Renzi dagli USA: «Basta piangersi addosso, ora cambiamo l’Italia»
«Non vi chiedo di tornare perché siete cervelli in fuga, io cambio l’Italia, voi continuate così e cercate di cambiare il mondo». Mentre in Italia sale la tensione per le polemiche relative ad alcuni punti cruciali del Job Act, dagli Stati Uniti Matteo Renzi lancia un messaggio forte: c’è bisogno di una profonda trasformazione, «una rivoluzione sistematica», se si vuole cambiare il Paese. Dalla riunione di San Francisco con centocinquanta fondatori di start-up e ricercatori di origine italiana, durante la sua visita americana che lo porterà anche a New York (Assemblea Generale dell’ONU) e Detroit (stabilimenti Fiat Chrysler), il premier ribadisce l’impegno del governo per portare le «capitali del passato» dell’Italia (e dell’Europa) sulla via delle «città del futuro» degli Stati Uniti.
Il discorso del Presidente del Consiglio si è focalizzato sulle straordinarie capacità di cui dispone il Paese, ma soprattutto sugli ostacoli che si frappongono per una loro completa espressione. Una scommessa, quella di trasformare se stessi, con una posta in gioco alta e che suona di ultima chiamata: «se non la faremo non saremo mai un Paese normale», un Paese che per raggiungere tali obiettivi – ha ribadito Renzi – «non si cambia se si ha una testa striminzita e ripiegata». Il grande progetto di riforme dovrà ripartire dalle idee, per arrivare a toccare i tradizionali punti deboli dell’Italia, dalla pubblica amministrazione al mercato del lavoro. Per la prima, bisognerà ripensare il rapporto tra cittadini e burocrazia e la strada da percorrere passerà attraverso la digitalizzazione e le ICT (Information & Communication Technology) «per cancellare la parola certificato e avere un amministrazione come una nuvola»; per il mercato del lavoro, invece, la rivoluzione avrà bisogno di grandi investimenti in campagne anticorruzione e di una giustizia civile più efficiente, sulla scia dei più avanzati paesi europei.
Redazione
22 settembre 2014