Africa: la storica visita di Obama e la presenza americana nel continente
“Volevo essere qui perché l’Africa è in marcia, l’Africa è uno dei continenti dalla crescita più forte”, ha dichiarato il presidente Obama, sabato 25 luglio a Nairobi (Kenya), nel primo giorno di una visita inedita nel paese originario del padre
NAIROBI (KENYA) – “Le persone escono dalla povertà, la classe media cresce”, ha detto durante un discorso di aperture tenutosi nel summit mondiale sull’ imprenditorialità. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso il presidente keniota Uhuru Kenyatta stimando che l’organizzazione del summit evidenziava un altro volto dell’Africa, un volto diverso da quello abitualmente rappresentato dai media. “Il discorso sulla speranza Africana è falso e, infatti, non è mai stato vero”, ha affermato il capo dello Stato keniano aprendo la conferenza economica a fianco di Obama puntualizzando: “Fate sapere che l’Africa è pronta per gli affari”.
Il presidente americano si intrattiene nel pomeriggio con il suo omologo keniota al fine di discutere di economia ma soprattutto di questioni concernenti la sicurezza. Una parte della capitale, Nairobi, è stata bersaglio negli ultimi anni di attacchi e attentati di matrice islamica, specialmente legati ai Shabab.
Il viaggio del presidente Obama in Africa sopraggiunge in un momento in cui gli Stati Uniti hanno aumentato la loro presenza, specialmente quella militare, nel continente africano. “I nostri sforzi sul continente africano sono fondati attraverso mezzi innovativi e creativi per ottenere piccoli elementi sul territorio per consigliare e assistere i paesi”, lottando contro i gruppi estremisti, spiegava recentemente il generale David Rodriguez, comandante delle truppe americane per l’Africa.
“Per ora, non vediamo l’interesse di avere un numero significativo di truppe americane sul territorio africano. E inoltre, non è quello che vogliono i nostri partners africani”, ha aggiunto il generale americano il cui quartiere generale si trova a Stuttgart in Germania
L’unica base militare permanente sul continente è a Djibouti. È stata installata nel 2003, nel quadro delle riforme di sicurezza americane dopo gli attentati alle torri gemelle. Secondo un responsabile della difesa, circa 3.200 militari e civili americani lavorano nella base di Djibouti, zona delle attività militari nel Corno d’Africa. La base è il punto di appoggio delle operazioni dei droni condotte contro Al Qaeda nella penisola araba e contro i shebab in Somalia.
Gli Americani hanno realizzato tra i 10 e i 14 attacchi di droni e altrettante operazioni segrete in Somalia dal giugno del 2011, secondo il Bureau of investigative journalism, un’associazione americana che cerca di fare luce sulla guerra segreta tra gli Stati Uniti e l’estremismo islamico.
Gli Stati Uniti hanno ugualmente impiegato diverse centinaia di militari equipaggiati per la guerra in Africa. Il paese a stelle e strisce ha dunque 200 soldati in Niger, per sostenere l’operazione francese Barkhane contro il gruppo jiahdista del Sahel. Ha truppe nella zona dell’Africa centrale, per collaborare con le forze africane nella lotta contro l’esercito della resistenza del signore, un impiego di 300 uomini. Un dato fornito da una lettera della Casa Bianca al Congresso negli ultimi mesi. Inoltre, il paese guidato da Obama ha impiegato lo scorso inverno un largo contingente di militari. Si parla di 2 800 uomini circa, per aiutare le popolazioni dell’Africa dell’ovest impegnate a fronteggiare l’estensione del virus Ebola.
Barack Obama ha firmato il 29 giugno 2015 il progetto di legge che rinnova per 10 anni l’Agoa (African Growth and Opportunity Act), il principale strumento di scambio tra l’America e l’Africa sub sahariana. Lanciata dal Presidente Clinton nel 2000, questo programma accorda vantaggi commerciali a determinati prodotti africani. Il commercio tra Stati Uniti e Africa è stato stabilito nel 2014 a 73 miliardi di dollari, dei quali 38 miliardi sono di esportazioni e 35 miliardi di importazioni, traducendosi in un utile americano pari a 3,5 miliardi di dollari.
Il volume degli scambi con il Kenya, ha raggiunto nel 2014 un totale di 2,2 miliardi di dollari con un miliardo di profitti per l’America. Nel 2014 le importazioni dei paesi africani verso gli Stati Uniti nell’ambito di questo programma, sono pari a 14,2 miliardi di dollari, una caduta del 47% rispetto all’anno precedente, dovuta alla caduta del 55% delle importazioni petrolifere. I cinque paesi che hanno saputo nutrirsi di questo accordo sono l’Angola, il Sud Africa, la Nigeria, il Chad e il Gabon. Gli scambi tra la Cina e l’Africa superano i 200 miliardi di dollari annui mentre quelli dell’Unione europea raggiungono circa 140 miliardi di dollari, lasciando il paese guidato da Obama certamente distante.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
25 Luglio 2015