Renzi: “Parte Pd si oppone, ce ne faremo una ragione”
All’indomani del referendum che ha contribuito alla spaccatura interna del Pd, in Parlamento le tensioni continuano più forti che mai.
“Ormai non è più una novità: su alcune questioni ci possono essere opinioni diverse ma nel Pd c’è ormai una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto. La decisione del referendum era stata presa tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi spiace ma non conta, perché tutti insieme andremo a chiedere il consenso ai cittadini”, ha detto il premier alla stampa di Città del Messico, dove si trovava in visita.
“Se qualche politico – ha continuato Renzi – anche del mio partito, ha cambiato idea sulla riforma e il referendum ce ne faremo una ragione. Quel che deve essere certo è che non ci fermiamo, noi comunque andiamo avanti. Queste riforme riguardano il numero di politici ed è chiaro che parte dei politici non vuole cambiare perché si riducono le poltrone e il Senato non sarà più un luogo dove prendere lo stipendio”.
La minoranza del Pd, capeggiata da Pierluigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, infatti, non ha firmato alla Camera la richiesta del referendum sul ddl Boschi, spiegando che solitamente è l’opposizione a chiedere il referendum su una riforma: “Se lo fa la maggioranza – hanno spiegato gli oppositori – ha il sapore di chi si fa la legge e poi vuole il plebiscito, rischio che noi vogliamo evitare”.
“Dopo trent’anni di chiacchiere è arrivato il momento di fare le cose, noi comunque andiamo avanti”, si è difeso il Premier, subito seguito dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato che ha tweettato: ”Depositate le firme per il Referendum Costituzionale: saranno i cittadini a confermare la riforma attesa da anni”.
Il senatore proponente Antonio D’Alì (FI), i senatori delegati Vito Crimi (M5S), Loredana De Petris (Sel), Gian Marco Centinaio (Lega) e la senatrice Cinzia Bonfrisco (Cor) hanno depositato presso la cancelleria della Corte di Cassazione le 103 firme dei senatori che non condividono la riforma costituzionale, ben oltre le 65 richieste, raccolte ieri pomeriggio a palazzo Madama per attivare la procedura di referendum popolare ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione.