La locuzione latina nomen omen sembra avvolgere L’Oreste, in scena al Teatro Elfo di Milano, dal 9 al 14 maggio 2023. Non subito, ma lentamente, come una nebbia sottile, come la dolce amarezza che si posa simile ad un velo su di noi.
La regia di Giuseppe Marini, insieme alla drammaturgia di Francesco Niccolini e alla recitazione realistica e coinvolgente di Claudio Casadio, socio fondatore della compagnia Accademia Perduta, inizialmente ci spiazzano. Anzi di più, quasi ci disgustano un po’.
Claudio Casadio (Premio Nazionale Franco Enriquez ‘23) infatti, si alza da un letto che ricorda quello di un ospedale, con una vecchia canottiera un pò ingiallita e grandi mutandoni slabbrati, quasi logori.
È un uomo grande, grosso, che si muove però agilmente come danzando al suono di una musica tutta sua.
Mentre risuonano ancora in sala le note di Parlami d’amore Mariù, si avvicina allo scrittoio e scrive una lettera. È per il suo amore Mariù. Le annuncia che presto lui verrà a prenderla per condurla in astronave in Russia, per poi andare sulla luna. Chiude la lettera con una promessa strana: si prenderà cura del suo cadavere.
La sua lingua è semplice, dialettale (emiliana), infantile, mai maliziosa. I suoi gesti, di un bimbo in un corpo di uomo, ci fanno finanche sorridere e quel pizzico di disgusto iniziale misto ad un certo spaesamento ci abbandona.
L’Oreste è solo sulla scena che ricostruisce una stanza di un manicomio, ma parla con tanti personaggi. Appaiono nelle animazioni proiettate da Imaginarium Creative Studio su un grande schermo. Sono i fantasmi che ossessionano la sua vita. Su di esso compaiono anche macchie nere, che si ingrossano sempre più, fino a ricoprire l’intera superficie; come lacerti di memoria, che il dottore del manicomio dove è rinchiuso, cerca di far emergere dal suo inconscio.
Piano piano allora, si disegna la storia di questo uomo rimasto bimbo, della rimozione che ha messo in atto da bambino di fronte ad un atto tragico che ha determinato la sua morte psichica. E si affaccia nel pubblico la riflessione sul senso di autonomia dell’uomo.
Per mettere a tacere emozioni intollerabili, ha costruito storie fantastiche: lui è un ingegnere cosmonautico in contatto, tramite un sistema astrale mentale catodico, con il padre, astronauta russo andato sulla luna.
I conflitti interni, i suoi comportamenti squilibrati, frutto anche di una giustizia soggettivamente interpretata, lo hanno portato in manicomio.
Dopo decenni di terapia, il dottore arriva ora a disegnare per intero la sua storia, che ricorda quella di Oreste di Eschilo. La madre ed il suo amante, hanno ucciso il padre per vendicarsi della figlia morta a causa della di lui disattenzione e hanno spedito L’Oreste in una sorta di orfanotrofio/collegio, privo di conforto.
Uscito da li ormai maggiorenne, questi si è vendicato uccidendoli entrambi.
Ora, per la prima volta, L’Oreste ascolta la storia per intero, la verità anche delle sue azioni. Gli viene tolta così l’illusione di poter riavvolgere il nastro della memoria a suo piacimento.
Ma la verità, potrà davvero renderlo libero?
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33,
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
L’Oreste Quando i morti uccidono i vivi
di Francesco Niccolini
illustrazioni Andrea Bruno
regia Giuseppe Marini
con Claudio Casadio
scenografie e animazioni Imaginarium Creative Studio
costumi Helga Williams
musiche originali Paolo Coletta
light design Michele Lavanga
produzione Società per Attori e Accademia Perduta/Romagna Teatri
in collaborazione con Lucca Comics & Games
Premio Nazionale Franco Enriquez ‘23 – Città di Sirolo a CLAUDIO CASADIO Migliore Attore