Un bacio, un film che ti lascia diverso
Ci sono film che hanno la capacità di mettere una enorme lente di ingrandimento su quelli che sono i disagi sociali che tutti conosciamo, ma che non sappiamo affrontare, che ignoriamo, che sentiamo lontani.
Un bacio è uno di quei film che ti scaraventa dentro ai problemi, facendoli assaporare e sentire tuoi, li analizza in tante piccole forme e alla fine sconvolge, emoziona e in qualche modo ti costringe a pensare; perché non puoi sentire il disagio lontano, sei coinvolto con la vittima nella quale ti rispecchi oppure sei uno dei suoi carnefici. È forse impossibile restare in disparte.
Come ha detto Leonardo Pazzagli durante la conferenza stampa, interprete di uno dei tre giovani protagonisti, “Un bacio è un film che ti lascia diverso”.
Un bacio è la storia di tre adolescenti che vivono ciascuno un disagio.
Lorenzo è un gioioso e ridente ragazzo gay, provocatorio, irriverente e appariscente. Il suo personaggio è subito etichettato tra i compagni di scuola: “frocio”. Il bullismo è asfissiante e sfocia in una terribile pagina facebook dal nome OdioLorenzo, dove si raccolgono insulti omofobi.
Blu è una ragazza scontrosa e ribelle, ma si scoprirà anche un lato molto sensibile e artistico, che tiene nascosto. Blu troia scrivono sui muri della città di Udine, e lei non fa che abituarsi a questo appellativo odioso, giustificandolo con l’invidia da parte delle altre ragazze perché lei è fidanzata con Giò, uno dei più “fighi” della scuola, ora diplomato e fuori città. Girano voci che lei abbia fatto sesso con quattro ragazzi insieme; lei risponde che anche fosse, sarebbe stata una scelta sua, libera.
Antonio è un ragazzo robusto e molto abile nello sport, specie nel basket dove primeggia nella scuola. È rispettato dal club sportivo, ma non riesce a socializzare. Lui è quello stupido, lo scemo del gruppo. Utile quando serve ma a livello umano invisibile e vuoto. Si abitua a questa etichetta e si chiude in un mondo di silenzio e solitudine, rafforzato anche dalla morte del fratello maggiore.
Questo trio si unisce per gioco, auto ironizza definendosi il club più sfigato della scuola, ma poi nasce una profonda amicizia. La loro evasione è condivisa. Lorenzo proietta la propria mente in vere e proprie visioni forzate, dove tutti lo amano e adorano, lo accettano. Dove è una star e viene intervistato o gli chiedono autografi. Visioni simpatiche e divertenti, ma il regista ci riporta poi nella realtà con stacchi anche traumatici e frustranti, molto funzionali.
Blu evade scrivendo lettere alla se stessa del futuro, dove si intima di ricordare, di pretendere il meglio dalla vita perché ha molto da riscattare. Queste lettere lette con voce fuori campo aiutano molto nella fluidità della pellicola e per capire meglio il disagio di Blu, enigmatico inizialmente.
Antonio infine ha veri e propri dialoghi con Massimo, suo fratello deceduto in un incidente. Il fantasma di Massimo lo guida, lo consiglia, è la parte di Antonio saggia e riflessiva, ma anche quella più sicura. Non sempre però questo equilibrio sarà facile da rispettare.
Il loro disagio sfocia spesso nel gioco e nell’azzardo, nella sfida alla società che li deride e ghettizza. Sono diversi, sanno di esserlo, ma diverso può anche significare speciale. I tre protagonisti hanno il disperato bisogno di auto affermarsi, di capirsi, di accettarsi per farsi accettare.
Questo è un film che parla di omofobia, di bullismo, ti pregiudizio, ma anche di determinazione di sé stessi e soprattutto di vita, pura e semplice. È un film che parla di paura. Una paura che tutti hanno provato, almeno una volta nella vita: la paura di non appartenersi, di non essere capiti. Il disagio di essere fuori posto in un contesto che stona con la nostra essenza.
I tre protagonisti, però, non hanno un posto dove fare ritorno, il loro disagio è perpetuo e interno.
Molto interessante e istruttiva l’iniziativa definita un bacio in tour. Durante le proiezioni in sala erano presenti dei ragazzi delle scuole superiori, per stimolarli e sensibilizzarli.
Colpisce e fa riflettere la reazione di alcuni di loro durante un approccio omosessuale mostrato nel film, schiamazzi, urla, disapprovazione ma anche commozione e applausi.
Un qualcosa che sconvolge in ogni caso e già questo è un dato.
La disapprovazione manifesta, dice ancora Leonardo Pazzagli, è la paura di essere fraintesi, è il bisogno di rimarcare a chi mi sta affianco “Ehi, io non sono gay. Guarda come sono schifato”.
Questa è la grande forza e il grande merito del film di Ivan Cotroneo: Metterci all’interno del meccanismo, perché in un verso o nell’altro lo siamo necessariamente. Vittime o carnefici.
Rimau Grillo Ritzberger, attore che interpreta Lorenzo, chiede ai ragazzi in sala di fare domande, di esprimere emozioni e sensazioni. Questo film ha un enorme bisogno di comunicare, di arrivare al cuore e ricevere feedback e il suo cast eccezionale ha perfettamente abbracciato la causa di Cotroneo.
Siate gelose del vostro corpo, suggerisce Valentina Romani, interprete di Blu, alle ragazze.
I tre attori debuttano sul grande schermo in grande stile, mostrando sensibilità e talento dando una credibilità al prodotto non indifferente. Cotroneo spiega che uno dei compiti più difficili degli attori era proprio quello di portare se stessi, prima che i personaggi, sul palco. Compito eseguito.
Il resto del cast, già affermato, riesce in un ottimo lavoro. Spiccano in particolare Thomas Trabacchi e Simonetta Solder, padre di Lorenzo e mamma di Blu.
Grande importanza hanno anche le musiche, moderne e utilizzate in un contesto fatto di adolescenza, ma funzionali a spiegare e far intendere i vari stati d’animo. Stag, Lady Gaga, Placebo, New Order e molti altri gli artisti, ma fra tutti forse si ritaglia il primo posto Mika con Hurts. Il videoclip è girato dallo stesso Cotroneo, a Udine, location del film. I due hanno una forte intesa e condividono lo scopo che ha la loro arte: linguaggio intimo, ma che esplode verso l’esterno, cercando di coinvolgere tutti, ponendo di fronte a uno specchio.
Ridurre Un Bacio a un film per ragazzi sarebbe un terribile delitto. Questo film parla a tutti perché tutti siamo in un sistema sociale in crisi. Tutti siamo amici, genitori o figli. Tutti siamo in grado di giudicare e di etichettare, di uccidere senza che ce ne rendiamo conto.
Cotroneo, già autore del romanzo dal quale il film è tratto, ribadisce adesso un impegno umano che va colto e del quale si deve approfittare.
Da vedere.
“La cosa curiosa è che più l’amore è grande, più aumenta la violenza. Ultimamente ho il dubbio che proprio dall’amore nasca la violenza. In altre parole, sono la stessa cosa”.
Takashi Miike