Siria: 120 civili uccisi dall’ISIS a Kobane
Almeno 120 civili sono stati uccisi per mano dello Stato islamico a Kobane dopo un attacco contro la città curda nella zona della frontiera turca. Una Ong ha apertamente parlato di “massacro”
KOBANE – La situazione resta molto tesa a Kobane, dove alcuni jihadisti barricati in una struttura usavano civili come scudi umani, come riportato da militanti dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (OSDH). “Ci sarebbero almeno 70 civili presi in ostaggio”, ha precisato Mostafa Ali, un giornalista locale originario di Kobane. I combattenti curdi “accerchiano il palazzo ma non osano sparare per non mettere in pericolo la vita dei civili”, ha detto.
Daesh ha sorpreso tutti conducendo a sorpresa questo attacco in città. L’attacco, è secondo gli analisti, una “vendetta” e “un’operazione diversiva” da parte dei jihadisti che hanno subito una serie di sconfitte negli ultimi giorni da parte delle Unità di protezione del popolo curdo (YPG) nel nord del paese.
“Secondo fonti mediche e alcuni residenti della città di Kobane, 120 civili sono stati giustiziati dallo Stato islamico nelle loro abitazioni, uccisi da razzi sparati dai tiratori imboscati”, ha indicato Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo (OSDH), accusando il gruppo jihadista di aver perpetrato uno dei suoi “peggiori massacri” in Siria.
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A questo pesante bilancio si aggiungono 26 civili, secondo l’OSDH che dispone di una vasto bacino di fonti. “Quando sono entrati nella città, i jihadisti hanno preso posizione nei palazzi agli ingressi sud-est e sud-ovest della città, sparando su tutto quello che si muoveva”, ha raccontato Rami Abdel Rahmane. “Corpi di civili, tra i quali donne e bambini, sono stati ritrovati nelle case, uccisi da proiettili e altri per strada”.
“I jihadisti non vogliono controllare la città, vengono solo per uccidere il più gran numero possibile di civili nella maniera peggiore”, ha affermato Mostafa Ali. Secondo l’Osservatorio, centinaia di civili hanno lasciato la città dopo l’assalto di Daesh, accusato dall’ONU di essere responsabile di un massacro affermando che “ogni famiglia a Kobane ha perso uno dei suoi membri giovedì”.
I combattenti curdi hanno vietato agli abitanti di circolare in ragione della presenza di numerosi cecchini imboscati. Lo scorso gennaio, la coalizione condotta dagli Stati Uniti congiuntamente ai combattenti curdi è riuscita a respingere dalla città lo Stato islamico, dopo quatto mesi di scontri. L’attacco di Kobane, sopraggiunge dopo la sconfitta di Daesh nel nord della Siria.
Fonte: The New York Times
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
26 Giugno 2015