USA, Taiwan tra Trump e Cina
Il presidente eletto Donald Trump ha rotto uno status quo dopo quasi 40 anni riaprendo le negoziazioni diplomatiche con Taiwan chiamando il presidente al telefono. Pechino protesta, Washington temporeggia e Taiwan si inquieta
Washington D.C – Venerdì 2 dicembre, Donald Trump ha risposto a una chiamata telefonica della presidente taiwanese Tsai Ing-Wen. Quest’ultima ha chiamato per congratularsi con lui per la sua vittoria nelle elezioni presidenziali.
Un colpo di telefono che non ha assolutamente nulla di banale, soprattutto, in virtù del fatto che nessuna relazione diplomatica è in corso tra Taipei e Washington da quando gli Stati Uniti hanno deciso nel 1978 di riconoscere Pechino. Ovviamente, non c’è volute molto per vedere materializzarsi la reazione cinese. Il ministro degli Esteri Wang Yi, si è indirizzato a una dei giornalisti al margine di una conferenza sulla diplomazia cinese:
The President of Taiwan CALLED ME today to wish me congratulations on winning the Presidency. Thank you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 dicembre 2016
“Si tratta solo di un piccolo gesto da parte di Taiwan e non può modificare la situazione affermata dalla Cina presso la comunità internazionale. Consideriamo che questo non può cambiare la politica americana sulla Cina che è in atto da anni. Il principio di una solo Cina è la base delle relazioni cino-americane e speriamo di non vedere questo status modificato o messo in discussione”, ha dichiarato secondo il portale d’informazione Sina.com.
Il portavoce del ministero cinese aveva indicato di aver protestato solennemente nei pressi di Washington. Pechino ha ugualmente diffuso le dichiarazioni della Casa Bianca affermando che la politica americana sulla Cina non è affatto cambiata. In uno dei rari editoriali cinesi pubblicati sabato 3 dicembre sul soggetto, il quotidiano ufficiale Huanqiu Shibao, protestando vigorosamente, minimizza la portata dell’evento, stimando che “gli Stati Uniti non sono più un elemento decisivo nel determinare la situazione tra le acque taiwanesi”.
A Taiwan, l’evento è visto con circospezione, vedi inquietudine. Tutto, a questo punto, nella politica americana potrebbe mettere in pericolo il perdurare dello status quo che vede l’isola amministrarsi senza l’intervento di Pechino. La Cina, invece, afferma di non considerare questo territorio come una delle sue province.
“Comprendiamo che il governo [di Taiwan, ndr] spera di stabilire al più presto delle relazioni in prossimità del nuovo governo americano; ma perché Trump ha deliberatamente ignorato la politica consistente dal 1978 considerando che ci sia una solo Cina?”, scrive Yen Chensen, ricercatore di relazioni internazionali presso l’Università Chenchi di Taiwan sul quotidiano taiwanese Chungkuo Shihpao.
La situazione è chiaramente in divenire e le risposte arriveranno presto attraverso l’amministrazione Trump che tutti, curiosi e critici, aspettano di vedere all’opera.
(Twitter@ManuManuelg85)