poi boh.
È questa la vera questione (perché è bene ricordarlo che anche i battesimi sono sospesi).
Facendo il verso a Feuerbach possiamo dire che noi siamo quello che sacrifichiamo.
Da Caino e Abele a Gesù una certezza: noi diventiamo ciò che sacrifichiamo e ciò che sacrifichiamo fa la differenza. Finché sacrificavamo enti naturali eravamo delle super creature; nel momento in cui possiamo sacrificare un Dio allora compiamo un salto ontologico che ci permette di essere chiamati figli di Dio ed avere la resurrezione della carne e la vita eterna.
(Ripeto: questo per chi ci crede).
Io sono il pane vivente, quello disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». … Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri e morirono; chi mangia questo pane vivrà in eterno»
La CEI non può reclamare l’apertura delle messe alla stregua di un’associazione di categoria che sta perdendo offerte (no, no, no) mascherando il tutto dietro la sua funzione sociale, appellandosi alla libertà di culto, o a questioni spirituali.
Lo Stato in una situazione di emergenza può anche essere legittimato a chiudere le Chiese come ha fatto con cinema, teatri e stadi, perché per chi non ci crede la messa vale una partita di calcio.
Rispondere a questa sospensione forzata delle messe nello stesso modo in cui rispondono le categorie del settore “spettacolo” non è solo un errore politico che attesta di fatto la supremazia dello Stato sulla Chiesa che finora era rimasta sfumata, ma manca totalmente il bersaglio su quello che è il cuore della fede cristiana.
Tra l’altro, senza essere ipocriti, come si può essere così ingenui da pensare che ci possa essere piena libertà di culto in uno stato laico? Ci può essere al massimo la libertà di pensiero e di parola (che c’è solo in teoria) ma non di culto, altrimenti occorrerebbe permettere anche l’infibulazione o sacrifici umani laddove ci fossero religioni che li prevedono, e da una prospettiva laica tutte le religioni hanno pari dignità.
Se l’Eucarestia (e anche il Battesimo a questo punto) è davvero centrale nell’economia della salvezza, la CEI per coerenza alla tradizione dei martiri, dei santi e della chiesa tutta forse avrebbe dovuto dire dall’inizio:
“Signor Conte, faremo il possibile per mantenere tutte le norme di sicurezza, ci organizzeremo per fare più celebrazioni in modo da diluire l’assembramento, daremo mascherine, persino i numeretti se necessario, etc. etc., ma non smetteremo mai di celebrare. Se non le va bene ci arresti, ci crocifigga, faccia quello che crede opportuno, ma noi questo dobbiamo fare e questo faremo”. Non mi sembra che Gesù abbia fatto troppe storie davanti a Pilato.
Oppure al contrario se l’Eucarestia (e il Battesimo) non è così centrale e al Signore va bene anche un po’ di buon senso allora avrebbe dovuto dire ai fedeli: “Sospendiamo le messe perché in fondo non serve perpetuare il sacrificio, è stato fatto una volta e basta e quello che facciamo ogni domenica, è solo una memoria, importante ma non fondante. Come il battesimo, è solo un rito simbolico che serve per segnare le persone nei nostri registri e darci più potere politico, quindi in questo momento, dato che c’è la pellaccia di tutti in gioco, è più opportuno stare a casa come gli altri, perché se muoiono tanti cristiani perdiamo voti, poi certo, se questa cosa dura troppo e le offerte scarseggiano ci faremo sentire, ma finché possiamo abbozzare collaboriamo”, o qualcosa del genere.
Oppure, “Eucarestia e Battesimo sono centrali, sospendendoli ne perderemo tanti ma ne salveremo di più perchè… etc”.
Semplice. Leale.
Il modo in cui si sta sviluppando la questione mi lascia l’amaro in bocca e l’impressione che la Chiesa stessa stia trattando il cristianesimo come un una spiritualità simil new age, un mos, una cultura, un modo di stare insieme, e che la funzione principale non è quella di amministrare i sacramenti e diffonderli, ma di agire come una società di promozione sociale al pari dell’Unicef o del centro bocciofilo, o di una tifoseria, dove la messa è solo una celebrazione rituale al pari della partita di calcio domenicale fatta di tifosi fedeli.
Il cristianesimo in cui credo non è questo.
