Sino al 16 ottobre 2022 sul palco del Piccolo Teatro di Milano, Umberto Orsini è tornato a dar voce ai tormenti di Ivan Karamazov. Lo spettacolo, diretto da Luca Micheletti è come una danza straziante e a volte “psichica” tra negazione e affermazione di Dio che prende forma, anche tra allucinazioni, nella mente e nelle parole di Ivan.
Che non è più il giovane brillante intellettuale, cinico e beffardo, affascinato dalla dimensione sensuale e materiale della vita che abbiamo conosciuto poco prima dell’uccisione del padre da parte del servo Smerdjàkov.
È un vecchio stanco, che sembra invocare la morte, perchè “la vera vita degli uomini e delle cose comincia soltanto dopo la loro scomparsa”.
Lo incontriamo nell’ombra di una tetra, polverosa e minacciosa aula di tribunale sulla bella scena di Giacomo Andrico. É quasi interamente occupata da un imponente banco del giudice, che si eleva scuro e incombente come una montagna, nascosta, più che illuminata, dalle luci sapienti di Carlo Pediani.
Le memorie di Ivan Karamazov: tutto appare sconsolato come lo è forse l’illusione di conciliare giustizia e verità.
In un tribunale simile, molti anni prima, la verità è stata solo processuale ed è terminata con un grande errore giudiziario: Mìtja, fratello di Ivan, vi era infatti stato condannato a vent’anni di lavori forzati in Siberia per l’uccisione del vecchio e depravato padre.
Il vero assassino era stato però Smerdjàkov, che poco prima di morire aveva confessato ad Ivan il delitto accusandolo tuttavia di essere lui il responsabile principale. Aveva infatti spinto il servo a commettere l’atto. “Tutto è permesso”, gli aveva infatti detto spavaldo, poiché non esiste Dio. E il tacito, per metà inconscio patto tra Ivàn e Smerdjàkov era stato suggellato proprio sulla base della negazione, del creato e della vita. La negazione di Dio è infatti negazione di un limite, della finitezza e limitatezza umana. Senza Dio viene a mancare la distinzione tra giusto e ingiusto, come senza la luce non può esserci ombra.
Ma Ivan all’epoca voleva essere tutto e fare tutto. La libertà per essere tale, doveva essere totale.
Nel suo godere assoluto però, in questo binomio capovolto dove non è Dio a farsi uomo ma l’uomo a farsi dio, Ivan si era avvicinato al proprio annientamento anche psichico manifestatosi già durante il processo.
Ivan Karamazov: la parola richiede una responsabilità pari a quella dell’azione
Ora vuole gridare la sua colpevolezza anche se l’aula è vuota e nessun giudice è pronto ad accogliere l’urgenza della sua testimonianza accompagnata da allucinazioni. Ma lui comincia a raccontarci “La leggenda del grande inquisitore” tra le pagine più belle e tristi della lettura, preludio al 900 e ai grandi fascismi che l’hanno attraversato.
Come il Grande Inquisitore Ivan non ha fiducia in Dio perchè questi la ha nell’uomo, essere miserimmo. “Anelavi alla fede libera, bramavi all’amore spontaneo, mettevi gli uomini troppo in alto, perché essi sono certamente degli schiavi, benché siano stati creati ribelli”, dice l’Inquisitore al Cristo riapparso sulla terra. Quello stesso Inquisitore che era caduto in tentazione nel deserto e, avendo sperimentato con rabbia che la libertà si fonda sulla possibilità di non essere degni della libertà stessa, ora vuole toglierla agli uomini.
E quando Orsini racconta del bacio all’Inquisitore dato dal Cristo rimasto in silenzio, avvertiamo la lacerazione tra negazione di Dio e affermazione del suo messaggio d’amore, insieme al desiderio di quel momento di pace e alla voglia di custodirlo dentro di sé.
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio), dal 4 al 16 ottobre 2022
Le memorie di Ivan Karamazov
PRIMA NAZIONALE
dal romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
con Umberto Orsini
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata:70 minuti senza intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org