Tasse al Nord, spaccatura tra Lega e Pdl
È rottura tra Lega e Pdl sulla questione delle tasse al Settentrione. L’incontro tra i due partiti non ha portato esiti positivi e mette a serio rischio un’alleanza fondamentale per il centro-destra italiano.
Già nella serata di ieri, Alfano ha gettato benzina sul fuoco affermando la poca convinzione del Pdl in relazione ad alcune importanti questioni, che potrebbero indurre a separare il percorso dei due partiti, a cui hanno fatto seguito le parole di Berlusconi: «L’alleanza spero si possa fare, ma non è obbligatoria».
L’accordo, dunque, è ancora distante, mentre la scadenza dell’11 gennaio, data di presentazione dei simboli e delle liste, si fa sempre più vicina. Senza alleanza, Lega e Pdl perderebbero le elezioni in Lombardia e il Cavaliere dovrebbe abbandonare la speranza di mettere le mani sul bottino più prezioso delle prossime elezioni politiche, i 49 senatori della Lombardia e i 23 del Veneto, anche senza vincere in Lombardia.
«Senza un accordo con i signori della Lega – afferma Berlusconi – loro resterebbero un partito piccolo. Sarebbero inesorabilmente destinati a cadere e, insieme a loro, anche Piemonte, Veneto e quasi cento amministrazioni comunali. La Lega si troverebbe fuori dai giochi, diventerebbe un partito ininfluente».
Pronta e pepata la replica di Maroni: «C’è un limite a tutto. Si vede che con i suoi è abituato così! Se vuole ragionare venga qui a parlare con il “partito ininfluente”».
Più diplomatico e positivo Calderoli, mandato dal Carroccio all’appuntamento con Berlusconi: «Se ci ha chiesto un incontro è perché non vuole mandarci a quel paese. Ma le nostre condizioni le conosce: ritiro della candidatura di Albertini in Lombardia, no a Berlusconi candidato premier e il 75% delle tasse deve restare in Lombardia».
In realtà le prime due condizioni sarebbero già passate: la prima è saltata con lo smarcamento di Albertini da Berlusconi e la seconda è in sospeso da tempo. Il vero nodo gordiano è invece rappresentato dalla terza condizione, quel 75% di tasse in Lombardia, definito da Maroni «fondamentale per aiutare i giovani a trovare lavoro». Difficile, se non impossibile, da accettare, considerando che vorrebbe dire una immensa e insostenibile perdita di voti al Sud.
Giuseppe Ferrara
30 dicembre 2012