«Ci si vive non ci si va». Così Andrea Margaritelli risponde alla mia curiosità di sapere a quando risaliva il suo battesimo nell’azienda di famiglia.
Son sempre più convinta che la bellezza sia la leva del mondo. Non sono sola a pensarlo evidentemente.
Ci ritroviamo poi a Firenze, per l’appuntamento immancabile con Artour-o il MUST, ancora a Barcellona e ora a Genova nella spettacolare Sala delle Grida, l’ex Borsa Valori, la sede scelta dall’Ordine degli Architetti per l’incontro con Andrea Margaritelli e la filosofia che sottende la società, una realtà assolutamente unica nel suo genere.
L’intervento termina con uno scroscio di applausi e ora siamo tu per tu. In poco più di mezz’ora il timoniere della Margaritelli S.p.A. (anche se lui rifiuta la definizione, ritenendosi solo uno dei mozzi..), un pianeta decisamente a sé nella variegata galassia del mondo dell’impresa, abbatte una quantità di luoghi comuni, di quelli difficili da individuare, più pericolosi perché subdoli, mimetizzati come sono da una patina di buon senso.
L’origine imprenditoriale risale al 1870. La partenza si deve al bisnonno Eugenio, ma è solo nel 1910 con il figlio Fernando che il legno, trasformato in carbone vegetale, diventa il “core business”. L’attività va a gonfie vele, grazie anche al Regio esercito italiano che assorbe una quota importante della produzione, ma i disastri della guerra colpiscono duro e per risorgere occorre un cambio di marcia, che recepisca il cambio di mentalità ormai prepotente.
«Tocca a voi. É il vostro turno ora!» e con questo atto coraggioso e intelligente se ne va a bordo della sua fiammante Topolino, la mitica capostipite della 500, che richiede come unica merce di scambio perché, come spiega ai suoi figli, l’indipendenza è un valore non negoziabile. Si ritira in campagna intenzionato a fare il pensionato, ma c’è la vigna che ama. Al karma non si scappa, o più semplicemente buon sangue non mente, e nel giro di poco tempo, la sua passione per il vino, da amatoriale che era, diventerà il fulcro di un’attività imprenditoriale di tutto rispetto.
I figli sono ora al timone, Francesco, Giovanni e Giuseppe, il più piccolo, che rimarrà molto presto solo alla guida dell’azienda, devono gestire subito il primo cambiamento di rotta.
Un cambio obbligato perché il carbone vegetale, fonte fino ad allora della loro fortuna, sta perdendo importanti quote di mercato. Incalzano petrolio e gas da riscaldamento.
Il loro spirito imprenditoriale fatto di intuizione e realismo individua un nuovo filone produttivo. Ma c’è un problema: l’Italia, povera com’è di materie prime, non ha il legno di rovere della qualità necessaria per far fronte ai nuovi fabbisogni. Ma l’ostacolo, come spesso avviene, si rivela per certi versi provvidenziale, come ci dirà tra poco Andrea. La Margaritelli spa esce dalle en-passe alla grande, trasformando il problema in una nuova opportunità.
L’azienda cosi riparte e si alimenta sempre con un occhio alla bellezza, dictat di famiglia : «Fare una cosa brutta o bella in fondo ha costi non troppo diversi, ma anche se ci fosse un piccolo pegno da pagare, val comunque sempre la pena farlo, dati i feedback impagabili che porta con sé».
Abbiamo lasciato l’azienda “correre sulle traversine”, per parecchi anni, si rinforza e cresce, ma i tempi cambiano e pure le traversine… La storia si ripete, si sta affacciando all’orizzonte una nuova grande crisi esiziale per l’azienda. Le FFSS decidono di privilegiare le traverse in cemento. La loro produzione vede ridursi d’improvviso il mercato, fin quasi a scomparire… Ancora una volta il gruppo sa che una soluzione c’è ma… occorre individuarla, come ci insegna Picasso.
Investe in ricerca e insieme a colui a cui poi dedicherà il nome della nuova linea, il professor Guglielmo Giordano, nell’84 brevetta Listone Giordano. È un successo straordinario! Nasce un prodotto che rivoluziona letteralmente il mercato delle pavimentazioni in legno e spalanca all’azienda le porte del mondo, accompagnata in questo viaggio dallo stesso patrimonio di valori, genialità e bellezza, che hanno reso celebre la cultura italiana.
Quali sono gli ingredienti di un simile successo?
«Mah non saprei, certo tante sono le componenti in gioco…».
«L’azienda è come una pianta – continua – un organismo vivo, ha bisogno di equilibrio, armonia, della giusta alternanza di sole e acqua, di fertile terreno e buoni nutrimenti. Solo così radici solide e sane possono dare linfa alle nuove foglie che portano freschezza e ricambio».
«Non mi stanco di ripetere che è merito di mio padre, che oltre ad essere un grande aggregatore, avendo avuto sempre la capacità di attrarre attorno a sè personalità eccelse in ciascun campo di attività, non si stanca ancora oggi di ripetere che “il bello ripaga sempre quel piccolo impegno in più che è necessario per evitare il brutto”».
Dove sta scritto che un capannone industriale debba per forza sottrarre bellezza, anziché aggiungerla, ad un paesaggio? E continua ribadendo che si stupisce di come in Italia l’impresa non abbia ancora dato dimostrazione di saper attingere, come ci si aspetterebbe, dal proprio immenso patrimonio culturale che si trova lì, a portata di mano. Facendolo diventare, al pari di altri importanti fattori, un elemento strategico di differenza competitiva, rispetto alla concorrenza estera. La bellezza è un valore aggiunto di portata impagabile, è la dimostrazione della potenza di questo Paese. L’Italia non possedendo materie prime, dal legno al petrolio, ha affinato nei secoli i processi di trasformazione, questa è la vera inesauribile miniera d’oro che è insita nel nostro DNA.
Tutto sotto controllo.
Andrea Margaritelli con Benedetta Tagliabue sono gli ARTOUR-O d’Argento della XXIV edizione, in 12 anni, di ARTOUR-O il MUST a Barcellona.
Margaritelli è oggi un grande Gruppo multibusiness che opera in diversi settori industriali. Un successo costruito intorno alla passione per l’innovazione tecnologica che da più di cent’anni si tramandano i componenti della famiglia Margaritelli.
É infatti il 1870 quando Eugenio Margaritelli si specializza nella produzione di utensili meccanici per l’agricoltura e le lavorazioni forestali. Un disegno di impresa costantemente orientato alla perfezione che da sempre privilegia la ricerca di soluzioni originali e l’esplorazione delle vie meno battute.