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Il Giappone sfida il futuro: Rapidus produce il suo primo wafer a 2 nm

Dopo anni passati nell’ombra della concorrenza asiatica, il Giappone sta cercando di riconquistare un posto di primo piano nel mondo dei semiconduttori. E il recente annuncio di Rapidus, una giovane ma ambiziosa azienda nipponica, segna un momento importante in questa corsa: è stato prodotto con successo il primo wafer a 2 nanometri completamente sviluppato in Giappone. Non si tratta solo di una notizia tecnica per addetti ai lavori; infatti dietro questa conquista c’è una precisa strategia politica e industriale. Il governo giapponese ha infatti identificato i chip come una delle tecnologie fondamentali per il futuro del Paese, e sta investendo miliardi per riportare in patria competenze, infrastrutture e competitività che negli ultimi decenni si erano spostate soprattutto verso Taiwan e la Corea del Sud.

Rapidus, nata nel 2022 con il supporto di colossi come Sony, Toyota e SoftBank, è il simbolo di questa nuova ambizione. In appena tre anni è riuscita ad allestire uno stabilimento all’avanguardia sull’isola di Hokkaido, dove ha installato alcune delle macchine più avanzate al mondo, tra cui quelle per la litografia EUV fornite dalla olandese ASML. Da aprile 2025 la produzione pilota era già avviata, e a luglio sono arrivati i primi risultati, posto che i transistor GAA a 2 nm hanno superato i test iniziali, dimostrando di funzionare correttamente. Il traguardo è tanto più impressionante se si considera che la tecnologia a 2 nm rappresenta lo stato dell’arte della miniaturizzazione.

È un settore dominato oggi da pochi attori, quali TSMC, Samsung, e – sebbene più in difficoltà – Intel. Rapidus non intende competere sui grandi volumi, ma punta piuttosto a una nicchia di mercato fatta di chip su misura per applicazioni avanzate come l’intelligenza artificiale, i data center e la robotica. Una delle scelte più audaci dell’azienda è quella di adottare una produzione su wafer singolo, invece della tradizionale lavorazione in batch. Questo approccio permette un controllo di qualità molto più preciso e apre la strada all’ottimizzazione in tempo reale grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. È una scommessa coraggiosa dato chei costi sono più alti, i ritmi più lenti, ma potrebbe rivelarsi vincente per quelle aziende che cercano soluzioni su misura piuttosto che quantità industriali.

Il cammino, comunque, è ancora lungo. Il kit di sviluppo per i progettisti sarà disponibile nel 2026, mentre la produzione di massa è prevista per il 2027. Nel frattempo Rapidus sta lavorando anche al proprio centro per il packaging avanzato, un’area sempre più cruciale per le prestazioni dei chip moderni. Certo, restano molte sfide: i rendimenti devono migliorare, i clienti vanno conquistati, e il mercato dei semiconduttori è uno dei più competitivi e geopoliticamente delicati al mondo. Ma se c’è un messaggio chiaro che arriva da questa impresa è che il Giappone non vuole più stare a guardare. Con Rapidus, punta a riscrivere le regole del gioco, non copiando i leader attuali, ma offrendo una strada alternativa, tecnologicamente avanzata e, soprattutto, indipendente.

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