Siria, ancora una strage a Damasco: 40 vittime, oltre 170 feriti
Il Baath, partito al potere da mezzo secolo in Siria, come era prevedibile ha vinto le elezioni “farsa” legislative, svoltesi lunedi’ 7 maggio.
Continua a peggiorare la situazione in Siria dove oggi una duplice esplosione nella capitale, Damasco, ha causato centinaia di vittime e feriti. Ancora una volta la tv di stato ha mascherato la repressione del regime definendo quanto accaduto frutto di attacchi terroristici. Tra le vittime molti studenti che si stavano recando nelle scuole, una vera e propria carneficina con almeno 40 vittime e oltre 170.
Samir Nashar, uno dei membri del comitato esecutivo del Cns ha dichiarato che non ci sono dubbi: “C’e’ il regime dietro tutto questo”, Nashar ha spiegato che la strategia dinamitarda punta innanzitutto a lanciare un avvertimento alla missione di osservatori Onu (entro la prossima settimana arriveranno anche i primi 5 osservatori italiani), per renderli consapevoli che sono in pericolo. Inoltre in questo modo Assad crede, continua a spiegare Nashar, di poter dimostrare agli occhi della comunità internazionale di esser l’unica “soluzione governativa” in grado di arginare il terrorismo, un male minore che fin ora in tredici mesi di repressione ha ucciso oltre 10mila persone.
Quest’oggi il generale Robert Mood, che è alla guida della missione dell’Onu in Siria, ha chiesto l’aiuto di tutta la comunità internazionale per fermare il bagno di sangue: “E’ un altro esempio delle sofferenze inflitte al popolo siriano. Noi, la comunita’ internazionale, siamo qui con il popolo siriano e chiediamo a ciascuno, dentro e fuori la Siria, un aiuto per fermare questa violenza”.
Giulio Terzi, ministro degli esteri italiano per la prima volta parla di intervento armato in Siria, in quanto l’invio di osservatori potrebbe non esser sufficiente. In un intervista a Repubblica ha dichiarato che si potrebbe richiedere al Consiglio di Sicurezza Onu l’intervento di 2-3mila uomini per una: “missione armata, capace di garantire la protezione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori, oggi affidata al governo siriano. Il modello libico e’ irripetibile, ma il capitolo VII e’ stato utilizzato in molte altre occasioni, e in tante altre avrebbe potuto evitare massacri come quello di Srebrenica”.
Enrico Ferdinandi
10 maggio 2012