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101 anni dell’impero di Hollywood: Metro Goldwyn-Meyer

Ars gratia artis, “arte per l’arte” è il motto da ben 101 anni. Inconfondibile per il suo logo, il leone ruggente incorniciato dal titolo della casa di produzione, ma non tutti sono consapevoli del ruolo fondamentale della MGM nella storia del cinema. Edificata ad Hollywood in un tempo in cui la città degli angeli non era altro che immense distese collinari, dove decenni dopo sarebbero passate per i suoi studios le più grandi star dell’epoca pre-code e della golden age: Greta Garbo, Fred Astaire, Joan Crawford, Jean Harlow, Clark Gable e molti altri.

Metro, poi Goldwyn e infine Mayer

Nel 1920, il magnate del cinema Marcus Loew credette di fare un affare comprando la Metro Pictures per garantire un rifornimento continuo alla sua catena di cinematografi Loew’s Theatres. Presto realizzò la mediocrità dei film prodotti dalla casa e subito acquistò anche la Golden Pictures per 5 milioni nel 1924. Il “Mayer” della Metro-Goldwyn arrivò solo nell’anno seguente con la fusione alla produzione Mayer Pictures, fondata da Louis B. Mayer acquistata a soli 75.000 dollari. Subito venne affidata la direzione creativa al ventiquattrenne Irving Thalberg. Subito si previde la gloria della produzione con l’uscita di 100 film nello stesso anno, ed era solo l’inizio.

Gli anni d’oro della MGM: gli anni ‘30

Alla quinta edizione degli Academy Awards, vinse il campione d’incassi della Metro Goldwyn Mayer Grand Hotel (1932). Divertente storia corale ambientata, appunto, in un grand hotel di Berlino durante la Repubblica di Weimar. Due storie d’amore e inganno intrecciate con i grandi divi dei fratelli Barrymore, Joan Crawford e Greta Garbo. Vinse del cast Wallace Beery insieme a Fredric March come Miglior Attore Protagonista portando grande successo per la casa di produzione. Gli anni ‘30 furono il periodo più proficuo della MGM, nota per  “avere più stelle di quante ce ne siano in cielo”. Nonostante la morte nel 1936 di Thalberg, vennero realizzati altri cult della storia del cinema. La Metro Goldwyn Mayer fu una delle prime produzioni ad usare il Technicolor come ne Il Mago di Oz, che affermò una giovanissima Judy Garland,e Via Col Vento, usciti lo stesso identico anno nel 1939. Inizialmente,Via col vento doveva essere prodotto dalla Selznick International Pictures , il film fu distribuito dalla MGM come parte di un accordo con il produttore genero di Mayer, per ottenere i servizi di Gable e l’assistenza finanziaria necessaria a Selznick per completare il film. Dopo il fallimento della Selznick International nel 1944, la MGM acquisì tutti i diritti di Via col vento. Invece Il Mago di Oz portò gravi problemi per i costi di produzione che riuscirono a ripagare solo vent’anni dopo.

Il crollo dagli anni ‘60 agli anni ‘80

La Metro Goldwyn Mayer resse poco la sfida con la Columbia Pictures e la Paramount Pictures, soprattutto dopo l’uscita dall’azienda di Louis B. Mayer. Ebbero in questa decade ebbero solo due kolossal, Il Dottor Zivago (1965) e 2001: Odissea nello Spazio (1969). Nel 1969, l’imprenditore Kirk Kerkorian acquistò una grossa quota della Metro-Goldwyn-Mayer e iniziò un lento smantellamento dei suoi beni, vendendo il backlot e il contenuto dello studio in un’asta durata diversi giorni. L’essenza della Metro-Goldwyn-Mayer sparì nel 1980, quando la MGM si divise le sue unità di produzione e casinò in società separate: Metro-Goldwyn-Mayer Film Co. e MGM Grand Hotels, Inc. Anche davanti alle più grandi sfide dell’industria cinematografica, la MGM è riuscita a riemergere dalle ceneri. Fra gli oltre quattromila film prodotti, ricordiamo Rocky (1977), il kolossal biblico Ben-Hur (1959), Cantando Sotto la Pioggia (1952) e diversi volumi della saga di 007. Possiamo dire che la Goldwyn-Mayer-Pictures ha cresciuto quattro generazioni e ognuno di noi ha dei ricordi indimenticabili di almeno uno dei suoi capolavori, per questo è importante celebrarne la sua nascita.

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