Augello: la mozione resta. Su Consip il governo deve fare chiarezza
Ieri in senato Quagliariello ha presentato una mozione con cui si impegna il governo a fare chiarezza sul caso Consip con tutti i mezzi a sua disposizione ed a rimuovere il consiglio di amministrazione, in cui ora, dopo le dimissioni di Ferrara e Ferrigno, è rimasto solo l’ad Marroni. Abbiamo fatto qualche domanda al senatore Augello sulla mozione di cui è il primo firmatario e sul caso Consip.
Senatore Augello lei come interpreta il sostegno del PD alle dimissioni dei tre membri del consiglio di amministrazione di Consip quando invece a gennaio Padoan rassicurava Marroni e lo difendeva dagli attacchi del movimento 5 stelle?
Ma non solo a gennaio se è per questo. Immagino che il PD, forse, con il dubbio di andare sotto a causa della mozione, abbia deciso di cambiare orientamento. Ovviamente dovranno spiegare in aula se sono consapevoli o meno di smentire il proprio governo ed il ministro del tesoro. Vedremo domani che cosa ci dicono.
La mozione presentata al senato di cui lei è stato il primo firmatario può, ora che il cda decade, ritenersi ancora valida?
Certamente, perché è ancora in carica l’amministratore delegato ed è un atto di indirizzo al governo che dovrà poi dare il proprio responso sul futuro della società quando ci sarà l’assemblea degli azionisti e quindi successivamente la discussione della mozione. Inoltre perché contiene alcune prescrizioni che non riguardano il problema di essere in vita o meno del consiglio di amministrazione. Per esempio quello della commissione di inchiesta sugli appalti affidati al consiglio di amministrazione uscente in questi anni.
Le dimissioni di Marroni non comprometterebbero dunque, come ha affermato Salvini, la sua possibilità di confessare se c’è stato qualcosa di illecito?
Marroni ha già parlato con i magistrati due volte, pertanto non credo che percepire o meno uno stipendio possa cambiare la qualità delle deposizioni.
Il partito IDeA non ha partecipato alla votazione sulla mozione per far decadere il ministro Lotti, perché invece sostenere le dimissioni di Marroni, il quale non è indagato?
Sono due ambiti differenti. Noi abbiamo posto nella mozione delle motivazioni non di carattere giudiziario, ma amministrativo, che sono oggettive. Io non so se il ministro Lotti sia colpevole o meno delle accuse rivoltegli dalla magistratura, oltretutto Marroni non è neanche iscritto nel registro degli indagati. Nondimeno il dott. Marroni ha spontaneamente dichiarato alla stampa di avere un contegno per il quale ritiene normale prassi che un manager si intrattenga con persone che hanno in mente di utilizzare un canale per contattarlo al fine di avere dei vantaggi per le gare e questo è esplicitamente vietato dal codice etico (della Consip, ndr). Lo stesso Marroni ha dichiarato ai magistrati di aver rimosso delle microspie dopo aver ricevuto alcune soffiate da diversi personaggi, tra i quali il ministro Lotti, che lo avrebbero informato della presenza di un’inchiesta, ma di ciò non ha mai informato l’azionista (l’unico socio di Consip è il ministro dell’economia e delle finanze, ndr) e ciò comporta una violazione contrattuale che non c’entra nulla con il codice penale. Esistono degli elementi di natura contrattuale ed amministrativa, legati al codice etico, per i quali evidentemente il dott. Marroni non può rimanere amministratore delegato.
Crede che l’inchiesta su Consip, ancora prima della fine, possa incidere sulla fiducia degli italiani nei confronti della classe politica in generale, in vista delle elezioni?
Credo che uno dei modi che ha la classe politica per riconquistare la fiducia degli italiani sia dimostrare che il parlamento può fare chiarezza e può rimuovere consigli di amministrazione discutibili, ovvero quello che stiamo facendo.