ISIS: in rete il quinto video con l’ostaggio John Cantlie
È stato diffuso il quinto video del fotografo e giornalista inglese John Cantlie catturato dagli jihadisti in Siria nel Novembre 2012. Il video rientra nella serie «Lend me your ears» postata dallo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante a partire dal 18 settembre 2014. «Prestami le tue orecchie» è un invito rivolto da Cantlie all’ascoltatore a prestare attenzione alla sua situazione e a quella degli altri ostaggi, con un’accusa diretta al governo britannico e a quello statunitense per aver abbandonato i propri connazionali. Nei sei minuti e trenta secondi di ripresa si vede Cantlie parlare pacatamente alla telecamera, indossando la ormai tragicamente nota tuta arancione (rimando ai detenuti di Guantanamo) e con lo sguardo fisso mentre legge senza intoppi o tentennamenti un messaggio. L’intento è di spiegare come si sia arrivati alla situazione attuale e sollevare domande sul perché altri Paesi europei siano riusciti a liberare alcuni ostaggi, a differenza della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Nella prima parte quindi Cantlie racconta come l’operazione di catturare gli occidentali entrati in Siria sia «a lungo termine», partita nel 2013 con l’obiettivo di negoziare poi con i relativi Paesi d’origine per il loro rilascio. Le sue parole descrivono lo stile di vita e le condizioni iniziali della prigionia, definendola «non male», dove si viveva anche in relativa armonia, con la possibilità di leggere libri e fare giochi per passare il tempo: «A meno di non fare qualcosa di stupido come tentare la fuga, veniamo trattati bene. I prigionieri che lo hanno fatto sono stati sottoposti al waterboarding come successo ai musulmani nelle prigioni americane». Il waterboarding è una forma di tortura che consiste nell’immobilizzare la persona con i piedi più in alto rispetto alla testa e di versargli l’acqua sulla faccia, acqua che invade le vie respiratorie, con il rischio concreto di soffocamento se la tortura non è interrotta e con la mente ad aver la sensazione di affogare. Le condizioni descritte contrastano però con le informazioni riportate dal New York Times che darebbero invece un Cantlie chiuso in una cella di venti metri quadrati con altri diciannove ostaggi, a leggere Corano e convertirsi.
Cantlie continua con la «scomoda verità» dei negoziati bloccati per i governi americani e britannici perché «i governi non trattano», negoziati che invece hanno permesso ad altri Paesi europei di veder rilasciare sedici ostaggi: «Il primo ad essere liberato è stato lo spagnolo Marcos Margineres», sottolineando come gli estremisti sunniti abbiano ad un certo punto ucciso un russo per rendere palese che «non si scherza quando si tratta di negoziati» e «gli europei hanno capito e poco dopo sono stati liberati altri due giornalisti spagnoli, quindi quattro francesi alla fine di aprile. Io e altri siamo rimasti ad attendere pazientemente mentre gli altri tornavano dai loro cari». Ma per loro, dice, è differente perché «ostacolati» dai loro governi. La mancanza di aiuto è chiaramente descritta nello scambio di email tra le famiglie dei prigionieri e l’ISIS: «Ora gli elementi ricorrenti in queste email è che il governo USA non stava facendo assolutamente nulla per aiutare le famiglie coinvolte in questa trattativa. I mujaheddin ci hanno detto che ai nostri governi non importava di noi e non ci abbiamo creduto. Ci hanno detto che non valevamo nulla e non ci abbiamo creduto. Ci è stato detto che avremmo iniziato a morire e non abbiamo creduto nemmeno a questo. La mente umana ha un’incredibile capacità di autodifesa in situazioni difficili. Ma era tutto vero. I nostri governi hanno scelto di non negoziare con lo Stato Islamico attraverso le nostre famiglie e gli amici. E mentre tutti gli altri soddisfacevano le condizioni per il rilascio, per noi non c’era nessun accordo».
Insomma in questo video il dito viene puntato in una sola direzione, una sorta di piccola propaganda mediatica soprattutto verso i due governi citati, proprio nel giorno in cui le forze curde irachene sono riuscite a riprendere il controllo della città di Zumar, a 60 chilometri da Mosul, con l’appoggio della coalizione, mentre le forze governative irachene sono riuscite a conquistare, aiutate dai militanti sciiti, una località in un punto strategico a sud di Baghdad in mano allo Stato Islamico dal mese di luglio. Stato islamico bersagliato negli ultimi giorni dai raid aerei in Iraq e in Siria.
Ora non resta che aspettare il prossimo video di John Cantlie, penultimo dei sette annunciati in questa guerra senza sosta che si combatte con ogni mezzo a disposizione, video compresi.
Paola Mattavelli
27 ottobre 2014