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“La sfida delle isole di calore urbane: soluzioni per rinfrescare le nostre città”

Il 25 giugno 2025 l’Ambasciata di Svizzera a Roma ha ospitato l’interessante dibattito “La sfida delle isole di calore urbane: soluzioni per rinfrescare le nostre città”, affrontando le problematiche odierne dei picchi di calore urbano ed esponendo le diverse soluzioni intraprese dai due Paesi coinvolti.

Negli ultimi anni la temperatura media nelle grandi città è aumentata esponenzialmente, soprattutto in estate; portando a picchi di calore estremi, notti tropicali e gravi disagi per le fasce di popolazione più deboli, quali gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone in difficoltà socio-economica. Gli studi dimostrano che la mortalità dovuta al calore estremo è notevolmente aumentata nell’ultimo decennio: come possono intervenire le autorità locali per arginare il fenomeno sul breve termine? Partendo dal presupposto che le conseguenze del cambiamento climatico vadano affrontate a livello globale con risoluzioni incisive e strutturali; il dibattito affrontato in Ambasciata Svizzera ha apportato degli esempi concreti e attuabili nell’immediato per cercare di mitigare il fenomeno e le sue nefaste conseguenze.

Dapprima la Dottoressa Giulia Benati ha esposto il Piano Caldo della Città di Roma, evidenziando come la mappatura del calore di Roma si concentri maggiormente nella zona di Roma Est, che quindi risulta essere non solo la più calda, ma anche la più vulnerabile a livello di popolazione e di strutture risolutive presenti. Roma Est è la zona con meno verde pubblico, con meno soluzioni pubbliche contro i picchi di calore e con persone più facilmente colpite dalle conseguenze del calore estivo, sia per motivi di età e di salute, sia a causa della maggiore debolezza socio-economica del quadrante romano.

All’interno del Piano Caldo di Roma, atto a combattere la problematica, sono stati istituiti i Rifugi Climatici; degli spazi pubblici sicuri e freschi, accessibili alla popolazione. Alcuni esempi sono le biblioteche, i musei, le piscine, i centri anziani e i poli civici. I Rifugi Climatici devono essere luoghi attraversabili che aiutino a combattere i picchi di calore, essi devono essere imprescindibilmente anche spazi sociali – vivi e vissuti – di inclusione e di prossimità. Insomma il Piano Caldo di Roma è una buona opportunità di azione politica immediata contro il fenomeno del surriscaldamento della città.

In seguito la Dottoressa Francesca Giordano, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, ha esteso il discorso a livello nazionale; dove gli obiettivi principali sono quelli di diminuire i rischi del cambiamento climatico e di aumentare la capacità di adattamento delle città al calore. All’interno del PNACC, Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, il governo italiano ha finanziato dei programmi di intervento suddivisi in 3 categorie:

Il PNACC è intervenuto in diverse città italiane apportando misure a seconda delle esigenze locali. Alcuni esempi principali sono la riqualificazione di zone degradate attraverso l’impianto di alberi, la modernizzazione di spazi verdi, il cambiamento d’uso dei parcheggi. In molte città italiane si è intervenuti anche sulle piazze, ricostruendo il manto pedonale, inserendo pavimentazioni drenanti, aggiungendo alberi per creare zone d’ombra; la stessa dinamica di mitigazione è stata intrapresa nelle scuole e nelle strade cittadine. Ovviamente l’adattamento al caldo deve avvenire attraverso un approccio integrato, coinvolgendo i diversi attori presenti in loco, dagli enti locali, alle aziende, dai cittadini, agli utenti dei servizi.

