Riforma elettorale: i tre assi di Renzi e le polemiche grilline
Il segretario Pd propone tre modelli per modificare il sistema di voto. Grillo:”è un’operazione mediatica”.
Tre proposte per riformare la legge elettorale. Il nuovo segretario del Pd Matteo Renzi non ci sta ad attendere ancora e ieri, in una lettera inviata ai leader degli altri partiti,ha voluto rilanciare il processo di revisione del Porcellum,tenuto in stand by per molto tempo dalle forze politiche.
Sulle soluzioni prospettate, Renzi ha ribadito di attendere un segnale di apertura da parte degli altri, un segnale per invitare tutti al tavolo delle trattative e chiudere un accordo istituzionale. “La settimana prossima il Pd sarà a totale disposizione dei singoli partiti per incontri bilaterali che aiutino a precisare, approfondire, modificare la proposta migliore”, ha sottolineato il leader democratico, chiedendo “certezza dei tempi e trasparenza nel percorso perché la politica non può più fare passi falsi.”
Ma quali sono le proposte renziane che dovrebbero scacciare l’incubo Porcellum dalle notti dei parlamentari? Vediamole nel dettaglio.
Il modello della legge elettorale spagnola: il territorio è diviso in 118 circoscrizioni, alla lista vincente viene attribuito un premio di maggioranza del 15%. L’esito maggioritario, e quindi la governabilità,sono garantite non solo dal premio ma anche dalla presenza di piccole circoscrizioni e dall’aumento della soglia di sbarramento al 5%, che riduce la dispersione dei seggi ,favorendo l’ascesa di due partiti;
Il modello della legge Mattarella rivisitata:475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi;
Il modello del doppio turno di coalizione dei sindaci: 60% dei seggi per i partiti che vincono le elezioni, mentre il resto viene spartito tra tutti gli altri, soglia di sbarramento al 5%, liste bloccate, con preferenze o con collegi. Il doppio turno garantisce soluzioni meno estremiste, facendo confluire i voti al centro.
Renzi non si è limitato a trattare l’annosa questione della riforma elettorale, ma ha esortato ad una maggior comunanza di intenti su altri temi:la riforma della politica con tagli per un miliardo di euro e provvedimenti immediati sul lavoro, sono gli obiettivi del del nuovo patto di coalizione che secondo il segretario Pd dovrà comprendere anche “un nuovo capitolo Diritti Civili, includendo le modifiche alla Bossi Fini, le unioni civili per persone dello stesso sesso, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie e una disciplina più efficace delle adozioni”.
Le reazioni alle proposte del leader democratico non si sono fatte attendere, in primis quelle al vetriolo di Grillo:”Renzi è l’operazione mediatica che serviva al Pd, lo ‘scintillio di luci’ per illudere, ancora una volta, sull’inizio di una ‘nuova’ stagione. E’ quello che serviva per far dimenticare il governo con Berlusconi, per dimostrare di volere uno pseudo rinnovamento”. Più aperta la posizione del Cav che ha dichiarato “di aver colto con positività il metodo proposto dal segretario del Pd sia rispetto alla possibilità di incontri e consultazioni bilaterali, sia rispetto al fatto che abbia messo sul tavolo diverse ipotesi”, ma richiedendo a gran voce un election day per garantire un’alta partecipazione.
Con il via libera di Forza Italia e di Alfano, che ha espresso la volontà del Ncd di cambiare subito la legge elettorale, Renzi si è già rimboccato le maniche senza aspettare l’Epifania perché come si legge nel suo comunicato “sono vent’anni che la classe politica sta facendo il ponte”.
Benedetta Cucchiara
03 gennaio 2014