2duerighe

Mar Rosso: rischio disastro ambientale, affondata la nave colpita dagli Houthi

Rubymar, il cargo colpito dagli Houthi, è affondata completamente sabato dopo aver subito un attacco con missili balistici anti-nave nei pressi del porto di Mocha il 18 febbraio. Il Primo ministro yemenita, Ahmad Awad bin Mubarak, ha lanciato un allarme ecologico, causa grande preoccupazione per la fuoriuscita di materiali considerati come nocivi e pericolosi. L’imbarcazione britannica, infatti, trasportava 18.000 tonnellate di fertilizzante a base di fosfato di ammonio derivante dall’Arabia Saudita. 

Un carico di portata tale potrebbe generare gravissimi danni, per cui vi è stato il riconoscimento di un vero e proprio rischio ambientale. Concetto condiviso anche dagli Stati Uniti che, in una dichiarazione del 3 marzo, hanno sottolineato come il lento affondare della nave e il suo stesso carico potessero presentare un incombenza e un rischio per il sottosuolo e per le altri imbarcazioni di passaggio in quella medesima area. 

Il Mar Rosso viene visto come un’area su cui agire e da proteggere, in virtù, soprattutto, della presenza di ecosistemi marini alquanto delicati, come le stesse barriere coralline. Un punto di transito fondamentale, che se dovesse essere oggetto del dispiegarsi di una tale minaccia naturale, vedrebbe il diffondersi di problematiche ulteriori, come quelle d’ingresso all’interno del choke point Bab al-Mandeb

Un’area da proteggere: un danno per il territorio, ma anche per gli abitanti

Un evento disastroso che ha incitato altre personalità ad esprimere la loro preoccupazione, come il Direttore del dipartimento della Pesca della provincia di Taiz. La diffusione del suddetto fertilizzante nelle acque contaminerà oggi, e negli anni futuri, le specie marine, influendo in maniera negativa sulla pratica della pesca. Un timore generale per coloro impiegati nel settore, tenendo presente il fatto che per molti sia l’unica fonte di reddito che, se lesa, condizionerà la soglia della povertà assoluta.

Un solo modo per reagire: il contributo degli aiuti internazionali deve essere cospicuo e incisivo, anche se per ora, la coalizione occidentale ha optato per la semplice strategia di contenimento.

Le promesse degli Houthi

Dopo l’affondamento della Rubymar, nave di proprietà britannica, nel Mar Rosso, gli Houthi hanno promesso di continuare il loro operato: gli assalti alle navi britanniche non cesseranno. I combattenti filo-iraniani dello Yemen sono pronti per le aggressioni nel Golfo di Aden nei confronti di tutte quelle navi con l’intenzione di transitare. 

La Gran Bretagna ha reagito, affermando che si tratti di uno Stato-canaglia che, inoltre, collabora con gli USA nella sponsorizzazione dei crimini effettuati a Gaza contro i civili. 

L’origine degli attacchi degli Houthi: armi convenzionali e innovative

Gli Houthi, sciiti di stampo zaydita, il 12 gennaio 2024 sono stati oggetto di un raid da parte del Regno Unito e degli Stati Uniti. Un evento di grande portata, che ha scatenato queste azioni efferate del gruppo, iniziate con la Rubymar e proseguite poi il 2 marzo verso una nave italiana, la Caio Duilio, agendo con un drone che è stato abbattuto a 6 chilometri di distanza dall’imbarcazione.Una strategia definita dei mille tagli e che è portata avanti tramite l’utilizzo di missili antinave e mine navali che realizzano un vero e proprio muro sul canale del Mar Rosso. Non solamente armi convenzionate sono alla base delle azioni di questo gruppo sciita, infatti, gli Houthi sono in possesso di artiglieria innovativa, come i barchini radiocomandati pronti ad esplodere.

Un operato che produrrebbe un traffico insicuro all’interno del Mar Rosso, per cui le compagnie sarebbero costrette o a circumnavigare l’Africa, sostenendo dei costi aggiuntivi, o ad assumersi l’intero rischio dovuto ad un avvicinamento eccessivo alle coste dello Yemen.

Exit mobile version