Dal mio punto di vista questo è proprio il tradimento del cristianesimo in cui credo, un cristianesimo civico dove se Gesù sia o meno Dio non importa, ma ciò che importa è il suo esser maestro, guaritore, vicino ai poveri, che porta una morale o un messaggio politico sostenibile (che poi quelli di destra declinano a destra e quelli di sinistra declinano a sinistra: a volte non so se mi fa più vomitare Salvini con il rosario in mano o il radical chic di sinistra in sandali e chitarra che fa un mischione naif tra antifascimo, cristianesimo ed ecumenismo liquido degno della peggior new age).
Sia da destra (chi vuole ripristinare la messa per ragioni sociali e identitarie), sia da sinistra (chi si appella invece al buon senso e invita a stare ancora per un po’ a casa), mi sembra si stia perdendo il centro di ciò che un cristiano crede e il senso per cui si fanno certe cose.
La spiritualità è una cosa, la parrocchia, il mos un’altra e la salvezza è un’altra ancora.
Mi spiego meglio: prendiamo ad esempio il matrimonio (che è anche un sacramento). Che rapporto c’è tra amore e matrimonio? Oggi ci sposiamo per amore, ma questo è un costume abbastanza recente perché per millenni i matrimoni non si sono fatti per amore, il matrimonio era un contratto. Che oggi ci si sposi per amore, per comunione spirituale è bellissimo e un matrimonio che si fonda su questo è meraviglioso, ma non è l’amore che poi dà i diritti coniugali e l’eredita del marito/moglie:
due persone possono amarsi e stare in comunione spirituale senza essere sposate. Quando uno dei due muore, non eredita nulla. Due persone possono essere sposate e non sopportarsi ma quando uno dei due muore l’altro eredita. Si chiama Nuovo Testamento perché a partire dal sacrificio di Gesù c’è un nuovo contratto in essere tra l’uomo e Dio che dà seguito a una nuova eredità, a una vita nuova. Che la bellezza e la perfezione ci sia nella coincidenza tra l’atto legale e quello spirituale è una meraviglia, ma l’eredità passa ed è possibile attraverso una norma, un’economia, non una spiritualità o un sentimento.
Nel cristianesimo per come lo conosciamo vale lo stesso. E attenzione, non sto parlando di fariseismo, al contrario dico che va compreso il senso di quello che si fa e non farlo solo per abitudine, tradizione o costume. L’ecumenismo liquido, il civismo sono il nuovo fariseimo, anzi peggio, almeno i farisei seguivano la legge di Dio.
È il fatto che venga pagato il debito ontologico attraverso il sacrificio che permette la vita eterna, non è l’esser buoni o cattivi, spiritualmente potenti o fragili o pieni di amore o civili. Tutto questo è stupendo, meraviglioso e fondamentale per la portata della salvezza, perché sono elementi decisivi affinché la vita sulla terra sia bella e la salvezza sia estesa a più persone, ma non è la condizione della salvezza. (Gesù in vita guarisce e fa stare bene le persone e da Risorto vuole che venga annunciato a tutti il Kerigma, perché se è vero che a seguito della resurrezione per l’uomo la vita eterna è possibile è anche vero che i popoli devono saperlo e se nessuno lo sa ciccia.)
Senza il sacrificio e la comprensione del sacrificio rischiamo di avere tutti campioni di spiritualità, tanto amore, tanto civismo, tanto benessere, tanta felicità ma tutto cieco e fine a se stesso, cioè avremo solo uno stato d’animo positivo che aiuta a sopportare la nullità della vita, ma non la vita eterna. Questo è il punto. Mi voglio spingere oltre per marcare il concetto fino a dire che la propria conversione non fa la propria salvezza ma è funzionale alla salvezza degli altri, alla diffusione della salvezza. Nessuno si salva da solo, per quello che è, per quanto spiritualmente forte possa essere. Chiaramente per chi ci crede.
Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.
Ripeto, non si eredita la vita eterna perché sei buono, felice o super spirituale etc… La erediti perché sull’altare puoi sacrificare un Dio che si è fatto dono per amore.
Ratzinger: «Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo»
Si sta scambiando la fede con il costume e la spiritualità e per questo se uno dice non si possono sospendere le messe viene preso per un fondamentalista folle. Ecumenismo liquido? Anche no! A questo punto meglio il nichilismo, più leale.
