L’omertà al potere, il caso Muraro e la difficile matassa da sbrogliare
Un mese e mezzo di silenzio, un mese e mezzo di omertà. Adesso si cerca di correre ai ripari, ma la bomba- tra contraddizioni, cadute di stile e bugie- è già scoppiata.
La dinamica dei fatti è ormai chiara a tutti: il 21 aprile viene aperta un’indagine nei confronti di Paola Muraro, oggi assessore all’ambiente di Roma, allora consulente Ama. I reati che le vengono contestati sono abuso d’ufficio e violazioni delle norme ambientali. Il sospetto del Pm Alberto Galanti è che ci sia stato un accordo illecito tra i vertici Ama e il dominus dei rifiuti romani Manlio Cerroni per spartirsi la gestione dello smaltimento della spazzatura. La Muraro secondo gli inquirenti avrebbe mediato affinché questo patto andasse a buon fine.
La Muraro era quindi già indagata quando si è insediata al Campidoglio, ma la notizia dell’indagine a suo carico le viene comunicata solo il 18 luglio. Lei avvisa la Raggi e la Raggi avvisa il direttorio 5 stelle composto da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico. Nessuno, fino al 5 settembre rivela la notizia dell’indagine in corso. Sarà la Muraro in prima persona a parlare del fatto davanti alla commissione Ecomafie della Camera dei Deputati. Ed è quello il momento esatto in cui la veste bianca del Movimento inizia ad assumere tinte fosche, fino ad arrivare poi ai risvolti che ci riportano oggi le cronache.
Tra i vari fiati di tromba che si sovrappongono ora dopo ora tra giornali e tv, Enrico Mentana, ha detto che “se una cosa del genere fosse capitata ad un altro partito probabilmente tutto sarebbe passato inosservato”. Considerazione condivisibile in toto, anche se non è tutto. “Il Movimento infatti non è un partito”. I grillini (con un po’ di puzza sotto il naso) l’hanno sempre sottolineato, e mai come in questo momento- la loro posizione deve rispondere alla sorte di chi sputa in cielo e finisce per doversi pulire l’occhio dalla saliva.
Non solo bisognerà spiegare agli elettori le motivazioni di questo bug deontologico (che stavolta colpisce loro), ma urge, a questo punto spiegare perché per un assessorato così importante, sia stata scelta proprio Paola Muraro. Numerose contestazioni erano state mosse sul suo nome. Una tra queste criticava il fatto che ricoprisse la carica di presidente in ATIA-ISWA ITALIA, l’associazione che riunisce tutti i professionisti, le aziende e gli enti operanti nel campo della gestione dei rifiuti e delle bonifiche. “Un’associazione” –accusano in una petizione pubblicata su Change.org molti elettori 5 stelle – “in cui sono presenti i massimi costruttori e gestori di inceneritori e discariche in Italia”. E poi ancora: “La scelta di Paola Muraro come assessore alla sostenibilità di Roma è sbagliata e ingiustificabile da qualunque punto di vista“. Il nuovo assessore alla sostenibilità deve essere “un convinto sostenitore dei rifiuti zero e non un inceneritorista”.
Altre polemiche risalgono al 2014, quando la Muraro scrisse una lettera ai vertici della Rai contro la messa in onda su Rai Tre del documentario Trashed pro Rifiuti Zero. Ma memorabile fu una sua intervista rilasciata alla radio romana Tele Radio Stereo, nella quale paragonò i forti odori prodotti dall’impianto sulla via Salaria a quelli percepibili all’interno di un negozio di frutta e verdura: “Lo stesso composto lo ritroviamo all’interno dei fruttivendol”- disse- “ma non è che da lì noi scappiamo, anzi“.
Insomma, che Paola Muraro fosse persona probabilmente non adatta era per molti chiaro sin dall’inizio. Ma serviva un tecnico, e la sua presenza al Campidoglio è giustificata dai suoi 12 anni da consulente in Ama. Eppure, alla luce dei fatti, il M5s e soprattutto Virginia Raggi dovranno adesso riconsiderare le loro scelte e sbrogliare una matassa -che è locale ma al tempo stesso di rilevanza nazionale- dalla quale sarà impossibile uscirne vincenti. A beneficiare invece degli effetti di questa vicenda sarà Renzi, che per ora (e con ragione) se ne sta seduto sul fiume ad aspettare con intelligente silenzio il cadavere dei propri nemici.
In questa situazione il rischio vero è che l’unica forza d’opposizione al Governo si indebolisca venendo meno alla sua funzione, specie in vista del referendum di ottobre. La mossa giusta per il Movimento 5 stelle dovrà essere in primo luogo quella di ammettere apertamente l’errore, inducendo la Muraro alle dimissioni e in secondo luogo ricominciare a fare politica con gli stessi obiettivi di prima, ma consapevoli che le bugie o -per essere più clementi- le omissioni, alla lunga non premiano. Soprattutto nel loro caso.