Comunali, Antimafia: “Quattordici gli impresentabili nelle liste civiche”
Secondo la commissione Antimafia, che ha realizzato uno screening su liste e candidature in vista delle elezioni del 5 giugno, “sono 14 i nomi degli impresentabili” candidati alle comunali. Rosy Bindi: “si rischia un voto inquinato”.
COMUNALI, ANTIMAFIA: “SI RISCHIA UN VOTO INQUINATO”
Sono 14 i nomi dei candidati alle comunali che la commissione Antimafia ha giudicato “impresentabili”. Ad annunciarlo è stata la presidente della commissione stessa, Rosy Bindi. “Otto hanno certificato il falso in merito a condanne e non sono quindi candidabili per la legge Severino – ha spiegato la Bindi -. In tre sono ineleggibili mentre altri tre casi sono relativi al codice di autoregolamentazione”. È questo il bilancio emerso dall’indagine della commissione Antimafia su circa 3000 candidati alle prossime elezioni comunali, oltre 2000 nel solo Comune di Roma. La bicamerale si è soffermata sulla situazione dei comuni sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso o sottoposti ad accesso ai sensi dell’art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In esame i Comuni di San Sostene (Cz), Joppolo (Vv), Badolato (Cz), Sant’Oreste (Rm), Platì (Rc), San Luca (Rc), Ricadi (Vv), Diano Marina (Im), Villa di Briano (Ce), Morlupo (Rm), Scalea (Cs), Finale Emilia (Mo), Battipaglia (Sa) e Roma capitale. Rosy Bindi ha specificato che solo in un caso si tratta di un candidato a Roma e che nella capitale sono stati esaminati i candidati al Consiglio Comunale e quelli candidati per il Municipio VI. “La situazione è complessivamente incoraggiante rispetto allo scorso anno e credo che sia grazie all’attenzione che si è creata intorno alla qualità della classe dirigente – ha detto poi la presidente della commissione – anche se alcuni dati restano preoccupanti”.
COMUNALI, L’ANTIMAFIA SULLE LISTE CIVICHE
“Che le liste civiche fatte nel modo che abbiamo visto – ha sottolineato la Bindi – siano un varco per le mafie è indubbio. Abbiamo visto nel tempo la presentazione di liste civiche nate per protesta contro la politica, ma il quasi 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia è allarmante”. Ed ha proseguito: “Conosciamo anche liste civiche come capacità di riscatto, non vogliamo certo col nostro lavoro delegittimare tentativi che ci sono, ma il 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia, qualcosa vorranno dire”. “I partiti devono decidersi a prendere sul serio questa situazione. Se vogliamo estirpare la mafia, ci vogliono forze politiche chiare, che non fanno operazioni trasformistiche: ricostruendo la storia di alcune liste civiche si trovano candidati cacciati che si alleano con pezzi di avversari. In un comune, le tre famiglie di riferimento ndranghetista hanno piazzato i loro candidati ciascuno in una delle tre liste”. E alla domanda su quale comune fosse, la Bindi ha risposto che “Diano Marina potrebbe rappresentare questo caso d’interesse”.
La Bindi ha poi lanciato un appello alla politica: “Se si vuole combattere la mafia non ci si può nascondere, bisogna metterci la faccia” – questo in virtù di quanto emerso dalla relazione conclusiva dell’Antimafia: in alcuni Comuni i partiti politici non hanno presentato candidati e in altri sono state presentate solo liste civiche. “A San Luca non si sono presentate le liste per l’ennesima volta. A Joppolo c’è un’intricata vicenda tra scioglimenti, ricorsi e situazioni penali del sindaco” – ha osservato la Bindi. Altra situazione ritenuta preoccupante dalla commissione è quella di Platì. “Dal 1900 il comune è stato sciolto ben 15 volte e oggi si vota con due liste civiche tutte formate da candidati legati ad amministrazioni precedenti che hanno provocato lo scioglimento”. Il vicepresidente Claudio Fava (Si) ha aggiunto: “La commissione non assegna patenti di legalità né di antimafia. Gli strumenti a disposizione della bicamerale – ha sottolineato – non sono sufficienti a garantire liste pulite. A Platì nessun candidato viola il codice di autoregolamentazione né risulta incandidabile per la legge Severino, ma ci sono decine di sottoscrittori delle liste e di candidati che hanno comprovati rapporti di amicizia o di parentela con la cosca Barbara e le altre cosche che governano il territorio. C’è il rischio concreto che ci troveremo di nuovo con un comune sciolto e Platì governata per interposta persona dalle cosche”. Insomma “si può stare dentro la griglia” definita dall’Antimafia, ma “andare in consiglio per conto di quella cosca che ti fa eleggere”.
“Per i candidati al Consiglio comunale di Roma – ha notato la Bindi – si tratta di situazioni nelle quali non si registra un discostamento, sia dalla legge Severino, che dal codice di autoregolamentazione. Nel VI municipio qualche situazione critica l’abbiamo rilevata”. Quanto al caso rilevato a Roma, si tratta di “un caso in una lista civetta”, in pratica nella lista civica Giovanni Salvini.
ANTIMAFIA, BINDI: “SI FACCIA IL TAGLIANDO ALLA SEVERINO”
E serve un tagliando anche alla legge Severino secondo la presidente della commissione Antimafia. “A parte il gioco strano tra incandidabilità e ineleggibilità – ha spiegato -, un altro aspetto da rivedere riguarda le pene, con condanne definitive non inferiori a due anni, ma è anche vero che molti candidati sono stati condannati varie volte. La legge però non consente di sommare le condanne”.