Ucraina e Iraq al centro del vertice NATO in Galles
Si è concluso ieri il vertice NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) di Newport. Due giorni impegnativi per i ventotto membri dell’Organizzazione che hanno dovuto affrontare la tensione in Ucraina e l’avanzata dello Stato Islamico. Le parole di Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, descrivono esattamente il momento storico di questo summit: «È un vertice cruciale in un momento cruciale (…) le condizioni della sicurezza sono cambiate drammaticamente». Partito in origine come un incontro per una riorganizzare in seguito alla fine dell’intervento militare in Afghanistan, questo vertice si è trovato di fronte al peggioramento del conflitto in Ucraina, con Vladimir Putin su posizioni sempre più aggressive, e alla costituzione di un califfato islamico tra la Siria e l’Iraq.
Al centro delle discussioni quindi la delicata situazione ucraina perché «la Russia ha violato le regole con la sua annessione illegale e autoproclamata della Crimea e con l’invio di truppe sul suolo ucraino minacciando e minando le fondamenta di uno Stato sovrano», come hanno sostenuto il presidente americano, Barack Obama, e il primo ministro britannico, David Cameron, nel loro intervento congiunto, assumendo entrambi una posizione di sostegno all’Ucraina nella crisi con la Russia. Anche la posizione di Matteo Renzi è in linea: «Dobbiamo essere uniti nella condanna del comportamento della Russia e sono inaccettabili le violazioni del diritto internazionale», la NATO quindi deve «aiutare una soluzione politica». Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, nominata Alto Rappresentante della politica estera europea, concorda che «dal vertice NATO emerge la consapevolezza che non c’è una soluzione militare alla crisi ucraina, ma va sostenuto lo sforzo di Poroshenko a trovare una soluzione politica e diplomatica. (…) A Bruxelles si continuerà a discutere su un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia perché continuino ad essere uno strumento di pressione politica».
Mentre a Minsk, in seguito ad una riunione del Gruppo di Contatto sull’Ucraina — di cui fanno parte l’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), la Russia, i rappresentanti di Kiev e solo come osservatori i rappresentanti delle forze separatiste delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk — veniva firmato, poi confermato via Twitter dal presidente ucraino Petro Poroshenko, un «protocollo preliminare» di quattordici punti per il «cessate il fuoco» nell’est ucraino, nel Galles il segretario Anders Fogh Rasmussen annunciava che sarà mantenuta una «presenza permanente» della NATO nell’Europa dell’est costituendo così una frontiera orientale blindata per rispondere all’aggressione di Putin in Ucraina. La risposta della Russia non si è fatta attendere. Infatti attraverso una nota del ministero degli Esteri russo ha fatto sapere che «la sostanza e i toni delle dichiarazioni sulla situazione ucraina, insieme ai programmi annunciati di svolgere manovre congiunte con Kiev sul territorio di questo Paese entro la fine del 2014 porteranno inevitabilmente alla crescita della tensione e rischieranno di far fallire il progresso tracciato nel processo di pace in Ucraina», favorendo così l’aggravarsi dello scisma della società ucraina. La nota continua dicendo che le decisioni dell’Alleanza verranno analizzate «in modo dettagliato», anche in riferimento agli accordi tra Russia e Nato e ad altri accordi nel campo della sicurezza europea.
Al termine del summit le posizioni all’interno della NATO per quanto riguarda Mosca non sono uniformi. Infatti se da una parte Barack Obama rassicura gli alleati dell’Est garantendo di difendere «ogni alleato in Europa. Questo è un obbligo vincolante, non negoziabile. Un attacco a un Paese Nato è un attacco a tutti i Paesi Nato» e «l’aggressione» di Mosca «è una minaccia per l’Europa libera», dall’altra parte permangono le cautele di alcuni paesi europei, Germania e Italia in testa, perché, usando le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel, la NATO va avanti sulla «doppia strategia», «durezza, ma lasciando la porta aperta al dialogo», a patto però, come sostiene Matteo Renzi, che la Russia «rispetti gli impegni presi».
I membri della NATO hanno inoltre stabilito di costruire una nuova Alleanza Atlantica, che sia «più pronta, flessibile e forte» per poter fronteggiare le minacce di un mondo ormai drasticamente cambiato, impegnandosi anche ad invertire nei ventotto Paesi alleati la tendenza del taglio delle spese alla difesa, riportandole nell’arco di tempo di dieci anni al livello del 2% del PIL (il 20% in armamenti «maggiori»).
Altro obiettivo da raggiungere è una coalizione internazionale per combattere la minaccia jihaidista e smantellare l’IS perché, come sostenuto dal presidente americano Obama, «l’ISIS è una grave minaccia per tutti e nella Nato c’è una grande convinzione che è l’ora di agire per indebolire e distruggere l’ISIS».
Paola Mattavelli
6 settembre 2014