“Lavoro produttivo e interesse finanziario”, lo IASSP mette il dito nella piaga della finanza
MILANO – Ieri, giovedì 19 novembre, ha avuto luogo il convegno “Lavoro produttivo e interesse finanziario”, promosso ed organizzato dallo IASSP (Istituto Alti Studi Strategici e Politici per la Leadership), con il patrocinio della Regione Lombardia, nell’ambito delle attività del Private Ph. D in “Governance e Cultura Politica”. Una lectio magistralis a più voci per contribuire al raggiungimento di una nuova coscienza sociale attraverso proposte strategiche adeguate e concretamente praticabili, che verranno esplicitate all’interno di un libro in pubblicazione nella primavera 2016.
Un confronto stimolante che ha visto alternarsi, in diverse sessioni, eccellenze in ambito economico-finanziario, giornalisti, esperti di relazioni internazionali e rappresentanti del Governo, quali Matteo Bosco (Country Head Aberdeen Switzerland), Angelo Deiana (Presidente Confassociazioni), Antonio De Palmas (Presidente di Boeing Italia), Diego Fusaro (Docente alla Facoltà di Filosofia Università Vita-Salute San Raffaele – Milano), Davide Giacalone (Politico, Giornalista e Scrittore), Edoardo Imperiale (Direttore Divisione Impresa e Innovazione – Sviluppo Campania), Alberto Marchi (Director McKinsey), Claudia Mezzabotta (Presidente C.S. F.I.L.A.), Marco Morganti (AD Banca Prossima), Nicola Morra (Senatore), Franco Moscetti (già AD di Amplifon), Ferruccio Pinotti (Giornalista Corriere della Sera), Alessandro Politi (Analista Politico e Strategico), Paolo Salvadeo (CEO Quanta System), Giuseppe Schlitzer (Saggista e AD AITEC), Mario Sechi (Giornalista, Saggista), Claudio Sorgiacomo (Amministratore Delegato di Carl Zeiss S.p.A.), Raffaele Tiscar (Vice Segretario Generale del Governo), Sergio Vento (già Ambasciatore a Parigi, a New York – Nazioni Unite – e a Washington).
Sospesi al 39° piano del Palazzo Lombardia, i vari relatori hanno animato la discussione, davanti ad un pubblico di studenti ed addetti ai lavori, affrontando diverse tematiche: dal rapporto fra mondo finanziario ed economia, al ruolo della politica nazionale ed europea, ai punti di forza del Sistema Paese Italia, oltre ovviamente ad un’attenta analisi dei punti di debolezza in grado di compromettere lo sviluppo del nostro Paese.
È ancora possibile conciliare finanza e lavoro produttivo? La finanza può essere d’aiuto al settore imprenditoriale o si è ormai sganciata da qualsiasi parametro reale? «Serve un riallineamento perché è indiscutibile che la finanza sia uno strumento per sostenere l’impresa ed il mondo produttivo. C’è una liquidità enorme che però non arriva, effetto del distacco che si è prodotto tra finanza e attività produttiva. Viviamo una contraddizione: tassi bassi e denaro disponibile ma accesso per le PMI difficile e complicato. Inoltre, la finanza ha un ruolo essenziale non solo per la sostenibilità delle imprese ma anche per la sostenibilità del pianeta stesso» come dichiarato da Antonio De Palmas.
La dignità del nostro Paese sta ancora nel lavoro produttivo, nell’eccellente capacità di trasformare la materia in ricchezza, ma la reputazione è il nostro punto debole di fronte ai mercati: 8 e 80 sono due numeri rivelativi. L’economia italiana è infatti ottava al mondo mentre scivola all’ottantesimo posto rispetto al prestigio internazionale! Raffaele Tiscar rimarca: «La finanza è parte integrante di un sistema che ha raggiunto un benessere altrimenti impossibile, ma senza la fiducia nessun mezzo di scambio può aver luogo».
Ma quale strategia di politica economico-finanziaria è auspicabile e quale è “realistica” visto che il margine delle scelte si riduce quanto la sovranità di un paese democratico? «Fa riflettere che il 50% del PIL è fatto dalla spesa pubblica», come sostenuto da Davide Giacalone.
Assistiamo ad una nuova contraddizione: l’imperterrita spinta al consumo mentre diminuisce il potere d’acquisto. Angelo Deiana sottolinea l’importanza di una presa di coscienza: «La trasformazione di un sistema in una rete comporta un ripensamento delle scelte e delle decisioni per capire come finanza e lavoro produttivo possano fare sistema. Esiste un analfabetismo finanziario».
L’etica non esiste nella finanza speculativa, il fattore umano non è assolutamente considerato, ma il capitalismo intellettuale dovrà rimettere al centro del mondo il capitale umano, dato che, come evidenzia Paolo Salvadeo, «se non coltivi il capitale umano, tutto il resto diventa speculazione, ed è imprescindibile innovare per non morire. La finanza rimane uno strumento fondamentale per risollevarsi dalla crisi, ma si è generato un circolo vizioso che invece dovrebbe essere virtuoso, dato che le banche non finanziano realtà che invece sono bisognose di soldi per ripartire. Serve più flessibilità nel sistema dei finanziamenti, più “democratizzazione” finanziaria che non ostacoli le imprese, poiché esse sono l’ossatura della nostra Italia, devono essere trattate in modo dignitoso e agevolate dal sistema politico e finanziario».
Le parole di Marco Morganti danno voce al contributo fondamentale del no profit: «Il patrimonio è fondato su fiducia, donazione e volontariato».
Diego Fusaro propone il recupero delle radici per l’uomo con una identità: «Perché l’economia come unica sorgente di senso? Non sacrificare tutte le altre fonti: etica, cultura e Stato».
La filosofia dovrebbe infatti restituire il pensiero critico al nostro Paese, ostaggio di una eccessiva e controproducente fiscalizzazione, oltre che di una paludosa e asfissiante burocrazia, fattori che, complice una mancanza di trasparenza che favorisce la corruzione, sfiancano le energie utili per una sana crescita economica. Inoltre, osserva il senatore Nicola Morra: «Ragioni politiche iperliberiste, senza valutazione d’impatto, hanno distrutto l’economia reale in molte parti della UE, soddisfando solamente le esigenze di un capitalismo finanziario senza radici, senza identità culturale e morale, capace soltanto di delocalizzare le produzioni dove il costo della produzione e costo del lavoro risultano più vantaggiosi per la proprietà».
La finanza è un rischio affascinante, tuttavia, il Prof. Ivan Rizzi, Presidente dello IASSP, semina parole d’auspicio per un futuro nuovo che attende solo di essere mietuto: «È più che mai la finanza che può permettere alla nostra produzione di dispiegare le ali, potenziarsi e competere. Non si può concepire nulla di meglio nella vita pubblica senza conservare un nucleo di speranza metaforica come negli anni della Ricostruzione. Poiché siamo ancora chiamati ad una ricostruzione».