Uscita di emergenza , di Manlio Santanelli al Teatro Bellini di Napoli
Rino Di Martino ed Ernesto Mahieux, sono i protagonosti di “USCITA DI EMERGENZA” di Manlio Santanelli, sotto la regia Pierpaolo Sepe.
Lo spettacolo una tra le commedie più celebri di Manlio Santanelli, narra la storia e rievoca amori mai avuti, impegno per lavori non portati a termine, così come rievoca l’inconscia paura del terremoto, articolandola in un dialogo pieno di menzogne e offese.
Il pregio di questa commedia sta nell’importante lavoro di Santanelli, che riesce sottolineare l’inizio della nuova stagione del teatro napoletano post-Eduardo. Infatti siamo nel 1980, e sia pure ancora storicamemte non è avvenuto il triste terremoto irpino, Santanelli già fa sentire nella sua drammaturgia la solitudine e le angosce di due terremotati.
Pierpaolo Sepe, nella sua regia, intelligentemente, rilegge il testo e lo affida a due grandi protagonisti, Rino Di Martino ed Ernesto Mahieux, che riescono a dare la giusta interpretazione, mettendo a nudo la condizione interiore dei due personaggi.
Nel corso dello spettacolo, ben viene evidenziato come Cirillo e Pacebbene si siano trovati improvvisamente senza casa e decidono di andare a vivere in un quartiere di Napoli disastrato dal terremoto, trovando sistemazione in una casa lesionata, che in qualche modo è il riflesso del loro stato d’animo.
I due all’interno di questo appartamento non riescono a concretizzare nulla, ma parlano di fuga, di evasione per andare in luoghi lontani, ma alla fine con difficoltà riescono ad muoversi già all’interno della casa.
Il loro dialogo ricalca un gioco crudele, quanto inutile e continuamente si fanno male reciprocamente, lasciando sempre più trasparire il loro reale vuoto interiore, finendo essi stessi schiacciati da una impietosa guerra tra in poveri, così come troppo spesso succede nel quotidiano della vita reale.
Insomma un gioco morboso e massacrante, che è lontano dalla napoletanità, dove i personaggi sono carichi di umanità e carnalità, ma anche imbevuti di rabbia e candore, di violenze ed innocenza; rapporto di comicità e latente omosessualità.
Si alternano momenti intensi di dolore a momenti di leggerezza nell’esistenza di questi due personaggi, a cui tutto è stato tolto ma è stato lasciato soltanto l’amoroso sapore della memoria.
Pierpaolo Sepe ha fatto ogni sforzo per dare nuovo vigore a questa commedia non proprio giovane e che lo stesso Bellini riprende dalla passata stagione, per riproporla al suo pubblico, che sembra rispondere con favore.
Sepe tirà fuori dall’opera tutta la sua napoletanità facendo respirare la teatralità di una città che vive come se fosse sempre su un palcoscenico, e nelle sue note dice: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità”, recitava una battuta di Samuel Beckett e Manlio Santanelli pare partire proprio da questo presupposto per comporre il suo splendido “Uscita di emergenza”, racconta l’atroce e disperata relazione tra due uomini fragili e tristi, ma irresistibilmente comici e buffi.
Mi piace pensare che questa storia racconti di una città rimasta intrappolata in una cultura odiosa, obsoleta, volgare e che non riesca più a rialzarsi e a ricordare la sua bellezza. Mi piace pensare che questo testo sia un monito, un grido di dolore di chi non riesce più ad amare la comunità cui appartiene ma non può nulla o nulla gli riesce, per combatterne il degrado”.
Le due diverse angolazioni da cui vedere i due personaggi che si combattono finiranno a condurre ad finale terribile, togliendo loro ogni speranza.
Paolo Marsico
11 novembre 2013