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L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo, un doppio cortocircuito

L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo è l’adattamento teatrale del libro della scrittrice tedesca Katharina Volckmer, in scena al Teatro Parenti di Milano dal 20 settembre al 16 ottobre 2022. Il libro, dal titolo Un cazzo ebreo, è stato tradotto per l’Italia da Chiara Spaziani e pubblicato da La nave di Teseo editore nel 2021.

L’attenta regia di Fabio Cherstich, traduce in scene le parole della scrittrice da cui si lascia ispirare, in piena sintonia con la visione del Teatro Parenti che cerca il rapporto tra regista/drammaturgo proprio per meglio fotografare il presente.

Storia di un cazzo ebreo: lo spettacolo può disturbare, irritare, incuriosire o divertire fin dal titolo.

La protagonista, Marta Pizzigallo, sola per quasi tutto lo spettacolo e con un’energia cosmica, è già sul palco. La vediamo attraverso una grande membrana velata racchiusa in una grande cornice rotonda sospesa, che cambia colore.

Una sorta di mondo terreno cangiante che dialoga con la bella lampada circolare di Artemide, progettata da Ernesto Gismondi appesa sul fondo del palco. Racchiude un cielo stellato, dove sembra che il tempo del cosmo trascorra inesorabile, impassibile, eternamente uguale.

Ma se questo sembra immutabile, il corpo della giovane donna invece si muove di continuo, si contorce, si attorciglia su una poltrona di uno studio medico tra le luci e le ombre di Oscar Frosio e le musiche di Luca Maria Baldini.

Storia di un cazzo ebreo: turbinio fonetico e lucidità superiore

Prende posizioni diverse, scomode, quasi che segua ordini silenziosi dati dal dottor Seligman, ebreo. É a lui, che resta silenzioso ed immobile all’angolo della scena per la quasi totalità dello spettacolo, che la giovane donna si rivolge in un flusso di pensieri sferzanti, folgoranti, incandescenti, ironici, scomodi.

Fantasie sessuali con Hitler, poco appetitosa gastronomia tedesca, ricordi di una madre narcisista, disagio per il proprio corpo non conforme agli ideali di bellezza femminile, sedute con uno psichiatra spaventato, assoluzione da parte della chiesa cattolica dei nazisti.

In questo turbinio fonetico, tra visoni, considerazioni e ricordi, si avverte talvolta però, una lucidità superiore, piena di intuizioni, di premonizioni, verità, capaci di far vedere pericolosamente più lontano.

Lei parla e le sue parole mettono talvolta a disagio la coscienza “comune”, quella che si è inventata la psichiatria che emette il rassicurante verdetto di “pazzia”.

E per un attimo infatti, il dubbio che il dottor Seligman sia uno psichiatra e la paziente col suo atteggiamento talvolta trasgressivo, una vittima sacrificale seduta sull’altare della “scienza”, per far scoppiare il binomio vittima-carnefice, attraversa la nostra mente. Perchè in fondo un pazzo può essere anche qualcuno che la società non vuole ascoltare o a cui impedisce di parlare.

Ma la protagonista non è pazza e parla. È una donna donna tedesca che vuole diventare un uomo….ebreo.

Lo spettacolo diventa allora un doppio corto circuito che genera un atto politico

Da una parte la ribellione della protagonista all’archetipo femminile creato dal maschio, a quella forza motrice che va avanti, come il tempo del cosmo, proseguendo il suo scopo intrinseco, che è volerla servizievole, sposata ed ubbidiente sin da piccola. Per questo sogna la protuberanza fallica, una specie di spada, un oggetto di orgoglio al posto della vagina, una cosa debole, che può essere fottuta, stuprata e può restare incinta.

Dall’altra, il rapporto complicato con la memoria del suo paese, con gli avi maschili che hanno sterminato milioni di ebrei fa si che la sua coscienza si opponga a diventare un uomo tedesco.

L’elaborazione del passato “criminale” della sua terra, passa dunque attraverso un lavoro potente sul suo corpo e l’intervento chirurgico cui si accinge a sottoporsi con tanto di circoncisione, diventa così anche atto politico.

L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo:


di Katharina Volckmer
traduzione italiana Chiara Spaziani
pubblicata da © La nave di Teseo editore, 2021
adattamento Fabio Cherstich, Katharina Volckmer
regia e impianto visivo Fabio Cherstich
da un’idea di Andrée Ruth Shammah
con Marta Pizzigallo
e con Riccardo Centimeri e Francesco Maisetti

assistente alla regia Diletta Ferruzzi
macchinista Marco Pirola
fonico Emanuele Martina
sarto Giacomo Pietro Viganò
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni

Luci Oscar Frosio
musiche originali Luca Maria Baldini

si ringrazia per la luce Artemide, nel ricordo di Ernesto Gismondi

Info e biglietteria:


PRIMO SETTORE
intero 30€
SECONDO SETTORE
intero 22€; under26/over65 15€; convenzioni 18€
GALLERIA
intero 18€; under26/over65 15€; ; convenzioni 15€
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 I prezzi non includono i diritti di prevendita.

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Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it

http://www.teatrofrancoparenti.it

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