Si deve scendere una piccola rampa per vedere Chi come me, di Roy Chen spettacolo in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 4 maggio 2024. Vi troverete allora nel ventre di questo teatro, in uno spazio privo di finestre che esisteva, seppur informe, prima ancora della piscina.
Ma che già conteneva memoria, presenze, spiritelli. E racchiudeva in forma embrionale una storia che non sembrava e che poi c’è stata, grazie alla visionarietà, caparbietà, amore per il teatro e per Milano della sua direttrice, Andree Ruth Shammah.
Chi come me: ultima regia della Shammah
Che l’ha voluto e ideato per ambientarvi lo spettacolo in oggetto, dove lei firma la regia.
L’ultima, dice in conferenza stampa. E non perché pensi di lasciare il teatro, figuriamoci!
Ma proprio per continuare a lavorarci da dentro, nutrendo e fertilizzando con la sua immaginazione tracimante e vulcanica, questo teatro-mondo che è il Parenti. Continuare cioè a prepararlo per le sfide future e fare il passaggio generazionale di consegne.
La nuova sala ora bellissima, realizzata da A2a è illuminata da punti luce di Artemide che danno una luce pallida ma candida. Non è grandissima, è profonda, quasi pensata per proteggere, custodire, illuminare con sguardi umani e sensibili, anime belle.
Come quelle dei cinque ragazzi, fragili protagonisti di Chi come me, pazienti di un centro di salute mentale. In questo spazio verticale fatto ad anfiteatro, i loro letti sono disposti sulle gradinate tra il pubblico. In ognuno di questi dorme un giovane corpo che combatte contro una malattia ed un nemico ancora più feroce: se stesso.
C’è Barak, Samuele Poma, esuberante, egocentrico, incapace di contenere i suoi attacchi di rabbia distruttrice. Tamara, Amy Boda, ingessata in un corpo femminile che non le appartiene. Emanuel, Federico Di Giacomo, chiuso nel suo mondo, angosciato dai cambiamenti, che registra con la sua memoria asperger qualsiasi parola o movimento. Ester, Alia Stegani, con il suo sentimento di colpa e Alma, Chiara Ferrari, autolesionista e bipolare.
Giovanissimi e bravissimi attori che vedremo ancora crescere e che incantano.
In questa bella sala a gradoni tutto procede per gradi: la malattia, la voglia di vivere e anche quella di morire. Che è altissima. Perfino gli elefanti che nella canzoncina infantile si dondolavano sul filo di una ragnatela, qui si suicidano andando a chiamare altri elefanti.
Su di loro si posa lo sguardo umano del dottor Baumann, Paolo Briguglia. Non sa come spezzare quel dolore inutile, ripetitivo, che non trova parole. Ed allora chiama un’insegnante di teatro, Elena Lietti che inizia un laboratorio teatrale partendo da Chi come me, un gioco che si fa in gruppo. Tutti sono seduti tranne uno che chiede: Chi come me ama o odia qualcosa o qualcuno? A quel punto chi ama o odia si alza per prendere il posto di un altro e chi resta senza sedia, rifarà la stessa dmanda.
Chi come me: quando il teatro arriva, piano piano, a trovare le parole, a legare le persone. A mettere cioè poesia in questa cosa che è la malattia mentale.
A beneficiarne, non sono solo i giovani pazienti, ma anche i loro genitori impreparati, sprovveduti, sfuggenti. Pietro Micci e Sara Bertelà moltiplicano le coppie genitoriali, arrivando a dare corpo a cinque coppie diverse e anche esilaranti.
La regia profonda ma leggera, si avvicina con delicatezza a questa galleria di incubi, a questo percorso a piedi nudi su un campo di spine dei giovani adolescenti, ai loro desideri di esplosione, di morte, alla frustrazione e caparbietà degli adulti che li vogliono salvare. E restituisce con grande intensità, l’amore per il teatro e per quella scintilla di compassione che sa accendere.
9 Aprile 2024 Prima Nazionale
in scena fino al 4 Maggio
Chi come me
di Roy Chen
adattamento, regia e costumi Andrée Ruth Shammah
traduzione dall’ebraico Shulim Vogelmann
con in o.a. Sara Bertelà, Paolo Briguglia, Elena Lietti, Pietro Micci
e con Amy Boda, Federico De Giacomo, Chiara Ferrara, Samuele Poma, Alia Stegani
allestimento scenico Polina Adamov
luci Oscar Frosio
musiche di Brahms, Debussy, Vivaldi, Saint-Saëns, Schubert … e Michele Tadini
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
assistente allo spettacolo Beatrice Cazzaro
consulenza vocale Francesca Della Monica
direttore dell’allestimento Alberto Accalai
direttore di scena Paolo Roda – elettricista Domenico Ferrari
fonico Marco Introini– sarta Marta Merico
scene costruite da Riccardo Scanarotti – laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati da Simona Dondoni – sartoria del Teatro Franco Parenti
gradinate costruite da Pietro Molinaro – Scena4
si ringrazia Bianca Ambrosio per averci fatto conoscere Roy Chen