Sulle prime pagine di numerosi giornali campeggia il dibattito andato in onda ieri sera (venerdì) tra il capo del Governo – Matteo Renzi – e Gustavo Zagrebelsky. Non che gli argomenti presi in esame siano da porre in secondo piano, anzi, ma ormai anche il lettore più distratto si è fatto un’idea più o meno chiara di quanto accaduto nello studio di Mentana. Pur avendo pensato di commentare a mia volta il suddetto dibattito, magari condendolo con uno di quei titoli ‘acchiappaclic’ che tanto vanno di moda, ho preferito prendere le distanze da quello che pare essere un prologo a un lungo scambio di accuse reciproco a episodi e tenere puntato il faro su altri due argomenti che ad oggi ritengo più importanti rispetto al ‘Mezzogiorno di fuoco’ tra il primo ministro e Zagrebelsky. C’è un fil rouge che unisce le due tematiche d’attualità sulle quali intendo insistere, una linea sorretta sia dal malgoverno sia dal preoccupante atteggiamento assunto da alcuni nostri concittadini – nello specifico violenze e assenteismo – talmente avvezzi a certi comportamenti da infischiarsene delle eventuali conseguenze personali e collettive che il loro agire (o non agire) provoca.
Violenze sui bambini, presto una legge ad hoc
La prima tematica riguarda il nuovo caso di violenze nei confronti di bambini da parte delle loro ‘insegnanti’. I recenti episodi di maltrattamenti, conclusi con l’arresto delle tre ‘maestre’ mercoledì scorso a Partinico, in Sicilia, sono stati così descritti dagli agenti della Guardia di Finanza: “Durante la giornata scolastica, le insegnanti adottavano abitualmente un linguaggio fatto di minacce verbali e ingiurie, usando violenze fisiche (schiaffi, pizzicotti, strattoni e calci) nei confronti di alcuni bambini. Spiccano, in questo contesto, i maltrattamenti di una insegnante di sostegno nei confronti di un bambino diversamente abile”.
https://www.youtube.com/watch?v=QVQfcgyiSps
Il video girato dalle microcamere installate nell’aula, non lascia praticamente scampo alle ‘insegnanti’, per le quali – al termine dell’interrogatorio (nel quale la ‘maestra’ di sostegno si è avvalsa della facoltà di non rispondere) – sono stati confermati gli arresti domiciliari. A mio vedere la sola detenzione domiciliare rimane una pena fin troppo blanda, anche in considerazione dell’importanza del ruolo stesso dell’insegnate, di cui ho già ampiamente parlato qui, in occasione di un altro caso di violenza avvenuto in Lombardia. Lo Stato finora si è mosso molto a rilento; poco importa infatti se il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ha dichiarato che “Chi ha responsabilità, deve pagare”. Il dazio a oggi è irrisorio e soprattutto, il Ddl presentato circa 8 anni fa da Gabriella Giammanco (FI) sull’introduzione della videosorveglianza negli asili nido e nei ricoveri per anziani, ha ricevuto solo oggi il primo “sì” dalla Camera. Come meglio precisato in questo articolo, “la proposta di legge dovrà essere ora emendata in commissione, per tornare in Aula il 13 ottobre per la discussione”. Finalmente.
Pare, inoltre, che alla videosorveglianza possa essere associato anche un controllo psico-attitudinale nei confronti degli insegnanti/educatori, che consenta di prevenire episodi disdicevoli come quelli che hanno messo alla gogna un mestiere nobilissimo e che eviterà – questo è il punto principale – nuove ulteriori violenze nei confronti degli indifesi.