Il Dottor Edoardo Zanchini, Direttore dell’Ufficio Clima del Comune di Roma, conferma la necessità di lavorare in rete e su diversi livelli locali, nazionali ed europei per arginare il problema; le risorse necessarie per attuare cambiamenti significativi sono ingenti, e i fondi possono provenire da diversi progetti, anche perché a beneficiarne siamo tutte e tutti noi. Per quanto riguarda la città di Roma, Zanchini identifica 4 priorità:

  1. intervenire contro il dissesto idrologico, causato dalle abbondanti piogge sempre più frequenti
  2. migliorare l’approvvigionamento e la conservazione dell’acqua
  3. intervenire e adattarsi al cambiamento radicale della temperatura
  4. intervenire sulla costa del litorale romano

Alcune misure adottate finora sono state la costruzione di 435 nuove pensiline dove attendere i mezzi pubblici, gli oltre 650mila alberi piantati, l’istituzione delle Case dell’acqua, l’aumento dei nasoni in città e l’aumento del verde pubblico

Prendendo parola il Dottor Lorenzo Stieger spiega come anche in Svizzera sussista il problema dell’aumento del caldo, probabilmente si manifesta in forme diverse rispetto alle metropoli italiane, tuttavia nessun Paese è esente dalle conseguenze del cambiamento climatico. Un recente esempio è stata la frana che ha distrutto il paese di Blatten (Svizzera); a causa dello scioglimento di parte di un ghiacciaio, si sono riversate a valle tonnellate di detriti che hanno completamente spazzato via il piccolo villaggio alpino. Le sfide principali in Svizzera per attuare gli adattamenti ai picchi di caldo si riversano nella lentezza dell’implementazione politica, nella presenza di resistenze culturali e sociali a tali adattamenti, nella lunghezza dei processi naturali e negli strumenti di attuazione. Difatti chi lavora nell’ambito deve trovare il giusto equilibrio tra convenienza economica, appropriatezza dell’intervento ed efficacia stessa.

Ciononostante la Dottoressa Laura Otth, Responsabile del Progetto per il Clima urbano e l’ambiente di Zurigo, ha esposto gli interventi di cui si è adottata la città. La premessa è d’obbligo; Zurigo si inserisce in un contesto molto diverso da Roma. Infatti Zurigo è circondata da montagne e boschi, ha un lago al centro e un fiume che scorre all’interno della città. Al contrario di Roma, la mappa del caldo di Zurigo mostra la concentrazione più elevata di calore nel suo centro cittadino, in corrispondenza della stazione ferroviaria centrale, proprio poiché le montagne attorno alla città mitigano il calore e riducono drasticamente le notti tropicali nelle loro prossimità.

Per mitigare il caldo in città, invece, Zurigo ha implementato diverse azioni, partendo dall’istituzione del Piano cittadino del 2020, avente gli obiettivi di ridurre la temperatura media, di sostenere le persone più vulnerabili e di riconsiderare gli strumenti naturali di rinfresco quando si costruisce un nuovo edificio. In questo senso l’ente locale ha promosso il cambiamento della Legge regionale sulla costruzione, dimostrando come le azioni intraprese abbiano avuto efficacia anche sul breve termine. Alcuni esempi di adattamento a Zurigo sono stati l’aumento del verde in città, l’incremento di alberi soprattutto nei passaggi pedonali, la diminuzione degli spazi di parcheggio per le macchine a favore di maggiori spazi per le biciclette, la ricostruzione delle strade in modo che l’acqua piovana possa approvvigionare direttamente il verde presente e l’installazione di vaporizzatori acquei che si attivano quando la temperatura supera i 30° gradi.

Gli esperti ascoltati concordano nell’affermare che il problema delle isole di calore urbano ha conseguenze sociali, sanitarie e culturali; la risoluzione del problema va attivata dagli enti locali in stretta collaborazione con tutti gli stakeholders in gioco ed è impellente agire al più presto per scongiurare le conseguenze più drastiche del caldo in città. L’Ambasciata Svizzera, attraverso l’organizzazione di questo incontro, ha potuto evidenziare come vi sia una continua ricerca e cooperazione sul clima in entrambi i Paesi e come, spesso, gli interventi poco conosciuti al grande pubblico possano migliorare la vita quotidiana in città.

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