La relazione annuale di Banca d’Italia evidenzia una crescita del valore aggiunto pari al 3,9 per cento nel 2022 grazie alla ripresa della domanda e all’implementazione di significativi interventi pubblici in determinati settori economici. Nonostante le criticità emerse dai recenti contrasti geopolitici che si sono poi tradotte in difficoltà di reperimento e approvvigionamento di materie energetiche ed input, il Paese sta vivendo una netta fase di ripresa dalla pandemia.
Dall’Unione Europea le linee guida per ridurre la dipendenza delle imprese italiane dall’estero
Il report sottolinea che circa un terzo delle aziende intervistate ha dichiarato di avere problemi legati alla indisponibilità di input produttivi. Per circa la metà del campione, questo ha significato introdurre un incremento del prezzo di vendita dei propri prodotti e servizi; ciò si è tradotto spesso in una notevole diminuzione dei margini di profitto.
Il dibattito in merito alla rischiosità della forte dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi si è di nuovo riacceso. In Italia, nel 2022, secondo l’indagine Invind, circa il 41 per cento delle aziende ha adeguato e ampliato la rete dei propri fornitori.
Per sopperire ai rischi, l’Unione Europea ha introdotto il concetto di open strategic autonomy. Questo concetto è la risposta strategica per garantire prosperità e indipendenza rispetto alla serie di sfide per l’Europa negli ultimi anni. Grazie alla open strategic autonomy, è prevista una maggiore indipendenza negli approvvigionamenti da input nei settori strategici, mantenendo comunque una forte integrazione nel commercio internazionale.
La Commissione europea ha sviluppato una strategia per identificare i beni che rappresentano un alto rischio di indisponibilità per le produzioni dell’Unione. Attraverso questa metodologia, vengono individuati gli input produttivi che sono soggetti a una significativa concentrazione dell’offerta o a una limitata sostituibilità, creando una dipendenza elevata dalle importazioni estere. Adattando questa metodologia all’Italia, è possibile simulare l’impatto sulla creazione di valore nel settore manifatturiero derivante da una riduzione delle importazioni di tali input da paesi ad alto rischio geopolitico, utilizzando una logica di stress test.
In base a questi parametri e all’elevata incidenza della spesa per beni vulnerabili su quelli intermedi, nel Paese i comparti maggiormente esposti sono quelli del tessile, dell’elettronica, della farmaceutica e della metallurgia.

Venti di ripresa per investimenti, innovazione e digitalizzazione per la crescita
Nonostante una lieve riduzione rispetto al biennio 2020-2021 di domande di brevetto da parte dei richiedenti italiani, nel 2022 gli investimenti lordi in prodotti della proprietà intellettuale hanno subito l’incremento più elevato dal 2016. L’aumento del 5,8 per cento negli investimenti in ricerca e sviluppo ha rappresentato il principale incipit. In linea generale i settori che hanno registrato più miglioramenti sono il settore turistico, quello dei trasporti e il settore delle costruzioni.
Grazie al miglioramento dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società, l’Italia si è anche aggiudicata l’ottavo posto tra i 27 paesi membri dell’Unione nell’adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese. In netto miglioramento anche la quota di imprese che dispongono di protocolli relativi a misure di sicurezza informatica.
Questi fattori, insieme alla ripresa del flusso di turismo verso la penisola, hanno riportato una buona parte di investimenti verso il tessuto imprenditoriale italiano: la quota degli investimenti sul PIL è infatti salita al 21,5 per cento.
L’impresa come motore del cambiamento
Il nuovo ruolo di promotrice dell’innovazione che ricopre l’impresa, insieme alla sua aumentata redditività, deve essere il perno del cambiamento di cui l’Italia necessita. La digitalizzazione delle imprese italiane deve riuscire a contrastare i fenomeni negativi protagonisti degli ultimi anni come l’aumento della disoccupazione e la fuga di cervelli.
Con il supporto di un’indispensabile rete di incentivi statali, le imprese saranno chiamate a giocare un ruolo fondamentale nella crescita del Paese.