Stati Uniti: calo internazionale di popolarità per Obama
Washington – Il trionfo repubblicano alle elezioni di metà mandato complicano notevolmente gli ultimi due anni di presidenza per l’amministrazione Obama. Il 44° Presidente degli Stati Uniti può cercare conforto analizzando il passato. Il partito che guida la Casa Bianca è generalmente affondato durante questo scrutinio. Il Presidente, nonostante un Congresso interamente nelle mani dei repubblicani, al Senato come alla Camera dei rappresentanti, conserva il diritto di veto. Tuttavia, Barack Obama appare pesantemente risentito della sconfitta e non è difficile carpire l’indebolimento interno che deve affrontare, con la consapevolezza di un conseguente calo di popolarità internazionale. L’eroe dell’ “Yes We Can” sembra oggi lontano anni luce.
La sua attitudine nel condurre la politica estera sarà fortemente condizionata e conseguentemente anche il suo peso internazionale. E forse questa non è una buona notizia. La maggioranza repubblicana non ha il potere di reggere la diplomazia internazionale sapientemente orchestrata fino ad oggi: l’inizio di un recupero di dialogo con l’Iran dal 1979 (anno in cui fu invasa e occupata l’ambasciata americana a Teheran. Episodio che per anni interrompe i contatti tra le parti, ndr), la presenza rinforzata degli Stati Uniti nella zona del Pacifico di fronte a una Cina sempre più sicura di sé e il fronte comune con gli europei contro Putin.
Divisi sulla politica estera, i repubblicani sono decisi ad agire contro la Jihad in Medio Oriente. Tuttavia, sono perfettamente consapevoli della contrarietà dell’opinione popolare circa un’operazione esterna. Non possono proporre nulla di più di quanto fatto da Obama contro lo Stato islamico del Levante e della Siria (ISIS).
Qualche tasto però verrà sicuramente modificato: la politica ambientale del paese. Per i repubblicani, il riscaldamento globale ha i contorni di una favoletta sapientemente architettata dai democratici. Assolutamente nulla deve impedire l’uso del carbonio, del petrolio e del gas o la competitività delle imprese americane. Come dire che la prospettiva del Congresso sia quella di ratificare qualsiasi accordo previsto nella lotta contro l’effetto serra.
“I’m going to squeeze every last bit of opportunity to make the world a better place over these last two years.” —President Obama
— Barack Obama (@BarackObama) 5 Novembre 2014
Fortemente convinti che l’America sia la manifestazione del bene, i repubblicani necessitano di una controparte, che rappresenti il male assoluto, contro il quale scagliarsi. L’hanno trovato: la Repubblica islamica dell’Iran e il suo controverso programma nucleare. Se il Presidente russo Vladimir Putin si ritiene soddisfatto della vittoria repubblicana, forse è bene che valuti attentamente tutte le opzioni del caso. Già, perché la parte repubblicana è certamente più intenzionata dei democratici nell’applicare una diplomazia caratterizzata da sanzioni ulteriormente pesanti nei confronti della Russia.
La situazione è certamente in divenire per ora, ma di fronte a un Congresso guidato dall’opposizione le prospettive che possiamo intuire sono proprio queste. E l’immagine di Obama nel mondo oggi più che mai, è ai mini termini. Una reputazione che nonostante i risultati ottenuti dalla sua amministrazione dovrà riacquistare in questi due anni che si annunciano certamente sensibili.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
06 Novembre 2014