Si è spento il filosofo e poeta Sgalambro
Il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali.Il resto è sogno, interrotto da qualche insignificante sprazzo di veglia…
Così scriveva nell’Aria di Federico (da Il cavaliere dell’intelletto) il filosofo e poeta Manlio Sgalambro che oggi a Catania è morto all’età di novant’anni. Senza titoli accademici né lauree, lo Sgalambro autodidatta è stato un fine intellettuale, pensatore a suo modo nichilista e un profondo conoscitore di Friedrich Nietzsche. La morte del sole del 1982 è il manifesto di questo filosofo malinconico e chimerico, difficilmente inquadrabile in una scuola precisa di pensiero.
Il poeta di Lentini è conosciuto dai più come paroliere di famosi testi di canzoni (Emma di Patty Pravo, Come un sigillo, Eri con me di Alice, Il movimento del dare di Fiorella Mannoia, Marie ti amiamo Carmen Consoli, Non conosco nessun Patrizio di Milva, Facciamo finta che sia vero di Adriano Celentano) ma soprattutto la sua notorietà è data dalla ventennale collaborazione con Franco Battiato, iniziata nel 1993. La cura e Shock in my town tra i brani più famosi, scritti insieme al cantautore che ha voluto commentare la morte del collega e amico con un Non ho nulla da dire, è una cosa privata, è un dolore personale molto forte. Non possiamo poi dimenticare poi che il filosofo siciliano è stato anche l’autore delle celeberrime canzoni che hanno allietato generazioni di bambini come Madama Dorè, Fra Martino campanaro, Il merlo ha perso il becco, musicate da Giovanni Ferracin.
Domani alle 15:30 nella chiesa Crocifisso dei miracoli di Catania saranno celebrati i funerali religiosi al cospetto di quel Dio che nella sua opera teologica (Dialogo teologico del 1993), egli non ha negato ma ha combattuto, in quanto esistente e terribile.
Cristian Cavacchioli
6 marzo 2014