Quella di Sven Elversson è una vita caratterizzata da un susseguirsi di imprevedibili eventi: dall’adozione di una coppia benestante britannica – che lo porterà lontano dal suo piccolo villaggio in Svezia e dalla sua ingombrante famiglia – al ritorno a casa, dopo una spedizione al Polo Nord, finita male, nella quale consuma il peggiore dei peccati umani: il cannibalismo.
Il senso di rifiuto è una costante che accompagna Sven nel corso della narrazione: una volta diffusasi la notizia della riprovevole azione compiuta in spedizione, viene rifiutato dai suoi genitori adottivi e, a quel punto, ritorna a casa, in quel villaggio sperduto, sull’isola di Grimö, dal quale mamma e papà lo avevano allontanato da piccolo, con la speranza di un destino migliore e i benefici di una vita agiata.
Ed è proprio quel senso di colpa – sul quale tacciono e si mentono a vicenda i genitori di Sven – che si trasforma in una rinnovata accoglienza a casa e in un tentativo di recuperare il rapporto con il figlio. Nonostante gli sforzi del padre e dei fratelli di riaccompagnarlo alla reintegrazione sociale, Sven viene rifiutato un’altra volta dalla comunità della chiesa del villaggio, in una pubblica accusa da parte del pastore. Da quel momento, Sven viene bandito dall’animo della comunità cristiana dei pescatori dell’isola di Grimö.
Stavolta, però, da quell’ennesimo rifiuto nasce un incontro che stravolgerà la narrazione e la vita di Sven: l’incontro con Sigrun, moglie del pastore. Nel suo sguardo, Sven Elversson si sente un uomo, come gli altri, e non un’anima in cerca di espiazione del proprio peccato. Un intreccio di vite del tutto inaspettato, un’unione di due cammini profondamente diversi.
Se la sensazione scomoda provata da Sven durante tutta la sua vita, fino a quel momento, è stato il senso di rifiuto, per Sigrun, invece, la costante della sua vita sono stati i limiti imposti dalla vita matrimoniale alla sua indipendenza.
Una vita che sembrava essere già scritta: una splendida fanciulla cresciuta in un lontano paesino che viene presa in sposa da un affascinante e determinato giovane pastore protestante. Sarà proprio suo marito, il pastore, lo stesso che accusa Sven, a saldare le catene che impediscono a Sigrun di prendere il volo verso la scoperta della sua persona, dei suoi sogni. Una vita matrimoniale che la intrappola tra le mura della canonica, in cui la bella Sigrun trova conforto solo nei ricordi della sua infanzia felice, una gelosia soffocante che viene giustificata – come avviene sempre – dal “troppo amore”.
Ma Sigrun non ci sta e, con l’aiuto di Lotta – una sua amica di infanzia – escogita un modo per sfuggire alla trappola di un matrimonio infelice, monotono e del tutto fragile.
Sia la fuga di Sigrun, che il ritorno a casa di Sven, segnano un’innegabile evoluzione dei personaggi e una voglia di riscatto dalle costanti delle loro esistenze: il rifiuto, per lui, e i limiti alla sua indipendenza, per lei.
L’antagonismo del pastore nei confronti di entrambi i personaggi, potrebbe naturalmente configurarsi in una metafora della fede cristiana, la quale, nonostante contempli i più aulici valori del perdono e della sacralità del matrimonio, da un lato bandisce Sven dalla comunità, negandogli di essere riaccolto tra i fedeli del villaggio, e dall’altro limita la figura di una donna piena di sogni come Sigrun.
Ed è in questo aspetto che la narrazione di Selma Lagerlöf risulta estremamente attuale e mai scontata. Fanno poi da sfondo al racconto, gli eventi cupi dell’avvenire della Prima Guerra Mondiale in Svezia, come la povertà estrema e il vaiolo. Lo spettro del conflitto sembra una nube lontana che, giorno dopo giorno, sta per avvicinarsi, portando con sé le minacce di un inevitabile temporale.
Sebbene sembrino essere due persone con trascorsi estremamente differenti, la voglia di riscatto e il desiderio di guardare al futuro – in un estremo tentativo di fuga dal passato – li accomuna.

Bandito, edito da Iperoborea, segue una narrazione scorrevole ed avvincente, nella quale i due protagonisti sembrano rincorrersi, capitolo dopo capitolo, senza incontrarsi, se non nel finale.
Un finale che – come tutta la trama in sé- lascerà il lettore senza fiato.