La persona più anziana del mondo: Emma, 116 anni
Con la scomparsa di Susannah Mushatt Jones, il primato per longevità passa a Emma Morano, piemontese classe 1899, che con i suoi 116 è la persona più anziana del mondo. Oltre i record, le loro storie.
Nella stanza essenziale che richiama l’odore di naftalina di armadi e cassetti c’è Emma Martina Luigia Morano, la persona più longeva al mondo. Stringe un cuscino accanto a sé con sopra ricamato “116 anni auguri Emma”. Gli scatti delle macchine fotografiche dei giornalisti accorsi nella piccola Pallanza, nella provincia verbanese, invadono la camera da letto della donna. «Lo sa che è la persona più anziana del mondo?» chiede un giornalista a Emma seduta ai bordi di un piccolo letto con spalliera in legno chiaro incisa: la risposta è una risata. Dietro il nome dell’anziana, lì tra le colline piemontesi, ci sono 116 anni di storia. Emma è nata a Civiasco, in provincia di Vercelli, il 29 novembre 1899: è l’ultima persona ancora in vita nata nel diciannovesimo secolo. Diventando decana d’Italia ed Europa già dal 2 aprile 2013, il 14 agosto scorso è diventata anche l’italiana più longeva di tutti i tempi superando l’italoamericana Dina Manfredini (1897-2012). Emma è entrata nel guinness dei primati dopo la scomparsa di Susannah Mushatt Jones, donna afromaericana nata a Montgomery (Alabama) nel 1899 e di due mesi più anziana. Jones era diventata la donna più longeva del mondo lo scorso anno con la morte della giapponese 117enne Misao Okava, si è spenta in una casa di riposo di New York nei giorni scorsi passando il testimone ultracentenario a Emma.
Le due storie – Gli anziani hanno molto da raccontare, ma non vengono ascoltati. “Noiosi”, “sempre le stesse storie” si dice. L’anzianità è anche considerata come un peso per le casse dello Stato, eppure quei stessi soldi contribuiscono a rendere gli anziani l’ultimo baluardo di stabilità per le famiglie. Come se non bastasse, alle questioni previdenziali e culturali, l’importanza del trasmettere memoria è pure sminuito. Al di là dei record, le storie di Emma e Susannah hanno molto da indicare: la loro longevità richiama quell’immortalità inesistente dove si rimane soli. Dall’antica Grecia fino alla cultura pop di Wolverine infatti chi vive in eterno vede appassire tutto ciò che ama col peso della storia sulle spalle. Soltanto questo dovrebbe spingere a considerare le loro storie come preziose. La vita di Susannah è quella di una donna afroamericana che ha attraversato gli oceani del tempo nei contraddittori Stati Uniti del ventesimo secolo. Quella di Emma una delle testimonianze dalla provincia di un’Italia ancora in vita.
Susannah frequentò una scuola per giovani ragazze di colore conseguendo il diploma superiore nel 1922. In quello stesso anno iniziò a lavorare tutto il giorno nelle piantagione di cotone per aiutare la propria famiglia. Successivamente Jones lasciò la natia Alabama per trasferirsi nel New Jersey primo e definitivamente a New York poi, dove trovò lavoro a sette dollari settimanali come governante e bambinaia. Aveva il sogno di diventare maestra, ma non ci riuscì pur lavorando a stretto contatto con i bambini: li amava, eppure non riuscirà ad averne da suo marito, del quale perse le tracce dopo cinque anni di matrimonio senza averne più notizie. Oltre ai dolori sono stati gli aspetti positivi a rendere Susannah longeva: «Sono sempre stata circondata da energie positive e amore, questo è il segreto per una vita lunga e felice». Amore, bambini e pancetta, il suo«unico vizio». «Non ho mai bevuto o fumato» dichiarò Jones, che dormiva poco – aspetto biologicamente nella norma nell’anzianità – e prendeva solo due farmaci al giorno nonostante la cecità comparsa con l’età e problemi con l’udito.
Solitamente il fascino della vita di un anziano sta nel raccontare le sue esperienze. Nei dettagli che emergono dalle loro storie ci sono modi di vivere e affrontare la vita. Se questo avviene per un “giovane” anziano sugli 80 anni, figuriamoci nel caso di un ultracentenario. Emma indossa una maglia in lana coperta da una vestaglia in fiore, di quelle che portano tante nonne. I capelli sono corti e gli occhi piccoli. Si è trasferita un decennio fa a Pallanzia, vicino al Lago Maggiore, dove vive in una casa che da sulla chiesetta del paese.
«Ero una ballerina, ma adesso sono vecchia» ricorda Emma con un certo vigore che gli muove gli orecchini di perla. La sue labbra violacee non scandiscono bene le parole, «non ho i denti!», ma la l’anziana signora riesce a entrare in contatto con i suoi interlocutori. Racconta del suo matrimonio, dal quale rimarrà presto vedova, e del suo unico figlio deceduto pochi mesi dopo il parto. La sua famiglia ha radici radicate nel piemontese con la longevità ad accomunarne i membri: tra le foto di rito ci sono anche quella della madre e di sua sorella, scomparse rispettivamente a 91 e 107 anni. Il segreto? Le uova: «ne mangio due al giorno, una al mattino e una dopo pranzo». Ora è tardi, Emma «è stanca» dice la badante di colore che insieme a una ragazza romena si prende cura della nonnina e considera «un privilegio» stargli accanto. Le campane della chiesa accanto suonano ed Emma vuole fare il suo pisolino. Via i flash che vanno al prossimo record. Le acque del vicino Lago Maggiore scorrono ed Emma riposa, col peso della storia.