Un cristiano oggi dovrebbe dire: “non mi sorprende che lo Stato per conservare se stesso e il benessere dei propri cittadini attui politiche di un certo tipo, giuste o sbagliate che siano, ma io da cristiano che ci crede davvero e ha un’altra prospettiva esistenziale, un altro metro, un’altra autocoscienza, me ne sbatto e faccio come hanno fatto i Santi e i Martiri nel passato. Se allo Stato non sta bene… benissimo, porterò la mia croce“. Punto. E non pretendo di avere ragione, o di essere nella verità. Questa è la mia fede, è ciò che ho scelto di credere.
Gesù non è venuto a portare benessere o buon senso o conciliazione con le istituzioni, ma amore, e non quell’amore sentimentale, pacificato e consolante che serve a rendere più sopportabile l’esistenza, ma amore che è spada e dà vita eterna, e per farlo ha preso la croce, non si è certo adattato al buon senso o alle aspettative del mondo.
Oggi noi vediamo un Gesù che è stato crocifisso, ma prima di essere crocifisso tutti (da Satana a Pilato) hanno fatto il possibile per togliergli la croce di dosso: bastava che rinunciasse alla sua missione, che si rimangiasse quello che ha detto e che “adorasse” una legge diversa da quella di Dio, e al posto della croce avrebbe avuto la gloria e l’applauso del mondo, non poco.
Di buon senso si muore e il problema non è di buon senso o meno, è un problema legale di economia della salvezza, tutto il linguaggio evangelico è perlinato da queste categorie, se si vuole essere seri e non scimmiottare un buonismo melenso o un fariseismo patetico, bisogna trattare la questione non in termini spirituali, sociali o pastorali ma in termini economico/legali:
la legge non è mai stata sospesa e il prezzo è sempre richiesto dalla giustizia divina. Il fatto che è il giudice stesso a darci anche il sangue con cui pagare il debito non ci deve confondere.
La vera domanda
La vera domanda a cui bisogna rispondere in un’ottica soteriologica è quindi: che cosa succede se si sospende il sacrificio (nella forma ordinaria) e il battesimo, in ottica dell’economia della salvezza celeste e del progetto di Dio? Hanno accesso più o meno persone alla vita eterna senza messa e senza battesimo?
Questo è quello a cui bisogna rispondere. Punto. Il resto è chiacchiericcio, capriccio e lobbyng.
Il fatto che “Deus non alligavit potentiam suam sacramentis” cioè che Dio non abbia vincolato la sua potenza ai sacramenti e che quindi può operare in maniera straordinaria la salvezza è indubbio – anche se Gesù stesso ci ripete più volte che la legge non è stata mai sospesa – e questo come singolo fedele, e ripeto singolo, in qualche modo rassicura, non sono troppo preoccupato per la mia personale e particolare salvezza, ma questo non nega il fatto che sia stato istituito un modo ordinario al quale siamo chiamati ad attenerci per la salvezza personale e del mondo tutto, e, seppure sforzandoci forte forte, restando sempre con un grande dubbio potremmo anche trovare in qualche modo un appiglio soteriologico alla questione personale, il problema escatologico e globale rimane apertissimo.
In ogni caso dopo la reazione stizzita della CEI la domanda posta nell’articolo precedente si fa cogente: la Chiesa sospendendo i sacramenti sta facendo la volontà di Dio? Se non ci sono battesimi e non si celebrano messe, Dio è più contento? Così facendo hanno accesso più o meno persone alla vita eterna? Perché la missione primaria della Chiesa non è conservare se stessa o portare benessere, ma quella di esistere e resistere per salvare più persone possibile.
Eucarestia e Coronavirus: mmm pe me così nun funziona e ve dico perché
Per ora solo una cosa è chiara che fino al mese scorso non era così chiara: che la Chiesa sta obbedendo alla volontà di Conte, si sta sottomettendo a quello che il mondo comanda, la farsa del autolimitazione è venuta fuori con l’ultima lettera. Poi se la volontà di Dio e quella di Conte coincidono, benissimo, eccellente, la polemica attuale ha tutto un’altro senso, se invece non coincidono allora c’è un’asimmetria nella Chiesa che apre un problema escatologico ancora più grande.
È qui che si gioca la vera partita e non mi sembra che nessuno abbia risposto.
Sarebbe bello a questo punto affrontare la questione che riguarda katechon e trasnsumanesimo in una prospettiva escatologica, magari lo farò in un altro articolo.
Da fedele l’effetto che ho avuto leggendo il comunicato della CEI del 26 aprile è un po’ lo stesso di chi mi dice: dobbiamo combattere la fame nel mondo così alle persone che si salvano possiamo vendere più farmaci, morire di fame non fa business, morire con un bel tumore sì.