Stati Uniti: inasprimento delle trattative con l’UE sul trattato di libero scambio
L’apertura delle negoziazioni sul trattato transatlantico di libero-scambio, lunedì 8 luglio a Washington, si verifica in un contesto problematico nelle relazioni tra gli Stati Uniti e i loro alleati europei. Le tensioni suscitate dal caso datagate infatti hanno rischiato di far saltare l’evento.
Il direttore della fondazione per la ricerca strategica Camille Grand, ha rilevato che “le negoziazioni avvengono in una situazione problematica e in un contesto in cui gli europei sono orfani di Obama. Il Presidente americano, che ha sedotto tutti con il discorso sul disarmamento nucleare e sulla fine della guerra al terrorismo, sembra ormai essere padrone di tutti”.
Il tono del dibattito è radicalmente cambiato. L’obiettivo fondamentale di questo trattato politico era quello di rinforzare un blocco euro-atlantico che rappresenta quasi il 50% del prodotto interno mondiale per far fronte alla crescita continua delle potenza asiatiche, specialmente quelle cinesi. “L’ambizione di questo trattato è sempre stata più filosofica che tecnica”, ha dichiarato Camille Grand.
Ma la comunità di valori sulla quale riposa questo accordo ha letteralmente preso una brutta piega con la pioggia di rivelazioni sullo spionaggio. I soggetti del disaccordo erano sul tavolo, che si tratti di eccezione culturale, dell’agricoltura o dell’apertura dei mercati pubblici e sono stati esacerbati dal contesto teso nel quale si svolgono le conversazioni.
Questo scetticismo è ovviamente alimentato dalle controversie emerse con il caso dello spionaggio ed ha influito in maniera particolare sulla preparazione delle negoziazioni. La Germania e la Francia hanno apertamente esposto le differenze sull’opportunità di aprire i dialoghi con Washington.
Tuttavia, i paesi europei hanno visibilmente tentato di calmare le acque. La cancelliera tedesca ha dichiarato: “Non siamo più ai tempi della guerra fredda”.
La minaccia islamica in Sahel è una delle ragioni che spingono gli europei ad adottare un tono meno vendicativo. Tra le ragioni che agevolano il tavolo delle trattative vi è anche la creazione di una vasta zona di libero-scambio con una decina di paesi del Sud dell’Asia condotta dagli americani.
di Manuel Giannantonio
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8 luglio 2013